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Cold ironing: come l’elettrificazione delle banchine spegne i motori delle navi e fa respirare le città di porto

Nave ferma nel porto
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Porti più verdi, città più vivibili: dal cold ironing all’elettrificazione dei mezzi portuali e alle energie rinnovabili, ecco come la strategia dei “porti verdi” sta trasformando gli scali italiani in hub sostenibili.

Immagina un porto in cui le navi attraccano senza far ruggire i loro motori, dove l’aria è più pulita e il rumore quasi scompare: questa non è fantascienza, ma la realtà resa possibile dal cold ironing, noto anche come shore power. Grazie a questa tecnologia, le navi in sosta possono spegnere i propri motori e alimentarsi direttamente dalla rete elettrica di terra, riducendo drasticamente le emissioni inquinanti e il rumore in banchina. Il risultato è un beneficio immediato per la salute dei cittadini e per l’ambiente urbano delle città portuali.

L’implementazione del cold ironing è diventata una priorità nazionale, supportata dai fondi del PNRR, che ha stanziato oltre 700 milioni di euro per l’elettrificazione delle banchine nei principali porti italiani. Questa tecnologia rappresenta un passaggio cruciale per decarbonizzare il settore marittimo, ma comporta anche sfide complesse legate alla gestione della rete elettrica e alla standardizzazione delle infrastrutture. Porti come Genova, Savona e Civitavecchia sono già pionieri di questa rivoluzione, aprendo la strada ai cosiddetti “porti verdi” e a una nuova qualità della vita per le comunità costiere.

Il PNRR come motore: perché l’Italia sta elettrificando i suoi porti ora

cold ironing, una nave da crociera

L’Italia sta puntando con decisione sull’adozione del sistema di alimentazione elettrica a riva, poiché le emissioni delle navi in porto rappresentano da tempo un fattore critico per la qualità dell’aria e la vivibilità delle zone costiere. Il PNRR o Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza fornisce il contesto strategico e finanziario per questa trasformazione, rendendo l’elettrificazione delle banchine non più un’opzione isolata ma un vero e proprio motore della transizione ecologica dei porti italiani.

La missione “Porti Verdi”: una scelta strategica nazionale

All’interno del PNRR questa scelta si concretizza con il PNRR sui porti verdi, ossia l’Investimento 1.1 della Missione 3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile – Componente 2 “Intermodalità e logistica integrata”. Parliamo dell’intervento intitolato “Porti Verdi: interventi di energia rinnovabile ed efficienza energetica nei porti”.

Con questo intervento, il concetto di shore power e l’elettrificazione delle banchine passano da progetto di nicchia a strategia infrastrutturale su larga scala: le risorse messe a disposizione permettono di intervenire su numerosi porti, con investimenti puntuali per spegnere i motori delle navi in sosta e alimentarle dalla rete elettrica di terra.

L’obiettivo strategico: ridurre l’impronta ecologica delle nostre “porte sul mare”

La visione a lungo termine è chiara: integrare i porti nel tessuto urbano in modo sostenibile, riducendo i conflitti tra attività economiche portuali e benessere dei residenti. Spegnere i motori ausiliari delle navi quando sono in banchina e collegarsi alla rete elettrica di terra significa abbattere emissioni atmosferiche, rumore e vibrazioni, restituendo alle città costiere una migliore qualità dell’aria e della vita. Si tratta di trasformare i terminal portuali da elementi potenzialmente impattanti a componenti attivi di una città più verde e più vivibile.

Il problema: una nave ferma in porto è una centrale elettrica inquinante

Una nave ferma in porto è, in effetti, una vera e propria centrale elettrica inquinante. Secondo il report di Transport & Environment (T&E) sull’inquinamento delle navi da crociera, le imbarcazioni che attraccano nei porti continuano a erogare energia attraverso motori ausiliari, alimentando illuminazione, climatizzazione, cucine e sistemi di refrigerazione, anziché spegnersi completamente e collegarsi alla rete a terra.

La conseguenza è un flusso costante di emissioni – ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx), particolato fine (PM2.5) – che si riversano sull’ambiente urbano circostante, compromettendo la qualità dell’aria e la salute dei residenti. Il fenomeno mette in luce quanto sia urgente introdurre soluzioni come il collegamento elettrico a riva per spegnere i motori navali quando sono in sosta.

