Dalle certificazioni ufficiali ai test che puoi fare a casa: tutto ciò che ti serve sapere per scegliere un pellet davvero sicuro, efficiente e rispettoso dell’ambiente.
Negli ultimi anni il pellet è diventato una delle fonti di riscaldamento più diffuse: pratico da utilizzare, facile da stoccare e, soprattutto, considerato una biomassa rinnovabile. Ma non tutto il pellet è uguale. La qualità può variare enormemente da un prodotto all’altro, con conseguenze che molti sottovalutano: un pellet scadente riduce la resa termica, sporca la stufa, aumenta i consumi e, nei casi peggiori, può perfino danneggiare il braciere o il sistema di alimentazione. Senza contare l’impatto ambientale: più impurità significa più emissioni di polveri sottili e quindi più inquinamento da pellet scadente.
Per orientarsi in un mercato in cui l’offerta cresce e le truffe non mancano, serve una guida semplice ma affidabile. In questo articolo vedremo i criteri davvero utili per riconoscere un pellet di qualità, le certificazioni da cercare, i test fai-da-te che funzionano davvero e i falsi miti da sfatare, a partire dall’eterna disputa tra faggio e abete.
Perché la qualità conta: non è solo questione di calore

Quando si sceglie un pellet per riscaldare casa, non si tratta solo di “quanto caldo fa”. La qualità del pellet incide profondamente su efficienza, sicurezza, manutenzione della stufa e qualità dell’aria che respiriamo. Un pellet di scarsa qualità — ricco di impurità, umidità o residui — può compromettere la resa termica, aumentare drasticamente l’usura dell’apparecchio e generare fumi molto più inquinanti. Per questo è fondamentale capire in cosa consiste un pellet “buono” e riconoscerlo con criteri chiari e affidabili.
Il danno alla stufa: il “clinker”
Se il pellet contiene sabbia, cenere pesante, silice oppure impurità minerali, le alte temperature della combustione possono favorire la formazione di croste dure e solidificate all’interno del braciere, conosciute come “clinker”. Queste incrostazioni possono ostruire il flusso d’aria, impedire una combustione regolare, creare surriscaldamenti o addirittura danneggiare meccanismi e componenti della stufa. In sostanza, usare pellet di bassa qualità o non adatto aumenta drasticamente il rischio di rotture o malfunzionamenti. Questo è uno dei motivi più frequenti di guasti nelle stufe a pellet. Diverse guide tecniche come quelle di Aiel Energia e produttori simili evidenziano che solo il pellet certificato con legno vergine, privo di additivi o impurità minimizza questi rischi.
Il danno all’aria: cosa esce dal camino.
Non è solo la stufa a pagarne le conseguenze: anche la nostra aria. La combustione di pellet non certificato o umido può generare quantità molto maggiori di particolato fine (PM10 / PM2.5) e composti organici nocivi come i policiclici aromatici (PAH), tra cui il Benzo(a)pirene. Alcune analisi mostrano che nelle peggiori condizioni di combustione le emissioni di particolato e sostanze tossiche possono aumentare di diverse volte rispetto all’uso di pellet di classe A1, compromettendo la qualità dell’aria atmosferica e la salute.
Un uso continuo di pellet scadente contribuisce non solo a inefficienze energetiche e costi più alti per l’utente, ma su scala larga anche a un peggioramento della qualità dell’aria nelle zone dove le stufe a pellet sono diffuse, come conferma anche Arpa Piemonte.
Leggere l’etichetta: l’unica garanzia vera
Il mercato del pellet è vastissimo e, a volte, poco trasparente: imballaggi simili, diciture fuorvianti e prezzi molto diversi possono confondere anche chi usa la stufa da anni. L’unico modo per avere certezze reali sulla qualità è leggere l’etichetta e sapere cosa cercare. Nessun colore del sacco, nessuna promessa commerciale può sostituire ciò che garantisce una certificazione ufficiale e verificabile.
La certificazione ENplus A1
La certificazione ENplus A1 è lo standard europeo più affidabile per il pellet domestico. Si basa sui requisiti fissati dalla norma UNI EN ISO 17225-2, lo standard internazionale che definisce le classi di qualità del pellet e i limiti su umidità, ceneri, potere calorifico del pellet e purezza della materia prima. È la normativa di riferimento per distinguere le biomasse legnose adatte all’uso domestico da quelle meno performanti. Garantisce che il pellet sia prodotto con legno vergine, senza colle, vernici, scarti industriali o residui di lavorazioni. Rispetta parametri molto rigorosi, tra cui:
- Ceneri < 0,7%
- Umidità controllata
- Assenza di additivi
- Provenienza tracciabile lungo tutta la filiera
Per evitare truffe, è fondamentale verificare che il logo ENplus sia autentico. Ogni produttore o distributore certificato ha infatti un codice ID (es. IT 001) che deve comparire sul sacco accanto al marchio. Quel codice può essere controllato sul sito ufficiale.
