Il permafrost thaw, o disgelo del permafrost, tradotto in italiano, non è che il processo di scongelamento di quello strato di terreno che resta permanente ghiacciato. Affinché si possa parlare di permafrost, o ghiaccio perenne, è necessario che lo stesso appezzamento di terreno resti costantemente congelato per almeno due anni consecutivi. L’aumento delle temperature globali incide pesantemente sul terreno ghiacciato e può portare a gravi conseguenze ambientali. Pensiamo, per esempio, al rilascio di gas serra intrappolati nel permafrost, al cedimento di terreno e alla formazione di laghi laddove vi era un ghiacciaio, tutti fenomeni che mutano profondamente il paesaggio.
Che cos’è il permafrost e dove si trova
Tutte le fasce di terreno che rimangono congelate per almeno due anni consecutivi, anche senza ghiaccio visibile, possono definirsi parte del permafrost. Esse si trovano principalmente in aree geografiche molto fredde, come le regioni artiche e quelle subpolari. Anche altrove, però, troviamo congelamenti perenni. Un esempio sono i ghiacciai collocati sulle Alpi, i quali mantengono la loro coltre anche in piena estate. Almeno per il momento. Il riscaldamento globale, com’è noto, sta provocando lo scioglimento del permafrost, con tutto ciò che ne consegue: dall’instabilità del suolo al rilascio dei gas serra.
In alcune aree alpine, sempre più numerose, il ghiaccio perenne ha già raggiunto il punto di non ritorno, quello a partire dal quale lo scioglimento estivo è troppo severo per essere compensato, durante la stagione fredda, dal congelamento. Al di là del danno ambientale occorre considerare quello alla salute: sotto la coltre ghiacciata, infatti, si trovano batteri e patogeni di epoche storiche passate. Questa materia organica, congelata in alcuni casi da millenni, sarà riattivata quando la sua prigione gelata verrà dissolta. Nessun essere vivente, oggi, ha gli anticorpi necessari a proteggersi da malattie estinte da secoli.
E che dire del carbonio? Anch’esso è custodito, in ampia parte, al di sotto della lingua di ghiaccio indissolubile. Qualora fosse rilasciato, i ritmi del global warming aumenterebbero e il processo si velocizzerebbe. Il discioglimento del permafrost causa frane, colate detritiche e un generale indebolimento dell’intera superficie interessata dalla trasformazione del ghiaccio in acqua.
Perché è considerato un archivio del passato climatico?
In maniera poetica, ma non scorretta, si ritiene il permafrost un archivio del passato climatico. Effettivamente è così. Esso, infatti, congelando a determinate latitudini, ha preservato arbusti, carcasse, batteri del suolo e biomi incontaminati dalle attività umane al di sotto di sé, per periodi di tempo lunghi anche millenni. È come se il ghiaccio abbia posto in una teca paesaggi ed esseri viventi del tempo che fu. Gli scienziati hanno la possibilità di studiare il passato e generare modelli quanto più verosimili possibile a quanto accadeva nel passato grazie ai carotaggi nelle regioni artiche. La perdita del ghiaccio perenne significherebbe la scomparsa di questa notevole opportunità di ricerca.
Cosa succede quando si innesca il permafrost thaw
Quando il permafrost si scioglie, si innescano, a caduta, numerosi effetti negativi. Gas serra come metano e anidride carbonica vengono liberati e rilasciati nell’atmosfera. Come abbiamo già sottolineato, ciò contribuisce in maniera decisa al surriscaldamento globale. In aggiunta, il terreno si destabilizza, in modo anche importante. Quando ciò avviene, si verificano inevitabilmente frane, smottamenti e cedimenti di edifici e infrastrutture sovrastanti (in zone come la Siberia, edificare sul permafrost è piuttosto abituale).
Il rischio che più spaventa anche i meno sensibili all’ambiente è quello del rilascio di agenti patogeni che credevamo estinti. Essi hanno un’elevata capacità di adattamento che consente loro di sopravvivere al freddo e replicarsi. Alcuni di questi potrebbero essere dannosi per la nostra salute. Con la memoria della pandemia e del lockdown ancora fresca, tutti sappiamo bene quale tipo di conseguenza si potrebbe provocare.
