Quelli che chiamiamo, curiosamente, fiumi volanti, non sono altro che correnti d’aria cariche di umidità. Queste originano dalla traspirazione delle piante nelle foreste pluviali e legano gli ecosistemi che le ospitano al ciclo dell’acqua. Il termine risale al 1992 e fu coniato dal climatologo peruviano Josè Marengo. L’uomo fu il primo a parlare di rios voadores (fiumi volanti in portoghese) presso il Centro Previsioni del tempo e Studi Climatici di San Paolo, ove lavorava.
Non deve stupire che i primi a evidenziare il fenomeno siano stati scienziati di base in Brasile. Queste correnti d’aria cariche di umidità hanno origine nella Foresta Amazzonica e da lì si dirigono dapprima verso il centro-ovest e poi a sud-sudest del grande Stato latinoamericano.
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Un fenomeno generato dall’evotraspirazione
I fiumi volanti sono la manifestazione più visibile dell’evotraspirazione. Questa non è che una fase del complesso ciclo delle acque. L’evotraspirazione ci aiuta molto bene a comprendere quanto sia grave il fenomeno della deforestazione e quale ruolo fondamentale giochino le macchie boschive nel preservare la salute del nostro pianeta e limitare le bizze climatiche. In aggiunta, si tratta di uno spettacolo enormemente suggestivo, da vedere e ammirare. Non a caso, il noto fotografo brasiliano Sebastião Salgado lo ha immortalato molto spesso.
L’evotraspirazione è particolarmente rilevante a queste latitudini, più che in altre zone del mondo, poiché si tratta di un’interazione che non si manifesta alla stessa maniera in ogni contesto climatico. Un’area ricca di foreste, che ospita la più vasta macchia pluviale del mondo e il suo complesso ecosistema, è sede di un processo molto ampio e visibile anche a occhio nudo. Le foreste intervengono in tre fasi sul ciclo delle acque. Vediamole.
I tre step che originano i fiumi volanti
- Tutto inizia con un’intercettazione della pioggia a livello di soprassuolo, ossia lo strato più superficiale del terreno che include anche funghi e radici delle piante.
- Una volta che la pioggia è stata intercettata, essa si infiltra naturalmente negli strati più interni del suolo, penetrando in profondità.
- L’ultima fase è quella della evapotraspirazione, la quale coinvolge sia la vegetazione sia il suolo e dà vita a uno scambio più complesso. La flora, tramite traspirazione, e la terra, attraverso l’evaporazione, restituiscono acqua all’atmosfera. Essa risale sotto forma di vapore e subisce l’influenza di numerosi fattori esterni: temperatura, copertura fogliare, radiazione solare… La quantità d’acqua che traspira, in ogni singola pianta, è oltre il 90% di quella intercettata da atmosfera e terreno e arriva fino a 1000 litri al giorno, in caso di alberi maestosi.
Se consideriamo che una foresta pluviale della vastità di quella Amazzonica è caratterizzata da una fittissima copertura arborea capiamo bene come sia possibile che il fenomeno dei cosiddetti fiumi volanti si renda più visibile da queste parti. La quantità di vapore acqueo in risalita è ingente e le differenze di temperatura tra le varie altitudini sono considerevoli.
L’influenza dei fiumi volanti sul clima
I fiumi volanti interessano gli studiosi da molto tempo. Uno studio congiunto di accademici tedeschi e brasiliani, denominato progetto ATTO (Amazon Tall Tower Observatory, con sede a Manaus), sta monitorando i fiumi volanti sia dal punto di vista fisico sia da quello biochimico. Ciò sta aprendo la porta a moltissime risposte interessanti. Quanto sappiamo sull’importanza della Foresta Amazzonica per il clima globale, e non solo locale, si deve in larga parte a questo tipo di ricerche. Similmente, siamo riusciti a stabilire quali e quanti siano i gas serra che vengono spostati da questi fiumi volanti che trasportano vapore acqueo.
Ogni volta che le nostre attività antropiche interferiscono con l’azione della natura ne complicano i processi. Tra gli svariati motivi per cui deforestare l’Amazzonia ai ritmi attuali è un atto criminale c’è anche quello che stiamo minacciando la corretta formazione dei fiumi volanti. In questa maniera, sul medio periodo, corriamo il rischio di mettere in pericolo l’approvvigionamento idrico e il corretto ciclo delle acque. Ciò significa che stiamo causando direttamente carestie e raccolti più scarsi, ostacolando il trasporto sui fiumi sudamericani e contribuendo alla possibile esplosione di emergenze igienico-sanitarie connesse alla mancanza di acqua potabile.
Dove è più evidente il fenomeno
I fiumi volanti di maggior portata e più evidenti, come quelli fotografati da Salgado, si formano presso il bacino delle Amazzoni. Qui insiste una corrente d’aria che soffia fino alla Cordigliera delle Ande. In corrispondenza di tale catena montuosa la massa d’aria si spezza. Quella trattenuta dalle vette vira, portando precipitazioni in Brasile del Sud, Argentina, Uruguay e Paraguay. La frazione che supera le Ande prosegue fino al Perù. Anche qui scende al suolo sotto forma di pioggia e, quando risale, origina il fenomeno che stiamo descrivendo.
Per distinguere un fiume volante dal suolo bisogna essere attenti osservatori. Tipicamente, lo si confonde con un sistema di nubi.
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