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Gli invasi artificiali multifunzionali: la gestione sostenibile dell’acqua in tempo di crisi climatica

Invasi artificiali: una diga tra le montagne
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Numerose zone del pianeta, come ad esempio ampi tratti del nostro Meridione, soffrono di una crisi idrica ormai endemica. Lo sfruttamento di invasi artificiali multifunzionali potrebbe indicare una nuova via per gestire la risorsa in maniera sostenibile.

Per molte dighe esistenti, gli utilizzi multipli (dunque, la multifunzionalità) sono già oggi una realtà di fatto. Anche nel caso di infrastrutture ufficialmente ad uso singolo ci si trova spesso a parlare di invaso multifunzionale, poiché nel corso della vita delle opere si introducono, con una certa frequenza, requisiti aggiuntivi rispetto alla sola finalità iniziale. Questo introduce vincoli i quali, spesso, appaiono in conflitto, tra loro nonché con l’uso ottimale della singola funzione originale. È necessario gestire con saggezza i differenti usi e ripartirli equamente tra più beneficiari. Un approccio multifunzionale può portare a una valutazione migliore del valore reale di dighe e bacini, considerando sia gli aspetti economici sia quelli finanziari.

Il ruolo degli invasi artificiali nella gestione delle risorse idriche

I cambiamenti climatici stanno pregiudicando l’attuale modello di sviluppo occidentale. Anche l’Italia ne risente. La sicurezza idrogeologica nasce nei territori montani, dove è necessario realizzare nuovi invasi per trattenere le piene e creare riserve idriche, le quali siano utili a favorire la permanenza di presidi umani, contrastando in questo modo anche il progressivo abbandono di quelle aree. La realizzazione di bacini multifunzionali è in grado di contribuire direttamente, in particolare nel campo delle energie rinnovabili, al raggiungimento degli obiettivi indicati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.

Gli invasi rappresentano una delle principali fonti di approvvigionamento idrico, poiché permettono di accumulare riserve d’acqua durante l’inverno, in modo da poterle sfruttare in estate o quando questa scarseggi. Non si tratta solo di un modo utile per combattere la siccità, bensì anche di un’importante soluzione contro gli sprechi idrici. Questi, in Italia, riguardano mediamente il 40% dell’acqua totale immessa in rete. A causa di infrastrutture particolarmente inadatte, arrivano a toccare picchi del 50% per quel che riguarda il Sud e le due isole maggiori.

Ogni anno, in Italia, l’89% dell’acqua piovana viene dispersa, secondo le stime Coldiretti. Eppure, data la sempre più concreta minaccia della siccità, una simile risorsa potrebbe rivelarsi fondamentale per le aziende agricole, così come per i cittadini. Gli invasi possono agevolarne la raccolta. Queste strutture, artificiali o naturali che siano, sono destinate all’accumulo e alla conservazione dell’acqua. Giocano un ruolo di importanza fondamentale nella gestione delle risorse idriche. Simili bacini immagazzinano l’acqua piovana, quella che defluisce dai fiumi o proviene dallo scioglimento delle nevi. Così facendo, garantiscono una riserva preziosa, per svariati usi, specie nei momenti di maggiore richiesta.

Tipologie di invasi e loro funzioni

Gli invasi possono essere creati mediante la costruzione di dighe, o argini, preposti a bloccare il flusso dell’acqua in una determinata area. In questa maniera, si costituisce un serbatoio artificiale. Quelli che definiamo invasi naturali, come laghi e bacini idrici, svolgono funzioni simili. L’acqua accumulata viene utilizzata per molteplici scopi, da cui l’aggettivo multifunzionale che caratterizza simili infrastrutture. Tra essi segnaliamo l’approvvigionamento idrico, tanto per l’uso domestico quanto per quello industriale; l’irrigazione agricola; la produzione di energia idroelettrica e la regolazione del flusso dei fiumi, al fine di prevenire eventuali inondazioni.

Una tipologia particolare di invasi, di origine generalmente artificiale, è quella dei cosiddetti laghetti collinari. Come suggerisce il nome, sono particolarmente diffusi in collina, ma possono essere creati anche in pianura.

Questi si costituiscono realizzando un’opera di sbarramento lungo un corso d’acqua, in maniera tale da delimitarlo e dare origine a una riserva idrica. Nel nostro Paese abbiamo un’apposita normativa, la quale definisce questi specchi sia in base alle dimensioni dell’invaso, sia di quelle dello sbarramento. In altezza, la massima soglia è di 15 metri, superata la quale si parla di grande diga. Il volume massimo di fluido trattenuto a monte dell’infrastruttura, invece, non può superare il milione di metri cubi.

Invasi artificiali: invasi lungo un fiume
Gli invasi artificiali danno vita a riserve idriche utilizzabili quando la richiesta d’acqua è maggiore

Capacità di stoccaggio e distribuzione

In realtà, le dimensioni della maggior parte dei laghetti collinari, così come quelle dei più diffusi invasi naturali che abbiamo in Italia, si mantengono più contenute dei limiti di legge. Oltre la metà di questi bacini non raggiunge volumi superiori ai 30.000 metri cubi e più del 20% del totale ha una portata che non supera i 10.000. Le vasche di raccolta si edificano in cemento o terra, a seconda della composizione del suolo. La maggior parte di questi laghetti ha fini antincendio o di irrigazione. La capacità media degli invasi artificiali creati a questo scopo si attesta tra i 20 e i 30.000 metri cubi per un volume totale potenziale italiano che si attesta intorno ai 60 milioni di m³.

