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SIN di Bagnoli: al via la sperimentazione della bonifica in mare

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Grazie al progetto europeo LIFE SEDREMED, coordinato dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn, vengono messi in campo batteri e corrente elettrica per ripulire i sedimenti marini da IPA, PCB, diossine e metalli pesanti.

Bonificare i sedimenti contaminati da decenni di attività industriale nel mare di Bagnoli, quartiere della periferia occidentale di Napoli, grazie a colonie di batteri ed energia elettrica. È questo il cuore del progetto europeo LIFE SEDREMED, coordinato dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn. Dopo oltre un anno di studi preliminari e programmazione, e dopo aver completato l’installazione delle tecnologie, a fine gennaio ha preso il via la sperimentazione.

Il SIN di Bagnoli: la storia

Sito produttivo dove si sono avvicendate imprese siderurgiche, della lavorazione dell’amianto, di produzione di fertilizzanti e cemento, l’area industriale di Bagnoli è stata dismessa negli anni ’90. L’attività industriale ha lasciato una pesante eredità di inquinanti: concentrazioni significative di idrocarburi alifatici (IPA), policlorobifenili (PCB), diossine (PCDD), residui di amianto e metalli pesanti (arsenico, piombo, zinco, cadmio e mercurio). 

A causare l’inquinamento dei suoli e dei sedimenti in mare, sono stati in primis gli scarichi delle industrie, ma anche le perdite durante i processi di carico e scarico delle materie prime e dei prodotti finali. Inoltre, l’area marina è interessata dal continuo scarico di acque reflue urbane non trattate. Tanto che, ad oggi, circa 3 km di costa di Bagnoli risultano non balneabili. La presenza di inquinanti “supera pericolosamente i limiti fissati dal DM 56/09 e contribuiscono al mancato rispetto dello stato di qualità ambientale richiesto dalla Direttiva quadro sulla strategia marina (2008/56/CE) e dalla Direttiva sugli standard di qualità ambientale (2008/105/CE)” si legge nella documentazione che illustra il progetto.

Non a caso, Bagnoli è Sito di bonifica di interesse nazionale dal 2001. L’area marina contaminata si estende per oltre 14 kmq e i sedimenti presentano elevati livelli di contaminazione dal litorale di Bagnoli fino ad oltrepassare l’isola di Nisida, raggiungendo profondità superiori ai 59 metri. Con impatti elevati sulla salute umana e lo sviluppo socio-economico – sottolineano i redattori del progetto – dato che si tratta di un’area periurbana della città di Napoli, sulla linea di costa.

Le prime operazioni di smantellamento degli impianti furono avviate nel 1993 e alcune strutture vennero recuperate con la creazione della Fondazione IDIS e della Città della Scienza negli edifici dell’ex vetreria, sul lungomare. L’attività concreta di decontaminazione è iniziata solo all’inizio degli anni 2000, con la creazione della società pubblica Bagnoli Futura; cattiva gestione dei progetti e oggettive difficoltà tecniche hanno portato però al fallimento del piano di bonifica e alla chiusura della società, nel 2014. La gestione dell’area è stata in seguito affidata a Invitalia, che ora coordina il piano di bonifica.

Per il completamento delle opere da realizzare nel Sin di Bagnoli “servono 1,2 miliardi di euro tra bonifica a mare, realizzazione delle infrastrutture, realizzazione del Parco urbano e del waterfront” ha spiegato qualche giorno fa nel corso del Consiglio comunale monotematico il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, commissario di governo per l’area.

Il progetto europeo per la bonifica dell’area marina

LIFE SEDREMED è un progetto finanziato dall’Unione europea per lo sviluppo di una soluzione innovativa per la decontaminazione di siti marini inquinati. Obiettivo del progetto è dimostrare l’efficacia di una metodologia basata sul biorisanamento e sull’elettrocinetica per la bonifica dei sedimenti marini costieri, a costi contenuti. I partner del progetto hanno sviluppato un prototipo per l’applicazione di microrganismi all’interno dei sedimenti e per aumentare le loro capacità di biorisanamento grazie alla trasmissione di corrente elettrica.

In particolare, verranno impiegate le due tecnologie IDRABEL ed EKOGRID. La tecnologia IDRABEL si basa sul metodo della biofissazione, che consente di immobilizzare i microrganismi su supporti minerali naturali come il carbonato di calcio di origine marina e le zeoliti. Questo processo permette una maggiore durata di vita dei microrganismi, una migliore efficienza di degradazione degli inquinanti e l’applicazione in ambienti non confinati, come i corpi idrici e i sedimenti.

La tecnologia EKOGRID Electrokinetic Remediation, è una soluzione brevettata che utilizza reazioni elettrocinetiche ed elettrochimiche per potenziare la bonifica e abbattere gli inquinanti organici. Al risanamento verrà affiancato il monitoraggio, per valutarne efficacia ed efficienza, oltre all’impatto sulla biodiversità. “In caso di successo – si legge sul sito del progetto – sia la metodologia di bonifica che quella di monitoraggio potrebbero essere integrate nel piano di decontaminazione di tutta l’aerea marina contaminata di Bagnoli”.

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