Uno studio completo sulla cancerogenicità del diserbante più usato al mondo, il glifosato – a cui hanno partecipato scienziati europei e statunitensi – ha scoperto che, anche ai livelli considerati sicuri dall’Ue, la sostanza causa diversi tipi di cancro nei ratti. E avverte della pericolosità dei diserbanti a base di glifosato per gli esseri umani, neonati in primis. Le associazioni ribadiscono come durante il processo di riapprovazione del glifosato nell’Ue nel 2023 siano state ignorate le prove già fornite dagli scienziati.
Una ricerca internazionale conferma che il glifosato e gli erbicidi a base di glifosato causano diversi tipi di cancro, anche a livelli di esposizione considerati “sicuri” dall’UE e molto più bassi di quelli accettati negli Stati Uniti. Lo studio, pubblicato il 10 giugno sulla rivista Environmental Health, è stato coordinato dall’Istituto Ramazzini in Italia e ha coinvolto scienziati provenienti da Stati Uniti, Sud America ed Europa. Ha scoperto che basse dosi del controverso diserbante causano diversi tipi di cancro nei ratti.
In risposta a questo studio, la Commissione europea – che nel 2023 ha riapprovato per altri dieci anni l’impiego del glifosato, nonostante i primi avvertimenti fossero stati condivisi dai ricercatori con le autorità europee – ha dichiarato che esaminerà i nuovi dati e “agirà immediatamente per modificare o ritirare l’approvazione” del glifosato se “non soddisfa più” gli standard di sicurezza dell’Unione. Una decisione che avrebbe enormi implicazioni in Europa e non solo, dato che il glifosato è il diserbante più usato al mondo.
Uno studio internazionale guidato dall’Istituto Ramazzini
Il Global Glyphosate Study è lo studio tossicologico più completo mai condotto sul glifosato e sugli erbicidi a base di glifosato. Esamina l’impatto del glifosato e degli erbicidi a base di glifosato sulla cancerogenicità, la tossicità per lo sviluppo neurologico, gli effetti multigenerazionali, la tossicità per gli organi, l’alterazione del sistema endocrino e la tossicità per lo sviluppo prenatale.
È guidato dal Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini in Italia e coinvolge scienziati del Boston College, della George Mason University, del King’s College London, della Icahn School of Medicine at Mount Sinai, del Centro Scientifico di Monaco, dell’Università di Bologna, dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Istituto Superiore di Sanità e del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute. L’obiettivo è quello di fornire dati fondamentali per le autorità di regolamentazione, i responsabili delle politiche e le persone in generale.
Il glifosato da solo e due formulazioni commerciali a base di glifosato, il Roundup BioFlow (MON 52276) usato nell’UE e il Ranger Pro (EPA 524-517) usato negli Stati Uniti, sono stati somministrati ai ratti attraverso l’acqua potabile a partire dalla vita prenatale, a dosi di 0,5, 5 e 50 mg/kg di peso corporeo al giorno per due anni. Queste dosi sono attualmente considerate sicure dalle agenzie di regolamentazione e corrispondono alla dose giornaliera ammissibile (DGA) e al livello di non effetto avverso osservato (NOAEL) dell’UE per il glifosato.
I risultati della ricerca
In tutti e tre i gruppi di trattamento è stata osservata una maggiore incidenza di tumori benigni e maligni in più siti anatomici rispetto ai controlli. Questi tumori sono insorti nei tessuti emolinfopoietici (leucemia), nella pelle, nel fegato, nella tiroide, nel sistema nervoso, nelle ovaie, nella ghiandola mammaria, nelle ghiandole surrenali, nel rene, nella vescica urinaria, nelle ossa, nel pancreas endocrino, nell’utero e nella milza (emangiosarcoma). L’incidenza è aumentata in entrambi i sessi. La maggior parte di questi tumori riguardava tumori rari nei ratti Sprague Dawley (incidenza di fondo < 1%), con il 40% dei decessi per leucemia nei gruppi trattati che si sono verificati nei primi anni di vita; un aumento dei decessi precoci è stato osservato anche per altri tumori solidi.
“Abbiamo osservato un’insorgenza precoce e una mortalità precoce per una serie di tumori maligni rari, tra cui leucemia, tumori del fegato, delle ovaie e del sistema nervoso. In particolare, circa la metà dei decessi per leucemia osservati nei gruppi di trattamento con glifosato e GBHs si è verificata a meno di un anno di età, paragonabile a meno di 35 – 40 anni di età negli esseri umani. Al contrario, nessun caso di leucemia è stato osservato nel primo anno di età in più di 1600 controlli storici Sprague Dawley in studi di cancerogenicità condotti dall’Istituto Ramazzini e dal National Toxicology Program (NTP)”, ha dichiarato Daniele Mandrioli, direttore del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini e ricercatore principale dello studio.
