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Fusti radioattivi abbandonati a Statte, una storia lunga 30 anni

fusti radioattivi
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 Il 29 gennaio 2025 mette la parola fine all’incubo di Statte, un comune a pochi chilometri da Taranto dove sono rimasti abbandonati 16.600 fusti radioattivi e pericolosi, in un sito individuato nel 1995 e sottoposto a sequestro giudiziario nel 2000. “Una bomba a orologeria”, fortunatamente inesplosa, secondo il sindaco di Statte. “Una brutta pagina di storia”, secondo la viceministro dell’Ambiente Vannia Gava, finalmente voltata. E da non riscrivere. I rifiuti radioattivi, stoccati in depositi temporanei, ci interrogano ora sul deposito nazionale delle scorie nucleari.

Una storia lunga quella dei 16.640 fusti di rifiuti radioattivi abbandonati nel Tarantino, nel comune di Statte, in un deposito della società Cemerad, fallita nel 2005. Una storia alla quale si è finalmente messo un punto, anche se non proprio quello definitivo, alla fine del mese di gennaio 2025. Scongiurando, finalmente e per fortuna, dopo anni e anni, un possibile disastro ecologico. I fusti, abbandonati in una struttura fatiscente e facilmente accessibile a chiunque, contenevano, infatti, sorgenti radioattive, filtri contaminati dall’incidente di Chernobyl e rifiuti derivanti da attività mediche, industriali e di ricerca raccolti dalla società Cemerad fra la metà degli anni 80 e il 2000, quando il sito è stato sottoposto a sequestro giudiziario da parte della Procura di Taranto. “Una vera e propria bomba a orologeria”, secondo il sindaco di Statte, Fabio Spada.

A gennaio lasciano Statte gli ultimi fusti di rifiuti ex Cemerad

Il 29 gennaio di quest’anno, gli ultimi 141 fusti ancora presenti nel deposito sono stati trasferiti agli impianti della Casaccia di Nucleco, società controllata da Sogin. Ad assistere all’operazione conclusiva di svuotamento del capannone, oltre al sindaco Spada (eletto nel 2024), il Commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, Vera Corbelli, incaricata nel 2015 anche dell’attuazione dell’intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad, e il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Vannia Gava, che ha definito la giornata “importantissima” e sottolineato che occorre evitare che si ripetano fatti del genere, affrontando la questione “a monte” attraverso la diffusione di una maggiore cultura ambientale.

“Oggi chiudiamo una brutta pagina di storia. È stato un lavoro importante, un lavoro portato avanti in maniera egregia e anche se vogliamo in poco tempo, se andiamo poi a vedere e a togliere i tempi morti di tutta la parte anche iniziale”, ha dichiarato Gava ad Askanews.

È il 1995 quando il Corpo forestale scopre il capannone

L’inizio risale a 30 anni fa. È il 1995 quando il Corpo forestale dello Stato scopre, in località Vocchiaro, nei pressi della strada statale 172 che da Taranto sale verso Martina Franca, il capannone in questione. “La superficie totale del sito è pari a circa 3840 metri quadrati, di cui 672 metri quadrati (24mx28m) occupati da un capannone di tipo industriale a pianta rettangolare e da alcune cisterne esterne al capannone”, si legge nella relazione sintetica, del 2018, del Commissario Vera Corbelli, per l’intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito.

“Il deposito e le aree annesse, di proprietà di tal Mario Soprano, era condotto in locazione commerciale dalla ditta Cemerad, che sulla base del nulla osta rilasciato in data 28 luglio 1984 dal Medico Provinciale, svolgeva attività di raccolta e di deposito di rifiuti radioattivi solidi e liquidi, prodotti in attività mediche, industriali e di ricerca. Il nulla osta è stato poi rinnovato nel 1987 e ancora nel 1991 dal Prefetto di Bari”.

Dal 2000 al 2016 il sequestro giudiziario del deposito

Nel 2000 la Procura della Repubblica di Taranto sequestra l’area e i Nas dei carabinieri confermano la presenza di circa 17mila fusti di rifiuti radioattivi di ogni genere e provenienza, tra i quali si dice qualche elemento proveniente da Chernobyl. La magistratura ne impone la bonifica ma nel 2005 la Cemerad fallisce. Poi una lunga serie di disattenzioni. Passano gli anni e i fusti si deteriorano. Nel 2012 l’Ispra evidenzia le condizioni precarie del deposito e ne informato l’Autorità di Protezione Civile e la Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Il sito rimane sottoposto a sequestro fino al 2016 e in custodia giudiziaria del Comune di Statte, nella persona del sindaco.

