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Comportamenti sostenibili: come promuoverli con Green Tipping

Green Tipping
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Studiare iniziative che alimentino il cambiamento individuale e sociale verso la sostenibilità. È l’obiettivo del progetto Green Tipping, ideato dal professor Alessandro Tavoni e finanziato dallo European Research Council. 

In una società in cui la tecnologia ha un ruolo sempre più ampio, è facile pensare che questa – guidata dalle giuste regole – possa risolvere anche la crisi climatica. È davvero così? Ne parliamo con il professore Alessandro Tavoni del Dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Bologna, ideatore di Green Tipping, progetto promosso dallo European Research Council (ERC) con un finanziamento di 1,8 milioni di euro. 

Alessandro Tavoni, la tecnologia è sufficiente a battere la crisi climatica e le altre crisi ambientali?

 “Tecnologia e politiche ambientali sono certamente necessarie ed essenziali, ma è importante anche l’intervento dal basso, col contributo del cittadino/consumatore. Un contributo necessario se vogliamo rispettare gli obiettivi che ci siamo dati con gli accordi di Parigi del 2015: tenere l’innalzamento delle temperature sotto i due gradi è una cosa difficile, e credo sarà impossibile senza il contributo dal basso. Dunque, la tecnologia e le politiche, senza dubbio; ma ci sarà anche bisogno di uno stimolo all’attività individuale, che è quello che mi prometto di studiare col progetto Green Tipping”. 

Obiettivo di Green Tipping è esplorare strumenti per promuovere cambiamenti in chiave sostenibile nei comportamenti individuali e sociali. Ci può fare un paio di esempi? 

“Certo. Partirei da un esempio a cavallo tra i due estremi: le politiche di incentivo classiche e il comportamento del consumatore. È il caso dell’utilizzo dei veicoli elettrici. Guardiamo la Norvergia, dove oggi è elettrico l’80% dei nuovi veicoli: è interessante perché può essere letto attraverso la chiave di lettura del tipping point, il cosiddetto effetto soglia. Il vantaggio di passare da un’automobile tradizionale a una elettrica dipende, in un certo modo, dalla quota di persone che hanno già fatto questa scelta. Nella teoria dei giochi si parla di gioco di coordinamento: il costo di utilizzare un veicolo elettrico è più basso quando già altri lo fanno (maggiore facilità nel trovare le stazioni di ricarica; ricambi più economici, etc.). In Norvegia la diffusione dell’auto elettrica è stata sostenuta da incentivi economici ma anche da alcune facilitazioni, come permettere ai proprietari di auto elettriche di usare le corsie per gli autobus. Ci sono teorie, sulle quali ho basato la proposta di progetto, che suggeriscono che ci sia un effetto soglia: che sopra un certo numero di persone che adottano il nuovo comportamento o il nuovo strumento (l’auto elettrica, in questo caso), grazie alle dinamiche sociali, il processo diventa quasi irreversibile, con un effetto a cascata sui consumatori futuri. La cosa interessante è che in questo caso, dopo il tipping point, l’incentivo economico può essere rimosso e il costo della manovra di sostegno si riduce”. 

Dove si colloca il tipping point che innesca scelte di consumo sostenibile?

 “Al momento sappiamo poco su quale sia la soglia critica. Gli esperimenti di piccole dimensioni svolti finora parlano di un range tra il 25 e il 40%. Uno dei miei contributi sarà lavorare su larga scala, su campioni rappresentativi di italiani e di cittadini del Regno Unito per verificare dove si colloca questa soglia”. 

Quali altri elementi ci influenzano nello scegliere se adottare comportamenti sostenibili? 

“Nel campo delle norme sociali sappiamo – per le scienze sociali non è una sorpresa – che siamo influenzati da quello che pensiamo gli altri si aspettino da noi. Una norma sociale, alla fine, è una specie di aspettativa condivisa su un comportamento e sul fatto che questo sia giusto o meno. Perché le norme sociali sono importanti? Perché quando decido di intraprendere un’attività, come passare ad un contratto per la fornitura di energia rinnovabile o intraprendere un’altra attività ambientalmente favorevole, è probabile che io sia influenzato da quello che penso che i miei concittadini facciano e da quello che gli altri si aspettano che io faccia. Uno degli studi che faremo, su un campione ampio e statisticamente significativo, è appunto andare a capire qual è la norma sociale (in Italia e nel Regno Unito) relativa all’impegno nella lotta ai cambiamenti climatici. Dopo aver individuato questa norma sociale, ne informeremo un secondo ampio gruppo di persone. L’obiettivo è osservare se l’essere informati sulla norma sociale ha un impatto sulla volontà di fare qualcosa per l’ambiente in prima persona. Daremo poi ai partecipanti una certa somma di denaro, che decideranno se tenere per sé oppure donare, ad esempio, ad una fondazione che lavora per ridurre il cambiamento climatico. L’idea è che, chi è stato informato sulle norme sociali del proprio Paese, sia probabilmente più disposto ad impegnarsi in questa direzione”. 

Quando partirà operativamente il progetto e quando si concluderà? 

Green Tipping inizierà a settembre e durerà cinque anni. Sarà condotto da un gruppo di ricerca interdisciplinare internazionale, presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Bologna. In questi giorni sto lavorando al reclutamento dei ricercatori”.

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