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L’ex Ferriera di Trieste è stata demolita, ora pronti per la bonifica

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Per l’area della ex Ferriera di Trieste sono in arrivo investimenti per 400 milioni di euro, anche grazie a fondi del Pnrr. E l’aspettativa per la città è quella di uno sviluppo economico legato alla logistica e all’incremento delle attività portuali.

Nell’area dell’ex impianto siderurgico della Ferriera di Servola, a Trieste, possono partire la bonifica e gli investimenti per le attività di riconversione industriale di quella che molti chiamavano “l’altra Ilva”, anche se gestita da Siderurgica triestina e Acciaieria Arvedi. Il 18 settembre sono crollati gli ultimi quattro edifici e una ciminiera dell’area a caldo, dove avvenivano i processi di fusione di rottame ferroso e materie prime, chiusa due anni fa. Il crollo è avvenuto sotto la carica esplosiva di 300 chili di dinamite, innescati da 570 detonatori e mezzo chilometro di miccia: un evento storico per la città, alla presenza di autorità locali e nazionali, e preceduto da tanto di fuochi d’artificio. La Ferriera ha rappresentato infatti 123 anni di storia industriale e sociale della città. Nel bene e nel male: è stata fonte di lavoro e di ricchezza per il territorio, ma anche causa di inquinamento e di battaglie dei cittadini in difesa della salute. Un luogo simbolo, in piena città.

Come verrà riconvertita l’ex Ferriera di Trieste e in quanto tempo

Rasa al suolo l’area a caldo si apre ora, secondo gli esponenti dell’amministrazione regionale, una nuova pagina di storia cittadina, che punta soprattutto sullo sviluppo portuale. L’Accordo di programma per l’attuazione del progetto di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo dell’area, sottoscritto a giugno 2020, da Siderurgica triestina, Acciaieria Arvedi e Icop da una parte e le parti pubbliche dall’altra (Ministeri dello Sviluppo economico, della Transizione ecologica, Infrastrutture e trasporti, Agenzia nazionale politiche attive lavoro, Agenzia Demanio, Porto di Trieste, Regione Friuli Venezia Giulia e Comune di Trieste) prevede la bonifica del sito e la realizzazione di una piattaforma logistica integrata che comprenderà un nuovo snodo ferroviario e l’ampliamento della banchina portuale. Lo sviluppo, progettato e realizzato interamente da Icop, si inserisce in un più ampio piano di valorizzazione dell’area Sud del Porto di Trieste, che prevede interventi pubblici finanziati anche attraverso fondi del Pnrr, per un investimento complessivo di circa 400 milioni di euro. “Con l’Accordo di programma vengono definiti investimenti e interventi funzionali a supportare e realizzare nell’area della Ferriera una produzione ecosostenibile, che punta alla decarbonizzazione completa del sito siderurgico, al rilancio delle attività di logistica e alla salvaguardia dei lavoratori” aveva dichiarato in occasione della firma del documento l’allora ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, presente alla demolizione della Ferriera insieme al governatore Massimiliano Fedriga. Secondo l’Accordo, gli anni previsti per la riconversione sono cinque. Saranno sviluppati il raccordo ferroviario della stazione di Servola e il collegamento autostradale con la grande viabilità, basi per il successivo avvio dei lavori del Molo VIII, come previsto dal Piano regolatore portuale approvato nel 2016. Rimane in piedi l’area a freddo, dove avvengono i processi di laminazione, ed è anzi previsto un suo sviluppo con assunzione di mano d’opera, oltre all’assorbimento degli operai della Ferriera in attesa di ricollocamento.

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