I motori ausiliari: perché una nave non si “spegne” mai

Quando una nave è in porto, non si limita semplicemente ad attraccare: deve continuare a garantire una serie di funzioni essenziali operative e di comfort. Tra queste rientrano:

  • impianti HVAC (riscaldamento, ventilazione, aria condizionata) per assicurare la qualità dell’aria interna e mantenere la temperatura costante;
  • illuminazione e alimentazione elettrica generale per le cabine, gli ambienti pubblici e i servizi di bordo;
  • sistemi di refrigerazione e conservazione alimenti, vitali soprattutto nelle navi da crociera dove sono presenti ristoranti, cucine, bar;
  • pompe idrauliche, sistemi di trattamento delle acque, ascensori, servizi di bordo che richiedono continuità elettrica. Questi sistemi non possono essere “spenti” semplicemente perché la nave è attraccata: richiedono energia 24 ore su 24. Per questo motivo i motori diesel ausiliari restano accesi ininterrottamente durante la sosta, generando emissioni costanti, rumore e vibrazioni nell’area portuale.

L’impatto sulla salute: un cocktail di inquinanti a livello del suolo

L’inquinamento delle navi da crociera ha gravi ricadute sul benessere delle comunità che vivono nei quartieri portuali. I fumi dei motori ausiliari rilasciano ossidi di zolfo e di azoto, oltre a micro‑particolato e altre sostanze tossiche che si depositano a livello del suolo e respiratorio, aggravando disturbi polmonari, malattie cardiovascolari e peggiorando la qualità complessiva dell’aria nelle città costiere.

Gli ossidi di zolfo (SOx) e di azoto (NOx)

Gli ossidi di zolfo (SOx) derivano in gran parte dalla combustione di carburanti marini ad alto tenore di zolfo e contribuiscono alla formazione di piogge acide, che danneggiano ecosistemi terrestri e acquatici. In particolare, gli ossidi di azoto (NOx) irritano le vie respiratorie, peggiorano asma ed enfisema e partecipano alla formazione di ozono troposferico e smog fotochimico. Queste sostanze, espulse in prossimità del suolo nei contesti portuali densamente abitati, aumentano la pressione sulla salute pubblica.

Il particolato (PM2.5)

Le polveri sottili (PM2.5) prodotte dalle emissioni navali penetrano profondamente nei polmoni, arrivando fino agli alveoli e talvolta oltre, nel flusso sanguigno. Questo apre la strada a patologie respiratorie croniche, riduzione della funzione polmonare, infarti e ictus. Secondo uno studio di Transport & Environment, le navi da crociera in Europa nel 2022 hanno emesso più ossidi di zolfo di tutte le auto del continente messe insieme.

L’inquinamento acustico: il rumore incessante che degrada la qualità della vita

Oltre all’inquinamento atmosferico, il rumore costante dei motori ausiliari costituisce un impatto significativo. Le basse frequenze trasmesse dai generatori e dalle eliche ferma‑nave si propagano nei quartieri adiacenti al porto, disturbando il sonno, aumentando stress e irritabilità e peggiorando il benessere psicofisico dei residenti. Il rumore continuo riduce la qualità della vita: non si tratta solo di fastidio, ma di un fattore che contribuisce indirettamente all’aumento di malattie cardiovascolari e di disturbi del sonno.

Come funziona il cold ironing: una “spina” gigante e intelligente per le navi

Il cold ironing trasforma le navi in porto da centrali elettriche a veicoli silenziosi e puliti, collegandole direttamente alla rete elettrica terrestre. Grazie a un sistema complesso ma efficiente, l’energia arriva dalla rete nazionale fino ai servizi di bordo, consentendo di spegnere i motori ausiliari senza interrompere il funzionamento di climatizzazione, illuminazione, cucine e sistemi di refrigerazione. L’infrastruttura comprende diverse componenti chiave che lavorano in sinergia, dalla cabina elettrica a terra fino alla connessione fisica con la nave, permettendo un passaggio sicuro, sincronizzato e affidabile tra due sistemi elettrici differenti.

L’infrastruttura a terra: dalla cabina elettrica alla banchina

Il cuore del cold ironing è l’infrastruttura a terra, un sistema che porta l’elettricità dalla rete nazionale fino alla nave. Comprende sottostazioni, convertitori di frequenza e sistemi meccanizzati per gestire i cavi, garantendo una connessione sicura, stabile e continua tra porto e imbarcazione.

La sottostazione elettrica

È il punto di collegamento tra la rete nazionale ad alta tensione e il porto. La sottostazione riceve energia dalla rete pubblica, la distribuisce e garantisce stabilità e continuità di fornitura, fungendo da nodo centrale dell’intero sistema di cold ironing.

