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Green jobs: cresce la richiesta di competenze per la transizione ecologica e digitale in Italia

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Le stime parlano di 4 milioni di lavoratori “green e digital” necessari entro il 2029 sul mercato del lavoro italiano, ma i dati sottolineano anche una carenza di risorse umane con competenze adeguate. Il disallineamento tra la domanda delle aziende e l’offerta formativa rischia di diventare un forte freno alla transizione ecologica del Paese, ammoniscono da Ecomondo. Ecco le professioni più richieste e i numeri della doppia transizione sul futuro dell’occupazione in Italia.

Entro il 2029 serviranno quattro milioni di lavoratori green. È la previsione di Unioncamere presentata a Ecomondo, alla Fiera di Rimini, nella prima settimana di novembre. Chimici, ingegneri, operai specializzati nel settore delle costruzioni, specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie saranno, nell’arco dei prossimi quattro anni, le professioni più richieste, secondo le stime. Che, oltre alle specifiche competenze professionali, insistono sull’importante e diffusa richiesta di una “attitudine green” trasversale: in altre parole, la capacità di adottare soluzioni per il risparmio energetico e la riduzione dell’impatto ambientale. Ma anche abilità digitale. Entrambe necessarie per governare la doppia transizione. Queste figure, però, al momento sono poche, per carenza di offerta formativa.

I dati sono quelli del sistema informativo Unioncamere-Excelsior, basati sul Report Previsivo Unioncamere – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (2025-2029), resi noti e oggetto di confronto durante un convegno intitolato “Green Jobs, capitale del futuro”. Un tavolo nazionale su professioni e competenze per la sostenibilità organizzato dal progetto “Green Jobs & Skills” da cui è emerso, in particolare, che il disallineamento tra la domanda delle aziende e l’offerta formativa rischia di diventare un forte freno alla transizione ecologica del Paese.

Le professioni più richieste

Il fabbisogno complessivo di lavoratori con competenze green, delineato dall’analisi, rappresenta circa due terzi del fabbisogno occupazionale del Paese. Nel dettaglio, gli operai specializzati necessari per la riqualificazione energetica degli edifici e la bioedilizia si attesterebbero sui 124-148 mila; gli specialisti in finanza verde, gestione della sostenibilità aziendale e rendicontazione non finanziaria sui 105-114 mila; i tecnici in campo ingegneristico per installazione, manutenzione e monitoraggio ambientale sui 59-72 mila; gli ingegneri, per efficienza energetica, economia circolare e progettazione sostenibile,sui 51-59 mila e i chimici destinati a entrare nelle industrie italiane tra i 19 e i 17 mila.

Attitudine green e abilità digitale

Più in generale, la prima e più diffusa richiesta, che riguarda in modo trasversale tutto il mercato del lavoro, è una spiccata sensibilità verde, che si esplica nella capacità di ridurre gli sprechi e aumentare l’efficienza, individuando e adottando soluzioni adeguate. Questa competenza di base sarà necessaria per circa 2,4 milioni di lavoratori, quasi due terzi del fabbisogno totale. È un requisito che coinvolge la maggior parte delle figure professionali: considerato indispensabile per il 70% delle professioni tecniche e specializzate e per il 64% di operai e impiegati.

Oltre all’attitudine, si registra una forte domanda di profili con competenze tecniche specifiche per la gestione di prodotti e tecnologie green, cruciali per settori come l’efficienza energetica, l’economia circolare e le energie rinnovabili. Queste figure, circa 1,6 milioni di lavoratori, rappresentano il 43% del fabbisogno totale, con circa 759 mila unità (il 20% del totale) che dovranno possedere un livello elevato di queste specializzazioni. Sono, invece, circa 2,2 milioni i lavoratori (59% del fabbisogno) ai quali è richiesto di possedere competenze digitali di base. Cresce la domanda di e-skill mix, richiedendo a oltre 910 mila professionisti (25% del fabbisogno) di integrare almeno due competenze digitali avanzate come l’uso di Big Data e intelligenza artificiale per l’ottimizzazione degli impianti.

Allineare formazione e domanda aziendale

La principale sfida emersa dall’incontro di Rimini non è, quindi, la creazione di nuovi posti di lavoro, ma superare la carenza quali-quantitativa di risorse umane con le competenze adeguate. Alle imprese è stato quindi chiesto di guardare oltre il solo investimento tecnologico, investendo in modo strategico sul capitale umano. Piani mirati di upskilling (aggiornamento delle competenze) e reskilling (riqualificazione) interni non sono più un’opzione, ma una leva fondamentale per garantire la competitività. Al sistema formativo (scuole, ITS e Università) è stata domandata, invece, un’accelerazione decisa per integrare stabilmente le tematiche green e digitali nei percorsi di studio. Secondo il tavolo organizzato da “Green Jobs & Skills”, l’obiettivo è “formare una nuova generazione di professionisti ibridi, capaci di unire competenze tecniche, digitali e di sostenibilità, figure di cui il mercato ha un bisogno urgente”.

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