L’interrimento, naturalmente, sottrae una certa quota di volume alla massima capacità degli invasi. Esso può ripercuotersi sulla funzionalità e sul ciclo di vita del bacino, poiché l’accumulo di sedimenti dovuti all’erosione del terreno ne limita la capienza. Ne soffrono particolarmente i bacini di dimensione più contenuta.

Benefici ambientali e sociali degli invasi multifunzionali

I vantaggi degli invasi artificiali, così come di quelli naturali, sono molteplici oltre che rilevanti. Iniziamo dal rimarcare quanto sia importante stoccare acqua, in grandi quantità, per rifornire costantemente i canali irrigui. Sono infatti questi a dare respiro all’agricoltura, specie durante i periodi di scarse precipitazioni. Gli invasi, in aggiunta, diventano veri e propri hub per la biodiversità, ospitando pesci e attirando uccelli. Contribuiscono così a conservare gli ecosistemi locali. Un altro beneficio non sottovalutabile è quello dovuto allo sfruttamento di acque di superficie. Non servirsi di processi di prelievo significa non impattare negativamente sull’ecosistema sotterraneo.

Oltre a questi benefici, i bacini idrici connessi alle dighe giocano un ruolo chiave nella riduzione delle piene. Possono prevenire alluvioni e mitigare i rischi associati a fenomeni atmosferici estremi. Gli impianti dotati di centrali idroelettriche attigue presentano un ulteriore vantaggio. Sono infatti in grado di fornire energia rinnovabile e pulita. Infrastrutture bivalenti di questo tipo riducono la dipendenza dai combustibili fossili e arginano il cambiamento climatico. Gli invasi hanno un impatto ambientale piuttosto basso e si pongono come strumenti chiave in una fase di transizione verde che mette al centro del suo impegno lo sviluppo sostenibile.

Supporto all’agricoltura e alla biodiversità

Che l’acqua sia vita per ogni essere vivente è noto a chiunque. Ciò è particolarmente vero in agricoltura. I prodotti hanno bisogno di essere ben idratati durante la loro crescita e maturazione. In uno scenario di sconvolgimento climatico, come quello di strettissima attualità nel nostro tempo, è ancor più importante supportare le colture che forniscono nutrimento salutare, genuino e, possibilmente, a chilometro zero.

Gli invasi sono un antidoto ai periodi di siccità, i quali, negli ultimi anni, si sono rivelati duri e prolungati, su ampie aree del nostro Paese. Poter contare su bacini idrici di recupero, colmi di acqua piovana (e, dunque, priva del calcare che, inevitabilmente, si trova in quella proveniente dall’acquedotto) a disposizione della filiera locale, è un toccasana per un settore che va puntualmente in difficoltà, non appena la temperatura del termometro climatico salga in maniera decisa.

I corpi d’acqua rappresentano una riserva di biodiversità importante. La maggior parte delle specie autoctone di animali e vegetali proliferano laddove abbiano facile accesso a questa risorsa. Gli invasi artificiali, così come quelli naturali, rappresentano un rifugio sicuro per le comunità viventi radicate nelle zone in cui vengono installati.

Invasi artificiali: una diga circondata da montagne
Gli invasi artificiali rappresentano un antidoto ai periodi di siccità, che ultimamente si sono rivelati duraturi e segnanti, nel nostro Paese

Prevenzione di eventi climatici estremi

Negli ultimi anni abbiamo assistito a svariate esondazioni di fiumi, in Italia, che hanno messo in ginocchio intere popolazioni. Ebbene, la presenza di un invaso è un’affidabile alleata anche contro questi fenomeni potenzialmente devastanti. Creare un bacino di ritenzione serve infatti a contenere le acque e a regolare il deflusso di un fiume in piena. Le aree circostanti al letto del corpo idrico sono così maggiormente tutelate, in caso di esondazione. Naturalmente, le bombe d’acqua che hanno massacrato il Centro Italia sono difficilmente gestibili anche in presenza di invasi, ma laghetti e falde acquifere garantiscono uno sfogo ulteriore alla furia della piena.

Politiche e normative di riferimento in Italia

I contratti di concessione, da quelli per enti statali a quelli destinati a operatori privati, hanno strutture simili a livello internazionale, sebbene presentino denominazioni, durate e obblighi diversi. Le misure italiane sugli invasi sono definite principalmente dal Decreto Ministeriale 205, risalente al 12 ottobre 2022. Tale documento stabilisce tutti i criteri leciti per redarre un progetto di gestione e richiederne l’accettazione. Il decreto prevede la possibilità di presentare un disegno semplificato, nel caso di bacini dall’interrimento limitato. Le regioni possiedono competenze specifiche sugli invasi non disciplinati dal decreto (ovvero quelli con capienza inferiore al milione di metri cubi e che non raggiungano un’altezza minima di 15 metri).

Nel nostro Paese, la regolamentazione mira a garantire una gestione sostenibile della risorsa idrica, tutelando l’ambiente e proteggendo sicurezza e gestione dell’invaso. Esiste un piano nazionale per queste infrastrutture, il quale prevede stanziamenti specifici per ottimizzare il risparmio d’acqua e la gestione delle reti degli acquedotti, oltre a obbligare il gestore all’aggiornamento del progetto di concessione. La cadenza di questo obbligo è tipicamente decennale ma, nel caso di invasi artificiali particolarmente delicati o specifici, può decorrere con frequenza maggiore.


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Mattia Mezzetti

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