Se il logo non è accompagnato da un codice, oppure se il codice non risulta presente nell’elenco ufficiale, è molto probabile che si tratti di un uso fraudolento del marchio. Sul sito è anche presente una pagina dedicata alla blacklist dei marchi non autorizzati, utile da controllare.
I parametri tecnici da guardare
Anche quando il pellet è certificato, l’etichetta contiene informazioni utili per capire cosa stai acquistando. Tra le più importanti:
- Ceneri: meno ce ne sono, meglio è. Un valore basso indica legno pulito e privo di impurità: significa meno incrostazioni, meno manutenzione e una combustione più regolare.
- Umidità: deve essere inferiore al 10%. L’umidità è uno dei principali fattori che influenzano il potere calorifico: più il pellet è asciutto, maggiore sarà il calore generato e minori saranno fumo e residui.
Faggio vs abete: sfatiamo un mito
Qual è il miglior pellet per la stufa, il pellet di abete o faggio? Da anni circola l’idea che un’essenza sia “migliore” dell’altra, come se scegliere tra faggio e abete potesse determinare da solo la qualità del pellet. In realtà, ciò che conta davvero non è il tipo di legno, ma come il pellet viene prodotto: pressatura, umidità residua, purezza della materia prima e controlli di filiera. Un pellet certificato, indipendentemente dall’essenza, offre prestazioni elevate e una combustione pulita.
Potere calorifico a confronto
Dal punto di vista tecnico, a parità di peso e umidità, faggio e abete hanno un potere calorifico molto simile. Le differenze reali sono minime e derivano più dalla struttura del legno che dal suo contenuto energetico:
- Abete: ha una resa molto costante e produce meno cenere, grazie alla minore quantità di minerali nella fibra. È spesso preferito da chi desidera ridurre le operazioni di pulizia quotidiana.
- Faggio: è un po’ più denso e tende a garantire una combustione leggermente più lenta, che alcuni interpretano come “più calore”, ma la differenza in termini di energia effettiva è marginale.
In sintesi: entrambi funzionano benissimo se sono certificati ENplus A1, asciutti e privi di additivi. La vera qualità non si misura dal nome dell’essenza, ma dai parametri dichiarati in etichetta.
3 Test rapidi da fare a casa
Anche senza strumenti tecnici o analisi di laboratorio, è possibile valutare in pochi minuti la qualità del pellet che utilizzi. I tre test seguenti — acqua, cenere e sacco — sono semplici, immediati e rivelano molto sulla densità, sulla purezza e sulla resistenza meccanica del prodotto. Le tabelle aiutano a interpretare rapidamente i risultati e capire se il pellet acquistato è davvero all’altezza delle aspettative.
1. Il Test dell’acqua: densità e compattezza
Questo test aiuta a valutare la densità reale del pellet, un parametro fondamentale per la combustione. Un pellet ben pressato brucia più lentamente e in modo uniforme, mentre uno poroso tende a consumarsi rapidamente e a generare più residui. Nella tabella sottostante trovi una guida chiara per leggere il comportamento del pellet immerso nell’acqua.
| Aspetto | Descrizione e Metodo | Indicatore di QUALITÀ (Pellet BUONO) | Indicatore di SCARSITÀ (Pellet SCADENTE) |
| Obiettivo | Misurare la densità e la compattezza strutturale. | Alta densità (materia prima compressa correttamente). | Bassa densità (presenza eccessiva di aria o pressatura insufficiente). |
| Come si esegue | Preleva una manciata di pellet e immergila in un bicchiere d’acqua a temperatura ambiente. | Affonda Immediatamente e Completamente | Galleggia sulla superficie o si sfalda lentamente, restando a mezz’acqua. |
| Spiegazione del Risultato | Un pellet di qualità è talmente compresso da avere una densità specifica superiore a quella dell’acqua. L’affondamento rapido conferma che la materia prima è stata lavorata in modo ottimale. | Un pellet scadente o troppo poroso ha sacche d’aria interne che lo fanno galleggiare o disintegrare lentamente. Questo significa che brucerà più velocemente, con una resa inferiore. |
2. Il Test della cenere: purezza e manutenzione
Il colore e la quantità della cenere del pellet raccontano molto sulla qualità della materia prima. Più il pellet è pulito e privo di impurità minerali, più la combustione sarà completa e meno residui rimarranno nel braciere. Questo test è utilissimo per capire se favorisce la manutenzione della stufa a pellet o la compromette.