Effetti principali dello scioglimento del permafrost
Vediamo, in sintesi, quali effetti vengono messi in moto dal permafrost thaw:
- emissione accelerata, e incontrollabile, di gas serra. In particolar modo, di metano in quantità allarmanti;
- rischio idrogeologico connesso ed elevato pericolo di frane rovinose, causate da un suolo che ha perso la propria stabilità, legata alla presenza del ghiaccio;
- danni a strade, edifici, oleodotti e altre infrastrutture collocate in prossimità delle aree preda del disgelo incontrollato;
- rischio biologico connesso ai microrganismi congelati, liberatisi improvvismente dalla loro dimora nel ghiaccio.
Dove sta accadendo: dati e immagini dal satellite
ESA e NASA, allertate dall’incremento del permafrost thaw, si sono attivate con un progetto specifico, incentrato proprio sul rilascio di carbonio conseguente allo scioglimento. La ricerca Arctic Methane and Permafrost Challenge è un lavoro congiunto di scienziati di due continenti. L’obiettivo era mappare il carbonio arrivato in atmosfera e predire cosa succederà in futuro. Lo studio evidenzia il pericolo del rapido scioglimento del ghiaccio perenne e mette l’accento sulla necessità di un monitoraggio più dettagliato.
“Il permafrost non può essere osservato direttamente dallo Spazio. Bisogna combinare differenti misurazioni, come quella della temperatura del suolo e del livello di umidità, per avere un quadro del cambiamento. Grazie ai satelliti abbiamo la registrazione di come, negli ultimi 20 anni, sia cambiato il suolo del permafrost nell’emisfero settentrionale. Adesso aspettiamo le iscrizioni in situ e sistemi satellitari nuovi per avere ancora più informazioni”.
Ha affermato Charles Miller, del Jet Propulsion Laboratory della NASA, intervistato dall’agenzia di stampa DIRE.
L’ ESA, per questo tipo di ricerca, ha attivato la sua missione SMOS e il satellite Sentinel 5P della costellazione Copernicus. Per gli studi futuri, c’è attesa per il lancio della missione tedesca Merlin, programmata per il 2027. Grazie allo sfruttamento della tecnologia laser, promette dati sul metano nell’osservazione dell’Artico. Entro l’anno, dovrebbe partire la missione ESA Copernicus Carbon Monitoring: fornirà dati direttamente legati alle emissioni di carbonio conseguenti allo scioglimento del permafrost.
I satelliti delle due agenzie ci dicono che, solo nei 2 metri più superficiali di ghiaccio, siano stipati, in alcune zone, anche più di 50 chili di carbonio per metro quadro.


Le conseguenze globali e locali
Il territorio russo è occupato da permafrost sul 60% della sua immensa estensione. Almeno 120.000 edifici, 40.000 km di strade e 9.500 km di oleodotti si trovano nelle aree perennemente congelate nell’emisfero settentrionale. Al fondersi del ghiaccio, la morfologia superficiale delle aree si fa irregolare. Esso, infatti, svolge una funzione simile a quella di un legante, mantenendo coesi i granelli di suolo poco consolidati. Gli effetti negativi di questo fenomeno sono già evidenti, in numerose regioni artiche.
Nella città di Norilsk, in Russia, nel 2020 numerosi edifici e abitazioni hanno subito danni a causa del cedimento del suolo. Simultaneamente, si è verificato un grave sversamento di gasolio. A partire dal 2013, si sono moltiplicate le esplosioni causate dal rilascio di gas idrati, in seguito allo scongelamento del permafrost. Ciò ha creato numerosi crateri nella tundra siberiana.
Cosa si può fare: monitoraggio e strategie di adattamento
Le strategie di adattamento al permafrost thaw si concentrano sulla riduzione degli impatti negativi e la gestione dei cambiamenti che ne derivano. È necessario partire dal rafforzamento delle infrastrutture, il trasferimento delle comunità, il miglioramento della consapevolezza pubblica e, soprattutto, la riduzione delle emissioni di gas serra. Questa è infatti la principale causa dello scioglimento. È poi imprescindibile, al fine di prepararsi accuratamente agli impatti delle mutate condizioni atmosferiche, monitorare la cortina di ghiaccio.
Facendo uso di sensori e altre tecnologie si può mappare e analizzare lo stato del permafrost, tenendo traccia dei cambiamenti nel suolo. In tal maniera, è possibile portare avanti un’approfondita valutazione dei rischi e prevedere frane, smottamenti o altri eventi legati allo scioglimento. Il permafrost thaw ci riguarda tutti. Non si tratta soltanto di ghiaccio lontano. È una bomba climatica innescata, letteralmente, sotto i nostri piedi. Le conseguenze riguarderanno il clima, l’ambiente e la salute globale.