Sono 14 i progetti di esplorazione mineraria in Italia che hanno avuto il via dal Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE). Si torna a scavare in Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Marche e Sardegna.
Ritorno alle miniere dimenticate. Il Programma, scritto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) insieme al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e al Servizio Geologico d’Italia di Ispra, segna un ritorno del nostro paese alla ricerca delle proprie risorse minerarie. L’obiettivo è costruire un quadro aggiornato delle potenzialità minerarie nazionali, integrando le informazioni storiche con una nuova campagna di esplorazione, a oltre 30 anni dall’ultimo investimento pubblico nel settore. Il programma mira, inoltre, a fornire indicazioni preliminari agli investitori italiani ed esteri sulla disponibilità di materie prime presenti nel Paese.
Giusto per la fase preliminare d’indagine sui depositi naturali sono stati stanziati i primi 3,5 milioni di euro. Come precisano i tecnici di Ispra, queste attività si concentreranno sulle aree già note per le loro potenzialità minerarie, selezionate da un team di esperti tra i massimi specialisti italiani di giacimenti.
Il focus sarà rivolto in particolare a numerose Materie Prime Critiche e Strategiche individuate dalla Commissione Europea, tra cui: litio, boro, grafite, rame, manganese, fluorite, barite, feldspato, antimonio, tungsteno, titanio, bismuto, arsenico, magnesio, terre rare e metalli del gruppo del platino. Si cercano anche ad altri minerali di interesse per l’industria nazionale, come zeoliti e minerali industriali.
Un’esigenza, quella dell’accesso alle materie critiche nascoste sotto i nostri piedi, ribadita recentemente dal Parlamento italiano in un dossier ad hoc presentato esattamente un anno fa, in cui si chiedeva l’adozione di “un sistema di governo per l’approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche considerate strategiche ai sensi del Regolamento (UE) 2024/1252”.
I siti scelti per l’esplorazione mineraria in questa prima fase
Per le sue caratteristiche geologiche, spiega il Programma, “l’Italia è sede di numerosi e diversificati giacimenti minerari, diffusi sull’intero territorio e intensamente sfruttati nei secoli scorsi, in particolare a partire dai primi del Novecento”. L’attività mineraria è stata diffusa nella quasi totalità del territorio nazionale, 3.016 siti minerari sono stati in attività dal 1870 ad oggi, interessando tutte le regioni, 93 Province e 889 Comuni. Il trend è stato in continua ascesa sino alla metà del secolo scorso, per poi decrescere soprattutto a causa del progressivo abbandono dell’estrazione dei minerali metallici e dello zolfo.
I siti del Nord Italia
Come si diceva prima, i nuovi focus di esplorazione si concentreranno in particolare su territori già noti per la loro potenzialità mineraria o per la presenza di formazioni geologiche favorevoli. Più nel dettaglio, nel Programma si legge che “Nel Nord-Est, Lombardia e Trentino-Alto Adige saranno al centro delle ricerche per la presenza di fluorite e barite, nonché di terre rare localizzate nelle Alpi Meridionali. A Nord-Ovest, l’attenzione si concentrerà sull’area di Finero, in Piemonte, per l’indagine sui metalli del gruppo del platino (PGM), mentre nelle ofioliti liguri verranno esplorati giacimenti di rame e manganese. Sempre in Piemonte e in Liguria si cercherà di approfondire la conoscenza dei depositi di grafite.
I siti del Centro Italia
Nel Centro Italia, in particolare in Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Marche e alcune aree del Piemonte, sarà analizzato il potenziale del litio, sia in contesti geotermali che sedimentari. In Toscana, inoltre, saranno oggetto di studio i noti depositi di antimonio e magnesio delle Colline Metallifere, mentre nel Lazio le attività si focalizzeranno sulla fluorite, anche in relazione alla sua concentrazione in terre rare”.
I siti del Sud Italia
Nel Sud Italia, invece, la “Campania sarà interessata da indagini sul litio, sui feldspati e su altri minerali industriali strategici per l’industria nazionale, mentre in Calabria verranno esaminati i significativi giacimenti di grafite della Sila. In Sardegna, storicamente la principale regione mineraria italiana, l’esplorazione riguarderà diversi materiali: minerali industriali come feldspati, zeoliti, bentoniti e caolino presenti nelle aree magmatiche; mineralizzazioni a fluorite, barite e terre rare nel centro-sud dell’isola; e i più importanti depositi metalliferi. In particolare, si opererà nel distretto di Funtana Raminosa, dove verranno indagati tungsteno, terre rare, rame e altri solfuri, e nel settore sud-occidentale dell’isola, dove l’interesse è rivolto al rame e al molibdeno, associati a stagno, bismuto, arsenico e oro”.
Inoltre, in tutte le aree oggetto di indagine saranno inoltre mappati e caratterizzati i depositi di rifiuti estrattivi abbandonati, nell’ambito del Progetto PNRR URBES, che contribuisce alla definizione di un quadro nazionale aggiornato sulle passività ambientali legate alle attività minerarie del passato e finanziato con 10 milioni di Euro.
Le tre fasi operative
Durante la prima fase di esplorazione, verranno condotte esclusivamente indagini non invasive, tra cui l’analisi di immagini telerilevate, rilievi geologici, geochimici e geofisici, anche mediante l’impiego di sensori aviotrasportati. Saranno inoltre sperimentate tecnologie avanzate come la radiografia muonica, basata sull’utilizzo di particelle cosmiche, e l’impiego di software di intelligenza artificiale per l’elaborazione e l’integrazione dei dati acquisiti. Eventuali sondaggi esplorativi diretti saranno previsti, ove necessari, solo nelle fasi successive (fase 2 e fase 3), e comunque subordinati alle opportune valutazioni ambientali. Tutti i dati raccolti confluiranno nel Database Minerario Nazionale GeMMA, sviluppato nell’ambito del progetto GeoSciencesIR del PNRR, con l’obiettivo di rendere disponibili le informazioni in modo strutturato, trasparente e consultabile per il mondo scientifico, le istituzioni e i potenziali investitori.
La seconda fase (eventuale, giugno 2026/maggio 2028) di durata biennale, sarà dedicata al raffinamento di quanto ottenuto “nella prima fase e all’espansione della ricerca su aree potenzialmente interessanti dal punto di vista minerario ma non investigate precedentemente, anche sulla base di specifici interventi di remote sensing tramite analisi satellitari e programmi di acquisizione dati da sensori avio/eli trasportati”.
La terza fase (eventuale, giugno 2028/maggio 2030) di durata biennale, sarà dedicata alla finalizzazione, ed eventuale approfondimento, di quanto eseguito in fase 1 e 2, e all’approfondimento della ricerca nelle aree limitrofe o in altre aree di interesse, anche tenendo conto della possibile variazione della lista dei materiali critici per l’UE.
Valutazione del potenziale economico
Sul potenziale economico in gioco, il Programma non si sbilancia, precisando che la stima di massima del potenziale economico dei possibili giacimenti primari (e recupero di CRM dai rifiuti estrattivi) verrà condotta in una seconda fase, a conclusione delle attività di ricerca e, nel caso dei rifiuti estrattivi, a seguito del processo di mappatura e caratterizzazione delle strutture di deposito chiuse o abbandonate, descritto in precedenza.