Il convertitore di frequenza

Questa vera e propria “scatola magica” adatta l’elettricità della rete europea, a 50 Hz, allo standard richiesto dalla maggior parte delle navi, pari a 60 Hz. Senza questa conversione, i sistemi elettrici di bordo non potrebbero funzionare correttamente.

Il sistema di gestione dei cavi (Cable Management System)

I cavi di alimentazione non sono semplicemente stesi a terra: sistemi meccanizzati, bracci robotizzati o gru speciali li portano fino alla nave in modo preciso e sicuro. Questo assicura una connessione stabile, riduce i rischi di incidenti e permette di collegare o scollegare rapidamente le navi durante le operazioni di porto.

L’operazione di connessione: come una nave “si attacca” alla rete

Il collegamento avviene in più fasi coordinate:

  1. Ormeggio: la nave arriva alla banchina e si posiziona nei punti stabiliti per il collegamento elettrico.
  2. Connessione del cavo: il sistema di gestione dei cavi avvicina il cavo principale all’imbarcazione e lo collega ai punti di presa.
  3. Sincronizzazione delle reti: la frequenza e la tensione della rete terrestre vengono allineate con quelle della nave, evitando sbalzi o danni ai sistemi di bordo.
  4. Spegnimento dei motori ausiliari: una volta stabilita la connessione sicura, i generatori diesel della nave vengono spenti, lasciando che l’elettricità a terra alimenti tutti i servizi di bordo in modo pulito e silenzioso.

I benefici a 360°: per l’aria, il clima e la comunità

I vantaggi del cold ironing si estendono ben oltre la semplice riduzione delle emissioni dei motori ausiliari: questo sistema migliora la qualità dell’aria, contribuisce alla decarbonizzazione, riduce l’inquinamento acustico e crea nuove opportunità per l’industria e la formazione tecnica. Ogni porto che adotta l’elettrificazione delle banchine diventa così un esempio concreto di sostenibilità urbana e innovazione tecnologica.

Beneficio 1: azzeramento delle emissioni locali e tutela della salute

Il primo impatto immediato del cold ironing è sul territorio circostante: spegnere i motori diesel delle navi riduce drasticamente l’emissione di ossidi di zolfo, ossidi di azoto e particolato, migliorando la qualità dell’aria e proteggendo la salute dei residenti dei quartieri portuali.

Beneficio 2: abbattimento delle emissioni di CO₂ (se l’energia è verde)

Se l’energia fornita alla nave proviene da fonti rinnovabili, il cold ironing consente di spostare le emissioni di CO₂ dalla banchina alla rete elettrica verde, producendo un beneficio reale per il clima. In questo modo, l’adozione diffusa della tecnologia contribuisce alla decarbonizzazione del settore marittimo su scala nazionale e europea.

Beneficio 3: silenzio in porto e miglioramento della qualità della vita

Spegnere i motori ausiliari significa anche abbattere il rumore costante dei generatori navali. Il risultato è un porto più silenzioso, dove i residenti e gli operatori portuali possono vivere e lavorare senza l’inquinamento acustico che peggiora stress e qualità della vita.

Beneficio 4: sviluppo di competenze e filiera industriale

L’implementazione del cold ironing apre nuove opportunità industriali e occupazionali: aziende italiane possono sviluppare tecnologie, sistemi di gestione dei cavi, convertitori di frequenza e know-how specializzato, rafforzando la filiera nazionale e posizionando l’Italia come protagonista nella transizione green del settore marittimo.

Le sfide sul tavolo: costi, rete elettrica e standard internazionali

Nonostante i numerosi benefici del cold ironing, la sua diffusione su larga scala non è priva di ostacoli. La tecnologia comporta investimenti ingenti, richiede adeguamenti complessi della rete elettrica e si scontra con la mancanza di standard globali uniformi. Affrontare queste sfide è essenziale per rendere i porti italiani e internazionali davvero “verdi” e sostenibili.

La sfida economica: l’enorme costo degli investimenti infrastrutturali

L’installazione di sistemi di cold ironing richiede sottostazioni dedicate, convertitori di frequenza, bracci meccanizzati per la gestione dei cavi e cablaggi specializzati lungo le banchine. Gli investimenti iniziali sono significativi, soprattutto per porti di grandi dimensioni o con traffico navale intenso, per questo è fondamentale il supporto di fondi pubblici e programmi di incentivazione.

