I rifiuti invisibili culturali spesso sfuggono all’attenzione, ma hanno un impatto ambientale significativo. Scopriamo come mostre, eventi e musei possono diventare davvero sostenibili grazie a strategie concrete e innovazioni green.
Ogni anno, migliaia di eventi culturali animano città, borghi e territori, portando con sé pubblico, attenzione mediatica e valore economico. Ma dietro la bellezza di una mostra temporanea, l’energia di un concerto o la vivacità di un festival si nasconde spesso un impatto ambientale sottovalutato: tonnellate di materiali smaltiti senza controllo, consumo energetico elevato, allestimenti non riutilizzabili, gadget usa-e-getta. Sono i cosiddetti “rifiuti invisibili della cultura”, una voce ancora poco inclusa nei bilanci ambientali ma centrale nella transizione ecologica del settore.
Il cambiamento è però possibile, e si sta già delineando attraverso protocolli ambientali, buone pratiche e l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) per eventi e mostre. Strumenti che aiutano enti pubblici, musei, curatori ed enti organizzatori a progettare e realizzare iniziative culturali sostenibili in ogni fase del loro ciclo di vita. Vediamo insieme in che modo.
Cosa si intende per rifiuti culturali e perché sono poco considerati

I rifiuti culturali comprendono tutte quelle componenti fisiche – materiali di scena, elementi decorativi, supporti di stampa, gadget, attrezzature – che vengono prodotte, utilizzate e poi smaltite nell’ambito di eventi, mostre e spettacoli. Non si tratta solo di rifiuti solidi, ma anche di consumi nascosti: elettricità, trasporti, acqua, suolo.
Il motivo per cui sono poco considerati è duplice: da un lato, la cultura è tradizionalmente associata a valori immateriali (educazione, bellezza, socialità), dall’altro molte attività artistiche sono temporanee e frammentarie, rendendo difficile una misurazione sistematica degli impatti. Eppure, ogni produzione culturale genera uno scarto e solo una progettazione consapevole può ridurne la portata.
Allestimenti temporanei, materiali scenografici, gadget
Mostre ed eventi temporanei fanno ampio uso di materiali usa-e-getta: pannelli, grafiche adesive, strutture autoportanti, fondali, palchi. Questi allestimenti sono spesso personalizzati e costruiti ad hoc, rendendo difficile il riuso in altri contesti. Anche i gadget come shopper, brochure, cataloghi e merchandising contribuiscono alla produzione di rifiuti, soprattutto quando stampati in grandi tirature o realizzati in materiali non riciclabili.
Rifiuti non tracciati: una questione di progettazione
Nella maggior parte dei casi, i materiali prodotti durante eventi culturali non sono tracciati. Mancano strumenti per valutarne l’impatto, e raramente vengono previsti piani di riutilizzo. La progettazione sostenibile di una mostra o di un festival deve invece partire proprio da qui: prevedere fin dall’inizio la gestione dei materiali temporanei, il loro riuso e la destinazione finale. Una buona pratica promossa dal progetto europeo GreenFEST, che ha fornito linee guida per l’applicazione dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) negli eventi culturali pubblici, è proprio la valutazione dell’intero ciclo di vita dell’evento.
I Criteri Ambientali Minimi (CAM) sono definiti dal Ministero dell’Ambiente, sono requisiti obbligatori per le Pubbliche Amministrazioni negli appalti pubblici, come stabilito dal Codice degli Appalti (D. Lgs. 50/2016 modificato dal D. Lgs. 56/2017). Applicati nell’ambito del Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procurement (PAN GPP), i CAM mirano a orientare gli acquisti verso beni, servizi e lavori a basso impatto ambientale, valutando l’intero ciclo di vita dei prodotti (dallo smaltimento alla trasparenza della filiera), così da favorire offerte economicamente ed ecologicamente vantaggiose.
I CAM per la sostenibilità degli eventi coprono diversi aspetti organizzativi, dalla scelta della location alla comunicazione, puntando a ridurre consumi e impatti sul territorio. Promuovono pratiche come l’uso di edifici certificati per l’efficienza energetica, la gestione e riduzione dei rifiuti con materiali riutilizzabili o riciclabili, il trasporto pubblico sostenibile, alimenti biologici e locali, risparmio idrico e comunicazione a basso impatto. Fondamentale è garantire accessibilità e inclusività. Questi criteri si applicano a eventi culturali, istituzionali, formativi e sportivi. Il mancato rispetto può comportare sanzioni, mentre l’adozione virtuosa apre a incentivi e vantaggi negli appalti futuri.
Le principali criticità ambientali del settore culturale
Il comparto culturale presenta criticità ambientali specifiche, legate alla sua natura spesso temporanea, all’elevata varietà di attori coinvolti e alla scarsità di strumenti operativi condivisi. Molte attività sono organizzate senza linee guida ambientali strutturate, con un impatto che si manifesta in maniera indiretta ma significativa, soprattutto in termini di risorse impiegate e materiali utilizzati.
