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Nature Restoration Law: il dibattito è ancora aperto

Perdita di biodiversità causata dalla deforestazione
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Obiettivi vincolanti per recuperare tutti gli ecosistemi europei entro il 2050 per combattere cambiamento climatico e perdita di biodiversità. L’Europarlamento ha approvato la Legge sul ripristino della natura, ma la partita non è ancora finita.

Il Parlamento europeo ha approvato a metà luglio il testo della Nature Restoration Law, la prima legge sul ripristino della natura del vecchio continente. I deputati chiedono che, entro il 2030, l’Unione europea fissi misure per il ripristino della natura che coinvolgano almeno il 20% delle sue aree terrestri e marine: dalle foreste ai terreni agricoli, dagli ambienti marini a quelli d’acqua dolce, senza dimenticare le aree urbane. Con l’obiettivo a lungo termine di recuperare tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050, per raggiungere i target europei in materia di clima e biodiversità. Un traguardo ambizioso, se si considera che oltre l’80% degli habitat europei e il 60% dei suoli sono in cattive condizioni.

La Nature Restoration Law ha diviso l’Europarlamento

Il dibattito è stato lungo e faticoso. Il provvedimento, proposto dalla Commissione europea a giugno 2022 nell’ambito del Green Deal europeo, è stato molto contestato da diversi Paesi membri, tra cui l’Italia, e ha spaccato in due l’Europarlamento che solo recentemente è riuscito ad adottare la propria posizione. Il testo definitivo della legge uscirà dai negoziati con il Consiglio europeo; la partita, dunque, non è finita e la trattativa potrebbe continuare a non essere facile. Gli eurodeputati sottolineano che il ripristino degli ecosistemi è fondamentale per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità e insistono sul fatto che riduce i rischi per la sicurezza alimentare. Inoltre, evidenziano che la proposta di legge non impone la creazione di nuove aree protette nel territorio dell’Unione, né impedirà la costruzione di nuovi impianti per l’energia rinnovabile (infrastrutture di cui, anzi, con l’introduzione di un nuovo articolo si riconosce in larga misura l’interesse pubblico). Precisazioni in risposta a coloro che si sono duramente opposti al testo durante il suo iter. I Paesi contrari alla legge (Italia, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Svezia) hanno motivato il loro voto anche con il timore che la normativa possa avere conseguenze negative sulla sicurezza alimentare e sul comparto dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca.

Quali sono gli obiettivi della Nature Restoration Law  

La nuova legge avrà obiettivi vincolanti per gli Stati membri, per contribuire a raggiungere gli impegni internazionali dell’Unione europea, in particolare quelli indicati nel quadro globale sulla biodiversità delle Nazioni Unite di Kunming-Montreal. Per ripristinare entro il 2030 almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione, la proposta si articola secondo diversi target specifici:

  • la riduzione dei pesticidi chimici del 50% e l’inversione del trend del declino degli impollinatori entro il 2030;
  • nessuna perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030 e un loro aumento del 5% entro il 2050;
  • la riduzione delle barriere fluviali per ripristinare 25mila km di fiumi a scorrimento libero entro il 2030;
  • la crescita degli stock di carbonio attraverso il miglioramento della gestione forestale;
  • azioni per l’aumento della biodiversità su almeno il 10% della superficie agricola utilizzata.

L’Europarlamento propone che la normativa si applichi solo una volta che la Commissione avrà fornito dati sulle condizioni necessarie per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e dopo che i Paesi dell’Unione avranno quantificato le aree da ripristinare per raggiungere gli obiettivi per ogni tipo di habitat. Prevede anche di introdurre la possibilità di rinviare gli obiettivi di ripristino in caso di conseguenze socioeconomiche eccezionali.

Nature Restoration Law: cosa ne pensa l’Italia

Per il relatore del provvedimento, Cesar Luena, la legge sul ripristino della natura è un elemento essenziale del Green Deal europeo e segue le raccomandazioni e i pareri scientifici che sottolineano la necessità di ripristinare gli ecosistemi europei. “Gli agricoltori e i pescatori ne beneficeranno – ha dichiarato Luena – e verrà garantita una terra abitabile alle generazioni future. La posizione adottata invia un messaggio chiaro. Ora dobbiamo continuare a lavorare bene, difendere la nostra posizione durante i negoziati con i Paesi UE e raggiungere un accordo prima della fine del mandato di questo Parlamento per approvare il primo regolamento sul ripristino della natura nella storia dell’Unione europea”. Critico invece il commento del nostro ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, all’indomani del voto del Parlamento europeo: “Negli ultimi mesi – ha detto Pichetto intervenendo all’Assemblea nazionale di Confagricoltura – c’è stata una trattativa molto serrata, nella quale non mi sono mai alzato dal tavolo: siamo convinti che per ripristinare serva avere un disegno che funzioni, non una bandiera. Se devo rimettere le piante autoctone di tre secoli fa, vuol dire che forse questo è un ripristino molto ideologico che non ha più senso. L’adattamento è trovare un punto di equilibrio tra convivenza civile e natura”.

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