La sfida della rete: la necessità di potenziare la rete elettrica nazionale

Una singola grande nave da crociera può richiedere una potenza di 12-15 MW, equivalente al consumo di circa 10.000 appartamenti. Garantire questa capacità richiede non solo infrastrutture di distribuzione interne al porto, ma anche un potenziamento della rete elettrica nazionale, per evitare sovraccarichi e garantire continuità e sicurezza dell’alimentazione.

La sfida operativa: la standardizzazione delle connessioni a livello globale

Il settore navale non dispone di uno standard unico per le prese elettriche: tensione, frequenza e tipo di connettore possono variare da nave a nave. Per questo motivo, i porti devono predisporre sistemi multi-standard, in grado di adattarsi a diverse imbarcazioni, aumentando complessità e costi operativi ma garantendo interoperabilità internazionale.

La mappa del cold ironing in Italia: i progetti chiave finanziati dal PNRR

L’azione per l’elettrificazione delle banchine prende forma in numerosi scali italiani grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che sostengono l’adozione di sistemi di shore power per ridurre le emissioni delle navi in sosta. I seguenti porti rappresentano tappe fondamentali per la realizzazione della rete nazionale dei “porti verdi”.

I porti pionieri: Genova e Savona

Nel territorio della Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale (Genova – Savona – Vado Ligure) si registra un forte impegno verso il cold ironing, in particolare tramite progetti che prevedono l’elettrificazione delle banchine destinate a crociere e traghetti. Il riferimento al progetto “COLD IRONING GENOVA CROCIERE E TRAGHETTI” è presente nella pianificazione operativa dell’AdSP.

I grandi hub del Tirreno: Civitavecchia, Napoli e Palermo

Un esempio avanzato è lo scalo di Porto di Civitavecchia, dove è stato avviato un progetto da 81 milioni € per elettrificare le banchine in porto con fondi PNRR. Anche gli scali di Napoli e Palermo fanno parte del piano nazionale per l’elettrificazione delle banchine.

La strategia per l’Adriatico: Venezia e Trieste

Nell’area adriatica la Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale (Venezia) ha già bandito interventi per l’elettrificazione delle banchine: ad esempio un progetto da 57,6 milioni € per le aree di Marghera è stato approvato nell’ambito del PNRR. Nel Porto di Trieste, nell’ambito del piano “Molo VIII”, è prevista la predisposizione all’alimentazione elettrica delle navi in banchina, come passo per la decarbonizzazione dello scalo.

Non solo cold ironing: le altre vie per il porto verde

L’elettrificazione delle banchine rappresenta uno dei pilastri della strategia “Green Ports”, ma non è l’unica strada verso la sostenibilità portuale. Tra le altre innovazioni vi sono l’uso di GNL (Gas Naturale Liquefatto) come combustibile di transizione per le navi, l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti dei magazzini e delle infrastrutture portuali, e l’elettrificazione dei mezzi di movimentazione, dalle gru ai carrelli elevatori. A completare il quadro, alcuni porti stanno sperimentando sistemi di simbiosi industriale, dove gli scarti di un’attività diventano risorsa per un’altra, trasformando l’intero scalo in un hub di economia circolare e innovazione sostenibile.

Lo sapevi? Alcune navi da crociera in porto producono ogni giorno emissioni pari a quelle di centinaia di migliaia di automobili. Grazie al cold ironing, spegnendo i motori ausiliari e collegandosi alla rete elettrica, è possibile azzerare quasi completamente queste emissioni, trasformando il porto in un’oasi di aria pulita.

In sintesi

Il cold ironing e le altre iniziative per i porti verdi rappresentano un passo concreto verso porti più sostenibili, città costiere più vivibili e un settore marittimo meno impattante sull’ambiente. Grazie a investimenti mirati e innovazioni tecnologiche, l’Italia può trasformare i suoi scali in veri e propri laboratori di sostenibilità, dimostrando che progresso economico e tutela ambientale possono andare di pari passo.

Video: Porti di Genova: focus sull’alimentazione elettrica a terra (Cold Ironing)

Il video mostra il piano di cold ironing nei porti del Mar Ligure Occidentale (Genova, Savona, Vado Ligure), che permette alle navi di spegnere i motori collegandosi alla rete elettrica. L’iniziativa riduce emissioni locali, migliora la qualità dell’aria e integra interventi ambientali, segnando un passo verso porti più sostenibili e responsabili.

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Rosaria De Benedictis

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