Il disaccoppiamento raggiunto tra crescita edilizia ed emissioni viene certificato da un rapporto UNEP-GlobalABC: Inger Andersen (UNEP). “Le azioni dei governi stanno funzionando. Ma dobbiamo fare di più e più velocemente”: obiettivi climatici globali a rischio
Un traguardo importante è stato raggiunto nel cammino verso la decarbonizzazione dell’edilizia e la riduzione dei nostri impatti negativi sul pianeta: le emissioni climalteranti del settore hanno smesso di aumentare per la prima volta dal 2020. E questo rallentamento non è dovuto ad una crisi economica. Esaminando il decennio trascorso dalla firma dell’Accordo di Parigi (2015), “il 2023 è stato il primo anno in cui la crescita continua dell’edilizia è stata disaccoppiata dalle emissioni di gas serra del settore”.
Ma l’obiettivo raggiunto lascia l’amaro in bocca perché aver tagliato questo traguardo non basta. “Un numero crescente di Paesi sta lavorando per la decarbonizzazione degli edifici, ma la lentezza dei progressi e dei finanziamenti mette a rischio gli obiettivi climatici globali”. Così si legge nel Global Status Report for Buildings and Construction 2024-2025 pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e dall’Alleanza Globale per gli Edifici e le Costruzioni (GlobalABC).
Il documento fornisce un’istantanea annuale dei progressi del settore degli edifici e delle costruzioni su scala globale: il Buildings-GSR esamina lo stato delle politiche, dei finanziamenti, delle tecnologie e delle soluzioni per verificare se il settore è allineato con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
“Gli edifici in cui lavoriamo, facciamo acquisti e viviamo sono responsabili di un terzo delle emissioni globali e di un terzo dei rifiuti globali”, ha ricordato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP: “La buona notizia è che le azioni dei governi stanno funzionando. Ma dobbiamo fare di più e più velocemente”
I pilastri del disaccoppiamento tra crescita edilizia ed emissioni
UNEP e GlobalABC ci danno la misura dei passi compiuti. L’intensità energetica del settore si è ridotta del 9,5%, mentre la quota di energie rinnovabili nella domanda finale è aumentata di quasi il 5%.
Progressi, ricorda il report, dovuti principalmente ad una maggiore elettrificazione della fornitura di calore e a un maggiore utilizzo di fonti energetiche rinnovabili per il riscaldamento e l’elettricità. C’è poi l’aumento delle certificazioni di bioedilizia: oltre il 20% dei nuovi edifici commerciali nei Paesi OCSE ha ottenuto la certificazione di bioedilizia, rispetto al 15% del 2020.
Altro fattore dell’alleggerimento dell’impatto ambientale dell’edilizia è stata l’adozione di pratiche di costruzione circolare e di riutilizzo degli edifici esistenti. Spiegano UNEP e GlobalABC che in Europa, ad esempio, l’uso di acciaio e cemento riciclati “è salito al 18% del totale dei materiali da costruzione”. Una crescita non irrilevante ma che evidenzia anche come resti ancora un 80% di questi materiali che non vengono dal riciclo.
Anche la progettazione digitale ha fatto la sua parte nella promozione dell’efficienza energetica: “Il 40% delle grandi imprese edili – spiega il rapporto – dichiara di utilizzare il Building Information Modelling nel 2023 per ottimizzare l’uso dell’energia”.
Su cosa puntare
Nonostante questi progressi, che la ricerca definisce – “timidi” e ancora “insufficienti” – il settore rimane uno dei protagonisti della crisi climatica: consuma il 32% dell’energia globale e contribuisce al 34% delle emissioni mondiali di CO2. L’edilizia dipende da materiali come il cemento e l’acciaio che sono responsabili del 18% delle emissioni globali e sono una delle principali fonti di rifiuti da costruzione.
Cosa fare allora? Ecco la ricetta di UNEP e GlobalABC:
- Diffondere standard edilizi. “La frammentazione normativa tra le regioni rallenta i progressi, in particolare nei Paesi in via di sviluppo dove la capacità istituzionale di applicare codici e standard per edifici efficienti dal punto di vista energetico e resilienti è ancora limitata”. Dato che quasi la metà degli edifici mondiali che esisteranno entro il 2050 non sono ancora stati costruiti, stima il rapporto, l’adozione di codici energetici ambiziosi per gli edifici “è fondamentale”;
- Standard per edifici a zero emissioni entro il 2028. Il rapporto invita i principali Paesi emettitori di carbonio ad adottare codici energetici per gli edifici a zero emissioni di carbonio entro il 2028, seguiti da tutti gli altri Paesi entro il 2035;
- Edilizia nei Contributi Nazionali Determinati (NDC). Sebbene la maggior parte dei Contributi Nazionali Determinati (cioè le iniziative dei singoli Paesi per raggiungere la neutralità climatica) faccia riferimento al settore edilizio, “pochi di essi offrono il livello di dettaglio necessario per tracciare il percorso verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”: solo 19 nazioni, infatti, integrano misure puntali relative agli edifici;
- Rafforzare gli investimenti. “Tutti i governi, le istituzioni finanziarie e le imprese devono collaborare per raddoppiare gli investimenti globali in efficienza energetica degli edifici da 270 miliardi di dollari a 522 miliardi di dollari entro il 2030”;
- Economia circolare del costruito. Fondamentale l’adozione di misure di responsabilità estesa del produttore e di pratiche di economia circolare, tra cui una maggiore durata degli edifici, una migliore efficienza dei materiali e il loro riutilizzo, il riciclaggio e la gestione circolare dei rifiuti;
- Competenze. I programmi di sviluppo della forza lavoro, spiega il report, sono “essenziali per colmare le carenze di competenze nel settore”: si dovranno dotare i professionisti delle competenze necessarie per l’edilizia verde.
- Ricerca e sviluppo. Un aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo è fondamentale per far crescere i materiali a basse emissioni di carbonio e le tecnologie edilizie avanzate.