Nel 2016 la strategia di messa in sicurezza del Commissario straordinario

Nel 2016, in ottemperanza al suo decreto di nomina dell’anno precedente, il Commissario Straordinario Vera Corbelli trasmette alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, il cronoprogramma operativo, tecnico ed economico delle attività da fare. “La strategia proposta per la messa in sicurezza dei rifiuti e del sito è finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo di ‘rilascio incondizionato’ da ogni vincolo radiologico dell’area e di tutte le istallazioni insistenti sulla stessa.

Detto obiettivo sarà raggiunto attraverso l’allontanamento di tutti i rifiuti e dei componenti rimovibili, presenti all’interno delle strutture, con una gestione conforme alla legislazione vigente per interventi con rischio di radiazioni ionizzanti e a quella vigente per la gestione di rifiuti, classificati come ‘speciali pericolosi’. Le attività svolte presso il sito riguarderanno la movimentazione dei colli e di ogni altro contenitore presente nell’area di intervento, la valutazione degli stessi in termini di integrità e contenimento, ‘dose’ e ‘contaminazione’ radiologica, la loro preparazione al trasporto su strada verso impianti autorizzati per la successiva caratterizzazione puntuale, trattamento, condizionamento e messa a deposito (dei soli rifiuti verificati come radioattivi)”.

Nel 2017 le prime operazioni di rimozione. Poi finiscono i soldi

Le operazioni di rimozione dei fusti cominciano il 15 maggio del 2017. A dicembre 2020 risultano allontanati 13.672 fusti, di cui 2.532 contenenti materiale radioattivo inviati presso il sito Nucleco (di cui 549 trasferiti alla società slovacca Javys per il loro incenerimento) e 11.140 fusti potenzialmente decaduti inviati presso gli operatori autorizzati della Rete Servizi Integrati (Protex-Mit-Campoverde). Lo stanziamento, nel 2015, è di 10 milioni di euro “a valere sulle risorse disponibili sulla contabilità speciale intestata al Commissario Straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto”. 

Ma poi i costi aumentano. Vengono trovati fusti molto compromessi, che perdono liquidi e tocca “rinfustarli”, con il Covid i prezzi di trasporto salgono, c’è la necessità di mettere in sicurezza il capannone. Finiscono i soldi. La legge di bilancio 2021 autorizza la spesa di 8.800.000 euro. I trasporti dei fusti, interrotti per mancanza di fondi nell’ottobre 2020, riprendono tre anni dopo, nell’ottobre 2023.

La soddisfazione del Commissario straordinario Vera Corbelli

Comprensibile, dunque, l’emozione dichiarata da Vera Corbelli lo scorso 29 gennaio al microfono di TeleRamaNews. “Emozione, insieme alla grande soddisfazione per essere riusciti a chiudere questa operazione molto complessa, articolata, che ha avuto anche dei momenti di stasi, perché per una serie di questioni, a iniziare dal covid, al trasporto all’estero, alla mancanza di fondi, per cui alla fine sono stati quattro anni di lavoro che ci hanno portati ad allontanare il 16.600 fusti radioattivi, a trattarli al 78%, a fare tutte quelle azioni propedeutiche per mettere in sicurezza il sito e adesso ci resta di abbattere questo capannone”, ha detto Corbelli, secondo cui il deposito ex Cemerad ha costituito “una delle più grandi situazioni di pericolo, di bombe” non solo per Taranto ma per un territorio molto più vasto dell’Italia meridionale.

Ultime tappe a Statte e il grande punto interrogativo del deposito nazionale di scorie nucleari

Le tappe successive sono la verifica di altri elementi di radioattività e di contaminazione all’interno del capannone, poi il suo abbattimento. “Poi si provvederà a fare delle indagini nel sottosuolo per vedere se c’è la presenza di qualcosa e poi si provvederà alla bonifica e alla riqualificazione”, per usare parole di Corbelli. Negli ultimi 15 anni la centralina di Arpa Puglia, installata accanto al capannone, non ha rilevato picchi di radioattività ma per sicurezza l’agenzia per il controllo dell’ambiente continuerà a monitorare anche per i prossimi 10 anni.

I rifiuti radioattivi, trattati e messi in sicurezza, resteranno stoccati nei depositi temporanei di Nucleco in attesa di un eventuale conferimento in quel deposito nazionale delle scorie nucleari che ancora non abbiamo. E che forse non avremo, stando a quanto dichiarato a La Stampa all’inizio di maggio dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin: “Stiamo studiando nuovi depositi di rifiuti radioattivi a bassa intensità. Abbiamo ormai scartato l’idea di un centro unico, perché è illogico a livello di efficienza, ma si può pensare di andare avanti con i 22 già esistenti”.

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