Un suolo inquinato è nocivo per la salute dell’ecosistema a esso collegato e di tutti coloro i quali godono di quanto produca, esseri umani inclusi. Per poterne fare uso in sicurezza è necessario operare una bonifica. L’operazione richiede un intreccio di competenze: ambientali, economiche e normative. Stando alla legge 152 del 2006, il cosiddetto Testo Unico Ambientale, bonificare un terreno inquinato significa attuare una serie di interventi atti a eliminare le fonti di inquinamento, le sostanze inquinanti oppure le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo.
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Quando un suolo può dirsi inquinato?
Per terreno inquinato intendiamo un suolo non compatibile con la vita. È un’affermazione netta e decisa, che non lascia spazio per ribattere o trovare scorciatoie di comodo. Si arriva a questo punto quando le indagini sul suolo in questione rilevano la presenza, in quantità tali da superare la soglia di allarme, di sostanze chimiche, tossiche, cancerogene oppure radioattive. Il motivo per il quale si parla di incompatibilità con la vita è dovuto al fatto che l’inquinamento al suolo non resta circoscritto alla zona in cui si svolgono le indagini, bensì si sposta, trasportato da acqua e vento.
Le sostanze nocive possono penetrare in profondità nel terreno, raggiungendo in questa maniera le falde acquifere sotterranee o i bacini idrici superficiali. In tal modo si possono contaminare chilometri e chilometri quadrati di terreno agricolo, compromettendo risorse vitali per la sopravvivenza di piante e animali. Potenzialmente, si corre il rischio di causare disastri naturali anche di ampia portata.
Per ripristinare un suolo inquinato si procede a bonifica. In questo senso, bonificare significa riqualificare, ovvero riportare il terreno alle stesse condizioni in cui si trovava prima di entrare in contatto con le sostanze nocive. Il processo si può avviare quando si verificano tutte le condizioni specificate nel Testo Unico e soltanto al termine dell’obbligatoria analisi di rischio sanitario. Quando la concentrazione di contaminanti supera quella massima ammissibile, secondo le soglie normative locali, è possibile portare avanti una valutazione della bonifica e di tutte le sue fasi.
Come bonificare un terreno inquinato

L’opera di bonifica segue una prassi nota e un processo lineare, sempre lo stesso. Innanzitutto si isola l’area contaminata, per motivi di sicurezza. In questa maniera non solo si impedisce l’allargamento della stessa, bensì la si può controllare, e si facilitano le operazioni successive. Ad area isolata si procede con i carotaggi e il prelievo di campioni. È essenziale valutare con precisione lo stato del suolo e circoscrivere l’inquinamento. Le trivellazioni vanno portate avanti in vari punti e a diverse profondità del terreno.
Stabilita l’area di intervento si passa alla fase di indagine. In questo passaggio si definiscono con certezza le sostanze inquinanti presenti e si verifica in quale rapporto incidano rispetto alla terra intonsa. Prima di completare questo step, non è possibile iniziare l’intervento. Poi si inizia effettivamente a bonificare il terreno inquinato. Le procedure operative variano di caso in caso, a seconda del tipo di inquinanti trovati, dell’ampiezza dell’area di intervento e della destinazione d’uso del suolo specifico.
Le fasi operative più comuni includono la pulizia del terreno con lavaggio dedicato in loco o una serie di trattamenti chimici, oppure meccanici, qualora occorresse un intervento più profondo. Non sempre si può operare fuori da un laboratorio e non sono rare le eventualità nelle quali sia necessario prelevare terriccio e trasferirlo. Talvolta, anche agire in stabilimento è insufficiente, e la terra va semplicemente smaltita, in quanto non è possibile risanarla. La decisione su come muoversi viene presa dopo aver consultato i risultati dell’analisi di rischio sanitario-ambientale.
L’analisi di rischio è obbligatoria prima di bonificare un terreno inquinato
L’analisi di rischio sanitario-ambientale ha il compito specifico di definire la sorgente, o le sorgenti qualora fossero più di una, di contaminazione. Stabilisce inoltre la serietà dei livelli di inquinamento e il percorso di movimento e, dunque, di rischio delle sostanze. È un espediente imprescindibile, nonchè obbligatorio per legge, prima di procedere a bonificare un terreno inquinato.
A chi spetta il pagamento dei costi di bonifica
Dopo aver stabilito quali interventi vadano portati avanti e come procedere, occorre chiarire la questione dei costi. A questo riguardo, esiste una sentenza emessa dal Consiglio di Stato, la numero 2847 dell’8 aprile 2021, piuttosto chiara in materia. Secondo tale normativa, la responsabilità è in capo ai proprietari dei terreni. La decisione fa seguito alla vittoria di un comune che aveva portato in causa un proprietario terriero, intimandogli di procedere a rimuovere i rifiuti sul proprio appezzamento. In seguito all’opposizione giudiziaria della proprietà, il tribunale si era schierato con il municipio.
Secondo quanto stabilisce il Consiglio di Stato, tutte le volte in cui una proprietà inquina il suo suolo lasciandovi rifiuti abbandonati o sostanze nocive, oppure disinteressandosi di quel che la terra assorba, diventa responsabile. Anche se quel terreno era già contaminato prima che ne entrasse in possesso.
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