| Aspetto | Descrizione e Metodo | Indicatore di QUALITÀ (Pellet BUONO) | Indicatore di SCARSITÀ (Pellet SCADENTE) |
| Obiettivo | Valutare la purezza della materia prima e il contenuto di minerali. | Residuo minimo e facilmente smaltibile. | Residuo eccessivo che ostacola la combustione e danneggia la stufa. |
| Come si esegue | Dopo un ciclo di combustione completo, osserva il residuo depositato nel braciere della tua stufa o caldaia. | Colore Grigio Chiaro o Biancastro, polvere volatile e pochissima quantità (idealmente meno dell’1% del peso del pellet bruciato). | Colore Nero o Molto Scuro, cenere pesante o, peggio, presenza di Croste Dure (Clinker) o residui vetrificati. |
| Spiegazione del Risultato | Il colore chiaro indica una bassa percentuale di minerali e una combustione quasi completa. L’assenza di scorie dure è fondamentale per evitare il blocco del braciere e la corrosione degli elementi riscaldanti. | Il colore scuro o una quantità elevata suggeriscono un alto contenuto di corteccia, minerali o terra (silicio). La formazione di clinker è causata dalla fusione delle ceneri, un fenomeno che può ostruire il braciere e richiedere una manutenzione straordinaria. |
3. Il Test del Sacco: Resistenza Meccanica e Sicurezza della Coclea
La quantità di segatura presente nel sacco è un indicatore diretto della fragilità del pellet. Un pellet che si sbriciola facilmente può causare problemi importanti alla coclea e generare combustione irregolare. Questo test è forse il più semplice, ma anche uno dei più rivelatori.
| Aspetto | Descrizione e Metodo | Indicatore di QUALITÀ (Pellet BUONO) | Indicatore di SCARSITÀ (Pellet SCADENTE) |
| Obiettivo | Verificare la resistenza meccanica del pellet alla rottura. | Stabilità che previene la formazione di polvere. | Fragilità che crea segatura e potenziali blocchi. |
| Come si esegue | Solleva e scuoti leggermente il sacco sigillato. Successivamente, osserva il fondo del sacco. | Pochissima Polvere/Segatura o residuo fine sul fondo. | Molta Segatura Sbriciolata che forma uno strato consistente. |
| Spiegazione del Risultato | Un pellet di qualità è robusto grazie a una buona lignina (legante naturale del legno) e a una pressatura ottimale. La polvere minima è segno che il prodotto non si è deteriorato. | La presenza eccessiva di segatura e polvere sul fondo del sacco è un segnale d’allarme. Questa polvere, se introdotta nella stufa, rischia di intasare la coclea (la vite senza fine che alimenta la camera di combustione), causando malfunzionamenti o bloccando l’apparecchio. |
Riconoscere un pellet di qualità è più semplice di quanto sembri, purché si sappiano osservare gli elementi giusti: certificazione, etichetta, comportamento alla prova pratica. Un pellet affidabile non solo garantisce più calore a parità di consumo, ma protegge la stufa, riduce la manutenzione straordinaria e soprattutto limita le emissioni inquinanti, migliorando l’aria nelle nostre case e nelle nostre città.
Affidarsi a marchi certificati, verificare il codice ENplus e utilizzare questi semplici test domestici permette di scegliere con consapevolezza e di ottenere il meglio dal proprio impianto di riscaldamento, con un occhio al risparmio e uno alla salute.
Il pellet dal colore strano
Il colore del pellet può dare indicazioni utili, ma va interpretato correttamente. Un pellet più scuro non è per forza sinonimo di scarsa qualità: in molti casi è semplicemente tostato, cioè essiccato ad alte temperature, un processo che scurisce naturalmente il legno senza comprometterne le prestazioni.
Il vero campanello d’allarme sono invece le macchie colorate — blu, rosse, verdi o violacee — o la presenza di frammenti con colori non naturali. Questi segni indicano quasi sempre la presenza di:
- vernici o impregnanti,
- collanti industriali,
- residui di pannelli truciolari,
- parti di mobili trattati o laccati.
Si tratta di materiali tossici, che non possono legalmente essere bruciati in un impianto domestico e che, se combusti, rilasciano composti nocivi per la salute e altamente inquinanti.
In breve:
- Pellet scuro? Potrebbe essere normale.
- Pellet con macchie o frammenti colorati? Da evitare assolutamente.
Se trovi pellet con elementi sospetti, non utilizzarlo e segnala il problema al rivenditore o ai canali ufficiali, perché può trattarsi di materiale proveniente da scarti non idonei alla combustione domestica.
Lo sapevi? Il pellet, rispetto alla legna da ardere tradizionale, occupa molto meno spazio per la stessa resa termica. Ad esempio, bastano circa 1/5 del volume di legna per ottenere lo stesso calore.
In sintesi
Scegliere un pellet di qualità significa garantire efficienza, sicurezza e minor impatto ambientale. La certificazione ENplus A1, i parametri tecnici corretti e semplici test domestici, come il controllo di densità, cenere e segatura, permettono di distinguere un pellet affidabile da uno scadente. Non conta l’essenza del legno, ma la purezza, l’umidità e la pressatura: piccoli accorgimenti che proteggono la stufa e assicurano una combustione pulita.
Video: come faccio a riconoscere un Pellet di qualità da un Pellet scadente ?
In questo video un tecnico di un centro assistenza stufe mostra in modo pratico come riconoscere un pellet di qualità rispetto a uno scadente. Vengono evidenziati i danni causati dal pellet povero di materia prima o troppo umido, come incrostazioni nel braciere (clinker), residui di cenere scura e malfunzionamenti della coclea. Il video offre esempi concreti e consigli utili per scegliere un pellet sicuro ed efficiente, rendendo immediatamente comprensibili le conseguenze di una scelta sbagliata.




