La maggior parte degli scenari climatici prevede meccanismi di compensazione, oltre alla riduzione delle emissioni. Ma quali sono i limiti pratici – finanziari, spaziali ed ecologici – della compensazione delle emissioni di CO2? Piantare alberi, per esempio, non è una soluzione concreta per compensare le emissioni delle grandi aziende fossili: considerando le riserve di cui dispongono, sarebbe necessario piantare una superficie di foresta estesa quanto il Nord America.
Ridurre le emissioni di anidride carbonica provenienti dalla combustione di fonti fossili è l’unica soluzione per scongiurare la catastrofe climatica. I meccanismi di compensazione delle emissioni di carbonio, come la riforestazione, non possono infatti raggiungere il risultato. Sono antieconomici per le aziende e lo spazio sul nostro pianeta è insufficiente. “Non c’è modo di aggirare la riduzione delle emissioni”, dichiara un’analisi pubblicata su Nature. Per limitare il riscaldamento a 1,5 °C entro il 2050, bisogna darci un taglio. “La soluzione migliore sarebbe quella di non bruciare i combustibili fossili e lasciarli semplicemente nel sottosuolo, invece di bruciarli e poi compensarne le emissioni”, concludono Alain Naef (ESSEC Business School, Cergy, France), Nina Friggens (University of Exeter, United Kingdom) e Patrick Njeukam (ESSEC Business School, Cergy, France) nel loro articolo.
Le 200 maggiori aziende dei combustibili fossili hanno riserve stimate in 182 gigatonnellate di carbonio
I tre autori si concentrano sulle 200 maggiori aziende del settore dei combustibili fossili, ed esaminando le loro riserve attuali, calcolano il costo e la superficie necessaria per compensare le emissioni di carbonio derivanti dalla loro combustione complessiva. Secondo Fossil Free Funds, le aziende produttrici di combustibili fossili possiedono attualmente 182 gigatonnellate di carbonio – registrate nei loro bilanci come parte del loro valore economico – che, se estratte e bruciate, rilasceranno 673 gigatonnellate di CO2 equivalente. Una quantità che supera di gran lunga le 400 gigatonnellate di CO2 equivalenti rimanenti nel nostro bilancio del carbonio.
Secondo il Global Carbon Budget 2023, la combustione di combustibili fossili rappresenta il 94% delle emissioni globali di combustibili (il cemento e altri usi industriali costituiscono il resto) e la combustione di combustibili fossili rappresenta l’89,6% delle emissioni globali. Si stima che, per contenere l’innalzamento della temperatura entro un 1,5 °C, il 60% del petrolio e del gas metano fossile e il 90% del carbone debbano rimanere non estratti.
Dati che le conclusioni del documento avvalorano. “Tuttavia, le aziende produttrici di combustibili fossili hanno attualmente pochi incentivi a ridurre l’estrazione e l’uso di combustibili fossili, e le misure normative volte a limitare queste attività tardano a concretizzarsi. Queste aziende riportano le loro riserve come attività nei loro bilanci, il che implica l’aspettativa che tali riserve saranno alla fine estratte e utilizzate”, si legge nell’articolo, intitolato Carbon offsetting of fossil fuel emissions through afforestation is limited by financial viability and spatial requirements.
Riforestare è la soluzione di compensazione più economica
Gli scenari di emissioni future di solito includono sia una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, sia una loro compensazione, poiché la maggior parte degli scenari presuppone che durante la transizione verso l’energia pulita si utilizzeranno i 182 miliardi di tonnellate di carbonio attualmente presenti nelle riserve delle compagnie petrolifere. Le aziende produttrici di combustibili fossili hanno cominciato a menzionare nelle proprie comunicazioni la compensazione delle emissioni derivanti dalle loro attività. Shell, ad esempio, nel 2021 prevedeva di “compensare le emissioni di circa 120 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030”, cita l’articolo.
La riforestazione, ovvero la piantumazione di alberi per creare nuove aree forestali, viene spesso proposta come soluzione di compensazione, perché è la più economica, a differenza della cattura della CO2 che tuttora viaggia su costi proibitivi. Ma l’argomento della compensazione delle emissioni è oggetto di dibattito e la fattibilità della riforestazione per una compensazione diffusa non è chiara. Per questo, l’analisi è partita da due domande. La compensazione delle emissioni di carbonio è economicamente sostenibile? Quanto spazio è necessario per il rimboschimento per compensare le emissioni di carbonio?
Lo studio si concentra principalmente sul rimboschimento, perché è il metodo principale utilizzato dalla maggior parte dei fornitori di soluzioni di compensazione commerciali e offre un modo relativamente semplice per misurare le compensazioni. Gli autori riconoscono, tuttavia, che ciò esclude altri approcci fondamentali come la prevenzione della deforestazione, il ripristino delle foreste e il miglioramento della gestione forestale, e sottolineano che queste altre soluzioni basate sulle foreste rimangono fondamentali per affrontare il cambiamento climatico e non devono essere trascurate.
Esistono limiti finanziari e spaziali alla compensazione piantando alberi
Il documento dimostra che esistono limiti finanziari e spaziali alla compensazione. Prendendo come riferimento il prezzo di compensazione attuale sul mercato ETS europeo (circa 83 dollari per il 2022), il 95% delle aziende produttrici di combustibili fossili avrebbe un valore di mercato negativo (chiamato Valutazione Ambientale Netta).
Inoltre, “se volessimo compensare le attuali riserve di combustibili fossili con il rimboschimento entro il 2050, sarebbe necessario rimboschire un’area equivalente all’intera superficie del Nord America, con la conseguente rimozione di tutte le infrastrutture esistenti, dei terreni agricoli e delle aree urbane”, dice l’analisi. Ciò consentirebbe di compensare circa 590 gigatonnellate di CO2, mentre le aziende produttrici di combustibili fossili dispongono di riserve che potrebbero generare 674 gigatonnellate di CO2. Per compensare tutte le emissioni storiche prodotte dall’uomo derivanti dai combustibili fossili e dal cemento, più della metà della nostra terra abitabile – o tutta la terra non arida – dovrebbe essere ricoperta da alberi.
È più conveniente smettere di estrarre combustibili fossili
Gli autori dimostrano, inoltre, che il rimboschimento, seppur producendo benefici per il clima, presenta anche molti rischi e limiti; è necessario valutare attentamente la disponibilità di nutrienti, l’approvvigionamento idrico, la temperatura, l’idoneità del suolo e l’idoneità delle diverse aree al rimboschimento. Il carbonio immagazzinato negli alberi è temporaneo, vulnerabile alla perdita a causa di eventi meteorologici estremi e deve essere preservato per mantenere il carbonio sequestrato.
Inoltre, l’imboschimento per il sequestro del carbonio potrebbe influire sulla sicurezza alimentare a causa della riduzione dei terreni disponibili per l’agricoltura e delle conseguenze negative sulla biodiversità, poiché comporta principalmente la monocoltura. “Sfide insormontabili in termini di uso del suolo e limitazioni ecologiche, in un mondo con una popolazione in crescita che necessita di più spazio vitale e terreni agricoli”. In breve, è economicamente più conveniente smettere di estrarre combustibili fossili piuttosto che bruciarli e compensarne successivamente le emissioni, se si tiene conto del “costo sociale” del carbonio. Ciò non significa che la conservazione e il ripristino delle foreste non debbano essere un obiettivo politico a sé stante.