Prove a sostegno della classificazione IARC del glifosato nel 2015
Questi nuovi risultati forniscono solide prove a sostegno della conclusione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) del 2015, secondo la quale esiste una “sufficiente evidenza di cancerogenicità del glifosato negli animali da esperimento”. Inoltre, i dati dello studio sono coerenti con le prove epidemiologiche sulla cancerogenicità del glifosato e degli erbicidi a base di glifosato, riferisce la nota dell’Istituto Ramazzini.
“I nostri risultati rafforzano la classificazione della IARC del glifosato come probabile cancerogeno per l’uomo e sono coerenti con gli studi sperimentali sugli animali e con le valutazioni correlazionali e di peso dell’evidenza sull’uomo che hanno riportato associazioni tra l’esposizione al glifosato e alcuni tipi di cancro, in particolare i tumori ematologici”, ha dichiarato Melissa Perry, coautrice dello studio e epidemiologa ambientale presso il George Mason University College of Public Health.
“I risultati di questo studio, e in particolare l’osservazione che l’esposizione prenatale dei ratti neonati al glifosato durante la gravidanza aumenta l’incidenza e la mortalità per leucemia nei primi anni di vita, sono un potente promemoria della grande vulnerabilità dei neonati umani alle sostanze chimiche tossiche e una forte ragione per eliminare il glifosato dalla produzione di alimenti consumati dalle donne in gravidanza e dai loro figli”, ha concluso Philip Landrigan, coautore dello studio e direttore del Programma per la salute pubblica globale e il bene comune del Boston College.
Uno studio in più fasi, primi risultati del 2022
I risultati del Global Glyphosate Study sulla tossicità del glifosato per il microbioma, che sono stati sottoposti a revisione paritaria e pubblicati alla fine del 2022 e presentati al Parlamento europeo nel 2023, hanno mostrato effetti avversi anche a dosi attualmente considerate sicure nell’UE (0,5 mg/kg di peso corporeo/giorno, equivalente alla dose giornaliera ammissibile dell’UE).
Il gruppo di ricerca del Global Glyphosate Study ha inoltre pubblicato in precedenza uno studio pilota che ha evidenziato una tossicità endocrina e riproduttiva nei ratti a dosi di glifosato attualmente considerate sicure dalle agenzie di regolamentazione negli Stati Uniti (1,75 mg/kg di peso corporeo/giorno). Questi risultati sono stati successivamente confermati in una popolazione umana di madri e neonati esposti al glifosato durante la gravidanza. Il prossimo passo del GGS sarà l’esame della neurotossicità, fondamentale per comprendere il ruolo che il glifosato e gli erbicidi a base di glifosato possono avere nell’aumento di malattie e disturbi neurologici.
L’allarme di PAN Europe
Alla pubblicazione della ricerca è subito seguito l’allarme rinnovato di Pesticide Action Network Europe, la rete di organizzazioni che lavora per sostituire l’uso di pesticidi pericolosi con alternative ecologiche e socialmente eque, che avverte che i risultati pubblicati a giugno contraddicono direttamente le conclusioni di chi ha valutato il rischio per l’Ue e sollevano serie preoccupazioni sull’adeguatezza degli attuali standard di sicurezza e sul rispetto della legislazione europea.
A gennaio 2024, PAN Europe e altre ong ambientaliste avevano già chiesto alla Commissione europea di rivedere, in virtù del principio di precauzione, la sua riapprovazione del glifosato fino al 2033. Nonostante le richieste formali di riesame, la Commissione aveva ribadito il suo rifiuto a luglio 2024, portando così le associazioni a presentare un ricorso presso il Tribunale dell’UE per ottenere l’annullamento della decisione.
“Secondo la legge europea sui pesticidi, le sostanze attive e i prodotti che possono causare il cancro non devono essere approvati. Tuttavia, nonostante il rigore scientifico e la rilevanza dello studio, la Commissione europea e gli Stati membri hanno ignorato queste prove e hanno rinnovato l’approvazione del glifosato per un altro decennio. Gli autori della ricerca esortano ora le autorità di regolamentazione a prendere in considerazione questi risultati”, si legge nella nota di PAN Europe a commento dei dati di giugno dello studio internazionale. “Il glifosato non soddisfa chiaramente i requisiti di sicurezza della legislazione europea”, ha dichiarato Angeliki Lysimachou, responsabile del settore scientifico e politico di PAN Europe. “Queste nuove prove devono innescare un’urgente rivalutazione dell’autorizzazione del glifosato e dell’integrità dell’intero processo di regolamentazione dei pesticidi dell’UE”.