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Riutilizzo delle acque reflue, il lavoro di ENEA e Hera

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In Italia i reflui che hanno una qualità tale da poter essere riutilizzati sono il 23%, ma solo il 4% viene effettivamente riciclato. ENEA sta sperimentando presso il depuratore municipale di Cesena un sistema per il monitoraggio real-time delle acque reflue, per facilitarne il riutilizzo irriguo.

Si parla tanto di riciclo, ma spesso dimentichiamo quanto sia importante il riciclo delle acque. Soprattutto considerando che la siccità è entrata nel novero delle crisi che sempre più spesso ci troveremo a fronteggiare, complice il cambiamento climatico. A parte misure necessarie e improcrastinabili come la riduzione delle perdite della rete idrica e l’ottimizzazione degli impieghi dell’acqua, proprio il riutilizzo può avere un ruolo determinante, in particolare quello delle acque che escono dai depuratori cittadini.

In Italia – secondo il laboratorio REF ricerche – i reflui che raggiungono una qualità tale da poter essere destinati al riutilizzo sono mediamente il 23% del totale, eppure appena il 4% viene effettivamente riutilizzato. “Oltre all’utilizzo irriguo in agricoltura – spiega REF ricerche – le acque reflue depurate possono essere reimpiegate nel settore industriale come acque di raffreddamento, per l’alimentazione delle caldaie, come acqua di processo e nell’edilizia. Nelle aree urbane possono essere utilizzate per l’irrigazione di parchi e zone residenziali e per usi ricreativi e ambientali che comprendono, anche, applicazioni come la ricarica di laghi e corsi d’acqua”. Una strada già indicata dal legislatore italiano, col PNRR e col Decreto Siccità (D.L. 39/2023) che all’articolo 7 ha stabilito procedure agevolate per il riutilizzo dei reflui in agricoltura.

Il prototipo ENEA di Cesena per la verifica della qualità delle acque

In questo solco si colloca il lavoro di ENEA che, in collaborazione con Gruppo Hera, ha installato presso il depuratore municipale di Cesena un sistema innovativo per il monitoraggio real-time della carica batterica, utile appunto per la verifica dell’idoneità delle acque per l’irrigazione. “Il riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate rappresenta una pratica da perseguire in ottica di chiusura del ciclo della risorsa idrica come misura di contrasto alla riduzione della disponibilità di acqua, soprattutto in corrispondenza dei sempre più frequenti periodi di siccità – evidenzia Luigi Sciubba del Laboratorio ENEA di Tecnologie per uso e gestione efficiente di acqua e reflui – Tale pratica può rappresentare un utile supporto alla produttività dei sistemi aziendali, tra cui, in primis, quelli agricoli, nei quali il reperimento di una fonte idrica non convenzionale si associa anche al recupero diretto di nutrienti a favore dei suoli e delle colture”.

Il nuovo sistema sviluppato da ENEA, realizzato nell’ambito dei progetti PNRR a beneficio del settore agricolo, implementa il prototipo già installato nel depuratore di Cesena che misura ammonio, nitrato e fosfato e permetterà di individuare batteri come gli Escherichia coli in meno di due ore, contro le 24 richieste dalle procedure ufficiali. Il prototipo ENEA, oggi in fase di calibrazione, restituirà un’istantanea delle acque in uscita dal depuratore: non solo in termini di carica batterica ma anche di nutrienti, permettendo così di adeguare i piani di concimazione dei terreni che ricevono i reflui e ridurre l’uso di concimi di sintesi. Il sistema consentirà al gestore una maggiore frequenza di monitoraggio e, sulla base della qualità riscontrata, la valutazione in tempo reale della destinazione d’uso appropriata: il Regolamento europeo (Reg. UE 741/2020) che promuove e uniforma le pratiche di riutilizzo introduce infatti differenti categorie di colture irrigabili a seconda del livello chimico-fisico e microbiologico delle acque.

La velocità delle analisi sui batteri garantirà inoltre la possibilità di un intervento rapido in caso di risultati fuori norma, minimizzando i rischi. In ogni caso, prima di poter portare l’acqua dall’impianto al campo, sarà necessaria una valutazione delle aree agricole papabili e la realizzazione delle necessarie condotte idriche, o l’adeguamento di quelle esistenti.

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