Eventi effimeri e consumo di risorse
L’organizzazione di eventi culturali, soprattutto mostre, festival e installazioni urbane, comporta un uso intensivo di energia, acqua, carta, trasporti e infrastrutture temporanee, spesso per brevi periodi di fruizione. Il carattere effimero dell’iniziativa implica una bassa durabilità dei materiali e una progettazione poco attenta alla riutilizzabilità. Anche la frequente rotazione di eventi nei grandi spazi espositivi moltiplica la richiesta di materiali sempre nuovi, con ricadute non trascurabili sull’ambiente.
Produzione di CO₂ e materiali difficili da riciclare
Tra le principali fonti di impatto figurano le emissioni climalteranti legate ai trasporti di opere, attrezzature e pubblico, così come all’uso di apparecchiature tecniche e climatizzazione. Inoltre, l’impiego di materiali compositi, adesivi, plastiche espanse e pannelli stampati non riciclabili rende complessa la gestione dei rifiuti a fine evento. A ciò si aggiunge la presenza di gadget, imballaggi e strutture decorative progettati per un solo utilizzo, che raramente vengono recuperati o separati correttamente.
Strategie per rendere sostenibili mostre ed eventi
Rendere davvero sostenibili le attività culturali significa intervenire fin dalla fase di progettazione, integrando criteri ambientali, sociali ed economici in ogni passaggio: dalla scelta dei materiali alla logistica, dalla comunicazione fino alla dismissione degli allestimenti.
Non si tratta solo di limitare i danni ambientali, ma di ripensare l’intero modello produttivo della cultura in chiave circolare, rigenerativa e responsabile. Mostre, festival, concerti e installazioni artistiche possono diventare esempi concreti di transizione ecologica, attraverso l’adozione di tecniche di eco-design, la collaborazione con fornitori certificati, e la trasparenza nella rendicontazione ambientale.
Allestimenti riutilizzabili e modulari
Una delle azioni più efficaci per organizzare eventi eco-friendly è puntare su allestimenti modulari e riutilizzabili. L’approccio della green exhibition prevede la progettazione di strutture flessibili, componibili, in materiali riciclati o facilmente smontabili e riutilizzabili in altri contesti. Il progetto GreenFEST incoraggia, ad esempio, l’uso di cartoni ecologici, teli in tessuto, vernici a base d’acqua per allestimenti temporanei, evitando materiali plastici e colle non smaltibili.
Questo approccio implica anche una gestione oculata dei materiali temporanei, che devono essere selezionati non solo per la resa estetica, ma anche per la loro durabilità, trasportabilità e possibilità di riciclo, nell’ottica della sostenibilità culturale degli eventi.
Logistica verde, stampa sostenibile e zero plastica
Tra i criteri obbligatori dei CAM per gli eventi culturali rientrano azioni concrete come l’uso di trasporti collettivi o sostenibili, la stampa su carta riciclata o certificata FSC, e l’eliminazione della plastica monouso. Gli eventi a basso impatto prevedono anche il ricorso a energia da fonti rinnovabili, come pannelli fotovoltaici o illuminazione LED, e la dotazione di attrezzature modulari e riciclabili.
Fondamentale è anche la comunicazione sostenibile che consiste in: promozione digitale, riduzione dei materiali cartacei, informazione ambientale al pubblico, che includono la formazione del personale e la sensibilizzazione degli stakeholder.
Festival a impatto zero
Un esempio virtuoso è rappresentato dal GreenFEST, progetto europeo avviato per promuovere l’adozione dei CAM nel settore culturale. In questo contesto, diversi festival e manifestazioni hanno implementato strategie di sostenibilità: riduzione dei rifiuti, monitoraggio delle emissioni, catering a basso impatto, collaborazione con sponsor responsabili.
Eventi come il Festival CinemAmbiente di Torino sono stati segnalati per l’impegno nel ridurre l’impatto ambientale attraverso azioni misurabili, inclusa la certificazione ISO 20121 (certificazione degli eventi sostenibili). Alcuni festival hanno anche avviato la misurazione della carbon footprint, integrando report ambientali nel bilancio finale.
Musei green e sostenibilità nella programmazione culturale
Anche i musei stanno evolvendo verso una gestione più sostenibile, sia dal punto di vista strutturale che programmatico. Alcuni esempi virtuosi includono:
- Il Museo Nazionale del Cinema di Torino, che ha avviato un processo di riduzione dei consumi energetici e miglioramento dell’efficienza degli allestimenti temporanei.
- Il Museo MAXXI di Roma, che ha aderito al progetto europeo Museums Go Green, sperimentando protocolli ambientali per le mostre e adottando criteri CAM nelle forniture.
- Il network ICOM Italia che promuove linee guida per la sostenibilità dei musei, con attenzione alla progettazione di mostre green, al coinvolgimento delle comunità locali e all’educazione ambientale.
Queste realtà dimostrano che la sostenibilità può diventare parte integrante della programmazione culturale, influenzando non solo la logistica e la gestione ma anche i contenuti e le relazioni con il pubblico.