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Via libera alla nuova Direttiva sui crimini ambientali

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I reati ambientali sono la quarta attività criminale a livello globale secondo le stime di Interpol e Unep. Per far fronte alla loro crescita il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo ad una nuova Direttiva, che aumenta le fattispecie di reato e inasprisce le pene.  

Commercio illegale di legname, esaurimento delle risorse idriche, gravi violazioni in materia di sostanze chimiche e inquinamento provocato dalle navi. Sono i nuovi reati contro l’ambiente introdotti dalla Direttiva sui crimini ambientali approvata in via definitiva dal Parlamento europeo il 27 febbraio. All’aumento dei reati si aggiunge l’inasprimento delle sanzioni e l’introduzione del reato “qualificato” di distruzione di un ecosistema, equiparato penalmente all’ecocidio, cioè alla “distruzione consapevolmente perpetrata di un ambiente naturale”. Parliamo, per esempio, di incendi boschivi su vasta scala o inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo.

A differenza della Nature restoration law, a cui, dopo mesi di negoziati tra le istituzioni europee, l’aula ha dato il via libera lo stesso giorno per il rotto della cuffia, il provvedimento sui crimini ambientali è passato con 499 voti a favore e 100 contrari. “Con questo accordo, chi inquina paga” ha commentato il relatore del provvedimento Antonius Manders (PPE).

Il testo aggiorna la precedente Direttiva del 2008 ed entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Gli Stati membri avranno poi due anni per recepire le norme nel diritto nazionale.

Reati ambientali, quarta attività criminale al mondo

La nuova Direttiva, fortemente richiesta e attesa dalle associazioni ambientaliste, nasce in risposta all’aumento costante dei reati ambientali, che crescono a un tasso compreso tra il 5% e il 7% all’anno, tanto da rappresentare oggi la quarta attività criminale al mondo, secondo una stima dell’Interpol e del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.

Un dato che, unito alla natura organizzata e transnazionale dei reati ambientali, richiede la collaborazione a livello nazionale e internazionale delle autorità amministrative, di polizia e giudiziarie. Questo è quanto proposto da Eurojust (l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nella giustizia penale).

Con il nuovo testo, i reati ambientali previsti dal diritto penale dell’Unione raddoppiano, passando da 9 a 18. E si inaspriscono sanzioni e pene. I reati ambientali commessi da persone fisiche e rappresentanti d’impresa saranno punibili con la reclusione, a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno. Tutti i trasgressori saranno tenuti a risarcire il danno causato e ripristinare l’ambiente danneggiato, oltre a possibili sanzioni pecuniarie.

Gli Stati membri potranno decidere se perseguire i reati commessi al di fuori del loro territorio. Inoltre, avranno l’obbligo di organizzare corsi di formazione indirizzati a forze dell’ordine, giudici e pubblici ministeri; di redigere strategie nazionali di contrasto e organizzare campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale.

“È giunto il momento che la lotta alla criminalità transfrontaliera assuma una dimensione europea, con sanzioni armonizzate e dissuasive che impediscano nuovi reati ambientali”, ha sottolineato dopo il voto l’europarlamentare Manders, che ha poi aggiunto come “qualsiasi dirigente d’impresa responsabile di provocare inquinamento, infatti, potrà essere chiamato a rispondere delle sue azioni, al pari dell’impresa”.

I delitti contro l’ambiente nel nostro Paese

Il recepimento della Direttiva in Italia, quando avverrà, dovrebbe consentire di rafforzare quanto già previsto dall’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice penale nel 2015. Che, stando agli ultimi dati del rapporto Ecomafia di Legambiente, produce risultati non indifferenti: nel 2022 le forze dell’ordine e le Capitanerie di porto hanno applicato per 637 volte i delitti contro l’ambiente previsti dal Codice penale, portando alla denuncia di quasi 1.300 persone e a 56 arresti. Sono stati 115 i beni sottoposti a sequestro, per un valore di quasi 334 milioni di euro, in netta crescita rispetto ai 227 milioni di euro sequestrati l’anno prima.

Il delitto più contestato è stato quello di traffico organizzato di rifiuti (art. 452 quaterdecies), seguito da quello di inquinamento ambientale (art. 452 bis). Dalla loro entrata in vigore a oggi, l’applicazione degli ecoreati è scattata per oltre 5.000 volte.

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