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Qualità dell’aria: l’Europarlamento propone limiti più stringenti

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Limiti più severi per la qualità dell’aria entro il 2035. Per raggiungere l’obiettivo inquinamento zero al 2050, il Parlamento europeo approva un nuovo testo che adotta per i limiti consentiti per gli inquinanti le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Sono in arrivo limiti più stringenti per la qualità dell’aria a tutela dei nostri polmoni e non solo. Il Parlamento europeo ha approvato la propria versione della nuova Direttiva sulla qualità dell’aria, che stabilisce soglie più severe, a partire dal 2035, per diversi inquinanti che asfissiano le nostre città ed è pronto ad avviare i negoziati con il Consiglio sulla forma definitiva della legge. Il testo prevede anche l’armonizzazione degli indici di qualità dell’aria tra tutti gli Stati membri e un maggior numero di punti di campionamento, per garantire ai cittadini più tutela e informazione. L’Europarlamento alza così l’asticella rispetto a quanto proposto dalla Commissione europea sulla revisione delle norme per raggiungere l’obiettivo di inquinamento zero entro il 2050. Perché di smog si muore. L’Agenzia europea dell’ambiente stima in circa 300mila i decessi prematuri annui da attribuire all’inquinamento atmosferico, che continua così a essere la prima causa ambientale di morte precoce nel territorio dell’Unione europea.

Il relatore della legge, l’eurodeputato Javi López, ha definito l’inquinamento atmosferico una “pandemia al rallentatore”, che richiede un’azione immediata perché causa morti premature e una moltitudine di malattie cardiovascolari e polmonari. Tra le sostanze prese di mira dal Parlamento europeo ci sono le polveri sottili (PM2,5 e PM10), il biossido di azoto, il biossido di zolfo e l’ozono: le sostanze più dannose secondo l’Agenzia europea dell’ambiente. Le nuove norme garantirebbero che la qualità dell’aria nel cielo d’Europa non sia dannosa per la salute umana, per gli ecosistemi naturali e per la biodiversità e allineerebbero le regole dell’Unione alle ultime linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che dal 2021 stabilisce come valore limite annuale tollerabile per l’esposizione a lungo termine per il particolato fine 5 μg/m3. La Direttiva europea del 2008 sulla qualità dell’aria fissa lo stesso valore a 25 μg/m3, ed è appunto questa legge a essere oggi oggetto di revisione.

Cosa prevede la proposta dell’Europarlamento sulla qualità dell’aria

La proposta del Parlamento europeo stabilisce che gli indici di qualità dell’aria, attualmente frammentati e poco intuitivi, debbano essere uniformati in tutta l’Unione europea per poter essere comparabili, chiari e disponibili al pubblico; e i dati sulla qualità dell’aria aggiornati ogni ora, in modo che i cittadini possano proteggersi durante i momenti di picco dell’inquinamento atmosferico, prima delle soglie di allarme obbligatorie. I dati dovranno essere accompagnati da informazioni sui rischi per la salute associati a ciascun inquinante, con specifiche indicazioni mirate ai gruppi vulnerabili.

Il testo sottolinea la necessità di aumentare il numero di punti di campionamento della qualità dell’aria: nelle aree urbane, dovrebbe esserci almeno un “super-sito” di monitoraggio ogni 2 milioni di abitanti; mentre la Commissione ne aveva proposto uno ogni 10 milioni. Inoltre, nelle località in cui è probabile che si verifichino elevate concentrazioni di particelle ultrafini (UFP), black carbon, mercurio e ammoniaca (NH3), dovrebbe esserci un punto di campionamento ogni milione di abitanti.

Sono previsti controlli periodici da parte delle istituzioni, in modo da monitorare che la riduzione delle emissioni inquinanti sia costante. Gli Stati membri dovranno inoltre predisporre dei piani di emergenza, nei casi in cui le concentrazioni superino i valori limite, e tabelle di marcia con azioni a breve e lungo termine per conformarsi ai nuovi valori limite.

Altra novità è il rafforzamento del diritto al risarcimento per i cittadini, in caso di violazione delle nuove norme. Gli Stati potranno autorizzare le organizzazioni non governative che si occupano di protezione dell’ambiente e della salute a rappresentare le persone fisiche e a intentare azioni collettive per ottenere un risarcimento.

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