La Giornata mondiale delle api nasce per ricordare a tutti che gli insetti impollinatori sono vitali per la sicurezza alimentare, la sussistenza di centinaia di milioni di persone e per il funzionamento degli ecosistemi e la conservazione degli habitat, ma sono sull’orlo dell’estinzione. Per fattori diversi, pesticidi in primis.
L’impollinazione animale è fondamentale per la riproduzione delle piante selvatiche e delle principali colture agrarie mondiali. Ma gli insetti impollinatori sono da tempo a rischio di estinzione, con popolazioni in declino in tutto il mondo, sotto il tiro incrociato di pesticidi e distruzione degli habitat, cambiamenti climatici, diffusione di parassiti e malattie e di specie aliene invasive. Cause molteplici e concatenate, le stesse che stanno portando al declino della biodiversità. Per questo, il 20 maggio si celebra la Giornata mondiale delle api. Per sensibilizzare i cittadini e i decisori politici sull’importanza delle api e di tutti gli impollinatori per il funzionamento degli ecosistemi e la sicurezza alimentare. Parte della vita del pianeta dipende dall’impollinazione: per la sopravvivenza delle api e degli altri insetti impollinatori si può e si dovrebbe fare di più.
Come nasce la Giornata mondiale delle api
La Giornata mondiale delle api è nata nel 2017 con una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a coronamento di un processo avviato due anni prima dalla Repubblica di Slovenia, su sollecitazione dell’Associazione slovena degli apicoltori, per proporre una risoluzione che sottolineasse l’importanza delle api e in generale di tutti gli impollinatori, per l’ambiente e per l’uomo. La risoluzione tenne conto, in particolare, di un rapporto che – per dirla con l’Ispra – “ha portato alla ribalta mondiale il declino a cui stanno andando incontro le api e gli altri impollinatori”: il Rapporto di valutazione tematico su impollinatori, impollinazione e produzione alimentare, pubblicato nel febbraio 2016 daIl’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), che stimava un numero crescente di specie di impollinatori sull’orlo dell’estinzione in tutto il mondo a causa di diversi fattori, molti dei quali prodotti dall’uomo, che agiscono singolarmente o in combinazione fra loro.
La moria delle api
Dalla fine degli anni 90, molti apicoltori, soprattutto in Europa e Nord America, hanno iniziato a segnalare un’anomala e repentina diminuzione nelle colonie di api. Il fenomeno, che è stato denominato spopolamento degli alveari o moria delle api, si concentra in primavera, in coincidenza del periodo di maggiore bottinamento delle api, l’attività di raccolta del nettare e del polline dai fiori.
Nel 2018, dopo una lunga battaglia degli ambientalisti, l’Unione europea ha approvato il bando permanente di tre insetticidi neonicotinoidi dannosi per le api: l’imidacloprid e il clothianidin della Bayer e il tiamethoxam della Syngenta. Il loro uso all’aperto è stato vietato, ma resta però consentito all’interno di serre permanenti.
Qualche dato sull’impollinazione animale
L’impollinazione animale incide sull’80% delle specie coltivate in Europa
Secondo Ispra, la riproduzione dell’88% delle piante selvatiche da fiore del mondo (circa 308.000 specie) dipende, almeno in parte, dall’impollinazione animale per la riproduzione, così come il 70% circa delle 115 principali colture agrarie mondiali, mentre in Europa dipende dall’attività degli insetti impollinatori la produzione di circa l’80% delle 264 specie coltivate. E così Ispra spiega il meccanismo dell’impollinazione animale:
“Gli impollinatori sono animali che, visitando i fiori alla ricerca di nettare e polline, s’imbrattano di polline (gamete maschile, analogo allo sperma dei mammiferi) del quale sono ricchi le antere, cioè la porzione fertile degli organi sessuali maschili di un fiore. Visitando i fiori di altre piante, trasferiscono il polline (gamete maschile, analogo allo sperma dei mammiferi) attraverso il loro corpo sullo stigma, parte più esterna del gineceo o pistillo (che rappresenta la parte femminile del fiore). Attraverso lo stigma il polline giunge poi a fecondare l’ovario, permettendo così la riproduzione della pianta”.
40% degli insetti impollinatori oggi a rischio estinzione nel mondo
Il WWF Italia segnala invece che il 40% degli insetti impollinatori nel mondo è oggi a rischio estinzione ed entro il 2100 lo saranno i due terzi. “In Europa, negli ultimi 30 anni, abbiamo perso il 70% della biomassa degli insetti volatori, molti dei quali garantiscono il servizio ecosistemico dell’impollinazione”, scrive l’associazione ambientalista, che riporta che uno studio pubblicato sulla rivista Nature un paio di anni fa ha esaminato oltre 90 pubblicazioni scientifiche sui pesticidi e altri fattori di stress per le api, evidenziando le responsabilità dei pesticidi nella moria delle api, in particolare quelli in cui vengono usate due o più sostanze chimiche, dal micidiale effetto “cocktail” per tutti gli insetti impollinatori.
265 miliardi di euro all’anno il valore stimato dell’impollinazione animale nel mondo
Nel rilanciare la sua campagna per la messa al bando dei pesticidi dannosi per le api e gli impollinatori, Greenpeace scrive invece che “un terzo del cibo che mangiamo (mele, fragole, pomodori, mandorle, ecc.) dipende direttamente dall’opera di impollinazione delle api e sono ben 4.000 le varietà di vegetali che esistono grazie ad essa, tanto che senza impollinatori il 75% delle nostre colture subirebbe una drastica riduzione a livello quantitativo o qualitativo”. Per l’associazione, difendere le api è nel nostro interesse, anche da un punto di vista economico: “l’impollinazione artificiale è una pratica faticosa, lenta e costosa. Il valore di questo servizio, offerto gratis dalle api di tutto il mondo, è stato stimato in circa 265 miliardi di euro all’anno”, scrive.
Il Bosco delle Api di Greenpeace Italia, una piccola soluzione a misura di comunità
E poiché la Giornata mondiale delle api chiama in causa tutti noi, ecco una piccola soluzione messa in pratica da Greenpeace Italia sul territorio per contribuire in modo concreto al ripopolamento delle api e degli insetti impollinatori e alla tutela della biodiversità: il “Bosco delle Api” nato a Roma e Cremona. Sono due “food forest” (orto-bosco), cioè un sistema agroforestale multifunzionale che simula, su piccola scala, un ecosistema boschivo su più strati. Piante da frutto, erbe medicinali, bacche, ortaggi e fiori convivono sinergicamente con piante spontanee e animali, creando un habitat ricco di biodiversità. Il primo, quello romano, è nato nel 2020 durante la pandemia.
“Grazie alla dedizione dei volontari e delle volontarie di Greenpeace Italia e al supporto di associazioni locali, le food forest stanno crescendo, hanno cominciato a popolarsi di insetti impollinatori e ad ospitare iniziative locali, spazi aperti per incontri, attività didattiche e iniziative culturali, contribuendo così a sensibilizzare la popolazione sull’importanza della conservazione della natura”, dice Martina Borghi, responsabile Campagna Foreste di Greenpeace Italia. I Boschi delle Api non solo favoriscono la conservazione della natura, sono anche spazi per la ricreazione, l’istruzione e la costruzione di comunità.