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In arrivo 250 milioni di euro dalla Ue per la bonifica di Malagrotta

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Le risorse del Fondo sviluppo e coesione della Ue impongono tempi serrati. I lavori di bonifica devono essere realizzati e rendicontati entro dicembre 2025. Per questo l’incarico di attuare l’intervento è stato assegnato al Commissario Vadalà.

È dei giorni scorsi – fine gennaio 2022 – la notizia dell’arrivo dal Fondo sviluppo e coesione dell’Unione europea di circa 250 milioni di euro destinati alla bonifica della più grande discarica d’Europa, quella di Malagrotta, alle porte di Roma. Anche se, si è affrettato a dichiarare alla stampa l’attuale presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali a esse correlati (cosiddetta Commissione Ecomafia), Stefano Vignaroli: “questi fondi per la bonifica saranno reclamati in danno al proprietario di Malagrotta secondo il principio di chi inquina, paga”. Il tempo è galantuomo, si dice. Un enorme invaso, quello di Malagrotta, gestito dalla famiglia Cerroni sin dagli anni Settanta, che ha rappresentato per decenni l’unica opzione per lo smaltimento dei rifiuti di Roma e dintorni. L’alibi perfetto per intere generazioni di classe dirigente capitolina per non approntare nessuna politica di gestione dei rifiuti prodotti nell’urbe. Alla fine, com’era logico che accadesse, piano piano l’invaso si è riempito e i nodi sono venuti al pettine, inesorabilmente, fino a quando è stata sancita la chiusura della discarica, nel 2013.

La bonifica entro il 31 dicembre 2025

Quella di Malagrotta è una vicenda complessa, dove si sono susseguite inchieste e innumerevoli polemiche. E dove nel 2011 è arrivata persino la scure della Commissione Ue, con una procedura di infrazione comminata per non aver rispettato la Direttiva sulle discariche (dir. 1999/31/CE). Da allora nulla si è mosso, fino alla notizia dell’arrivo dei soldi dall’Unione europea, che pretende però tempi serrati e il piede sull’acceleratore, non le calende greche che purtroppo caratterizzano il tema delle bonifiche in Italia. Come ha precisato la Regione Lazio in una nota ufficiale, trattandosi di risorse FSC 2020-2024, i lavori dovranno essere conclusi, collaudati e rendicontati entro il 31 dicembre 2025. Per questo la Regione, “preso atto delle difficoltà rappresentate da Roma Capitale nell’assumere il ruolo di soggetto attuatore dell’intervento in questione” ha deciso di puntare su un Commissario e affidare l’incarico a Giuseppe Vadalà, generale di brigata dei Carabinieri forestali, che è chiamato ad operare con l’ausilio di una task force altamente specializzata.

La struttura del Commissario Unico

Quella presieduta dal generale è la Strutta Commissariale Unica, chiamata sin dal mese di marzo 2017 a far fronte alla bonifica di ben 81 siti finiti sotto procedura d’infrazione europea. Nel dicembre 2014, infatti, a causa della sistematica violazione delle norme di tutela ambientale in tema di gestione dei rifiuti in ben 200 siti, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha condannato il nostro Paese al pagamento di una sanzione di 40 milioni di euro, oltre a una penalità semestrale di 400.000 euro per ogni sito di rifiuti pericolosi e 200.000 euro per i siti contenenti rifiuti non pericolosi. Sanzione che oggi, grazie al lavoro del Commissario di Governo, è stata minimizzata a 5.800.000 euro.

Lo stato delle bonifiche in Italia

La disseminazione lungo lo stivale di siti inquinati è il portato di decenni di cattiva gestione dei rifiuti, sia da parte delle pubbliche amministrazioni che dei settori produttivi. Come ha raccontato in audizione presso la Commissione Ecomafia Fabio Pascarella, responsabile Area siti contaminati di Ispra, nel nostro Paese si sarebbero accumulati circa 29.700 Siti di interesse regionale da bonificare, di cui solo il 50% è uscito dal censimento “perché sono stati bonificati o sono state fatte indagini che hanno dimostrato che non erano contaminati”. E, nell’ambito della stessa audizione, il presidente Ispra Stefano Laporta ha dichiarato che solo su un quarto dei 41 Siti di interesse nazionali italiani, cioè le aree inquinate più grandi e da bonificare, gli interventi di bonifica sono stati avviati o completati. Su due terzi di questi siti, è stato fatto soltanto uno studio preliminare.

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