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Edifici a emissioni zero entro il 2050

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La Direttiva Case green è definitivamente approvata. I Paesi membri dovranno approvare entro due anni un Piano nazionale di ristrutturazione e provvedere alla graduale eliminazione delle caldaie a gas.

Il Consiglio dell’Unione europea il 12 aprile ha formalmente adottato la Direttiva “Case green” sulle performance energetiche nell’edilizia (Energy peformance of building directive) che, secondo le intenzioni dei colegislatori, “contribuirà a ridurre le emissioni di gas serra e la povertà energetica nell’Unione europea”. Un tassello importante del Green Deal, visto che oggi gli edifici – secondo dati della Commissione – sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni climalteranti europee.

Secondo le nuove norme, entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero ed entro il 2050 l’intero parco edilizio europeo dovrà diventare climaticamente neutro. Dopo l’approvazione del Parlamento nel marzo scorso, quello del 12 aprile è l’ultimo passaggio prima della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea. Dopo di che, gli Stati membri avranno due anni di tempo per accogliere le disposizioni nella loro legislazione nazionale. La Commissione riesaminerà la Direttiva entro il 2028, alla luce dell’esperienza acquisita e dei progressi compiuti durante la sua attuazione.

Nel Consiglio Economia e Finanza (Ecofin) Italia e Ungheria hanno votato contro la norma, mentre Croazia, Repubblica ceca, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute. “È una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga?” ha commentato a caldo il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un’esperienza che potrebbe insegnare qualcosa”. Secondo le stime Unimpresa, quasi 8 milioni di immobili sono da riqualificare, per un costo stimato di 270 miliardi di euro. Oggi in Italia, secondo ENEA, il 52% degli edifici dotati di certificazione energetica rientra nelle due classi peggiori.

Gli obiettivi della Direttiva Case green

Per gli edifici non residenziali, il nuovo costruito dovrà essere a emissioni zero a partire dal 2028. Quanto al patrimonio esistente, almeno il 16% delle costruzioni con le peggiori prestazioni energetiche andrà ristrutturato entro il 2030, per arrivare al 26% entro il 2033. Ciò porterà a una graduale eliminazione degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni. Gli Stati membri si assicureranno che il consumo medio di energia degli edifici residenziali sia ridotto del 16% entro il 2030 e del 20 – 22% entro il 2035 rispetto alle prestazioni del 2020 (una data che potrebbe aiutare il nostro Paese, visti i lavori fatti da allora con il superbonus). Almeno il 55% della riduzione dei consumi dovrà essere ottenuta attraverso la ristrutturazione del 43% di edifici residenziali con le peggiori prestazioni.

Gli Stati membri potranno scegliere di esentare dalle norme:

  • edifici storici;
  • immobili di proprietà delle forze armate;
  • luoghi di culto;
  • abitazioni sotto i 50 mq;
  • seconde case utilizzate meno di 4 mesi all’anno.

Per raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione del patrimonio edilizio, ogni Paese dovrà approvare, entro due anni, un Piano nazionale di ristrutturazione. Che dovrà includere anche una tabella di marcia per eliminare le caldaie a combustibile fossile (in particolare a gas) entro il 2040, ma già dal 2025 vigerà il divieto di incentivarle. Per la ristrutturazione gli Stati membri dovranno mettere in atto misure di assistenza tecnica e di sostegno finanziario, con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili.

Le nuove norme garantiranno l’installazione di impianti solari adeguati a raggiungere i target Ue negli edifici di nuova costruzione, negli edifici pubblici e, in fase di ristrutturazione, in quelli esistenti non residenziali. Previste anche infrastrutture per la mobilità sostenibile, tra cui punti di ricarica per le auto elettriche, pre-cablaggi o canalizzazioni per ospitare infrastrutture future e parcheggi per le biciclette. La Direttiva non prevede sanzioni ma l’eventuale scelta viene lasciata al legislatore nazionale.

Le reazioni alla Direttiva Case green

Duro il viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica Vannia Gava: “Il tema è sempre lo stesso: come arrivare a centrare gli obiettivi ambientali senza tramortire economia, famiglie e imprese”. Il Governo italiano, sottolinea “si è battuto fino all’ultimo, ottenendo anche importanti miglioramenti. Ma il testo resta non equilibrato”.

Dall’opposizione, il capogruppo del Pd al Parlamento europeo Brando Benifei risponde al Ministro Giorgetti indicando le fonti cui attingere per reperire i fondi: “Il Next Generation Eu e il Piano di ripresa e resilienza, che il Governo fatica a mettere a terra; il Piano RePowerEU; i fondi della politica di coesione europea, soprattutto per le voci che riguardano la riduzione dei divari territoriali; il Fondo sociale per il clima, che mette a disposizione 65 miliardi di euro da spendere tra il 2026 e il 2032 per i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici”.

“La Direttiva europea sulle case green è un passo importante dal punto di vista ambientale e sociale” secondo Mimmo Fontana, responsabile rigenerazione urbana di Legambiente. “Dovrebbe essere accolta dall’Italia come un incoraggiamento a dirottare la spesa pubblica verso innovazione e sviluppo sostenibile a livello ambientale e sociale, partendo innanzitutto dalla programmazione di interventi di rinnovamento sulle unità più energivore”. Tra le misure da implementare, secondo l’associazione “un occhio di riguardo andrà dato al sistema di sostegno finanziario atto al rinnovamento edilizio che l’Italia dovrà garantire partendo dalle famiglie più fragili, attraverso un sistema di incentivi non solo accessibile a tutti – anche con il ripristino della cessione del credito – ma basato sull’efficacia degli interventi, senza dimenticare la messa in sicurezza antisismica e le possibilità di mitigazione degli eventi climatici estremi”.

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