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Sin di Massa Carrara: molti dubbi di Ispra sul progetto Sogesid

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Un progetto dispendioso e dai risultati incerti, con un sistema a rischio di provocare diluizione degli inquinanti. Così Ispra ha giudicato il programma degli interventi elaborato da Sogesid e presentato a febbraio in sede di Conferenza di servizi.

Un progetto molto dispendioso e dai risultati incerti. Per di più non una vera e propria bonifica ma una messa in sicurezza permanente, dunque, con tutta probabilità, nemmeno suscettibile di avere accesso ai finanziamenti destinati agli interventi di bonifica. Così Ispra, come ente di consulenza tecnica e scientifica del Ministero della Transizione ecologica, si è espressa riguardo al Progetto operativo di bonifica elaborato da Sogesid per il Sin di Massa Carrara, presentato dalla Regione Toscana alla Conferenza dei servizi decisoria del Ministero a febbraio. La scelta delle sole barriere idrauliche non convince Ispra, che ribadisce la necessità di “interventi di rimozione e trattamento in situ: il progetto in esame si configura quale messa in sicurezza della falda che solo nel lungo periodo potrà produrre anche una riduzione della contaminazione a valle idrogeologica, per effetto della dispersione della massa inquinante dovuta al naturale flusso di falda”.

Il rischio di diluizione dei contaminanti

Il sistema di trattamento delle acque progettato da Sogesid prevede la presenza di un filtro per le acque provenienti dalle aree ex Enichem/Agricoltura, Farmoplant e Italiana Coke, e un altro destinato all’acqua emunta dall’area Ferroleghe. Ma le differenti concentrazioni degli inquinanti in ingresso comporterebbero, secondo Ispra, il rischio di ottenere una “diluizione dei contaminanti nella vasca di omogeneizzazione”, a monte della fase di trattamento vera e propria. Il che, se si verificasse, ridurrebbe la concentrazione dei contaminanti grazie alla sola miscelazione delle acque, non necessariamente al loro trattamento. Ovvero, l’avvenuto trattamento delle acque in uscita sarebbe tutto da dimostrare. Ispra contesta inoltre il dimensionamento della barriera idraulica da realizzare nell’area ex Ferroleghe, in assenza di certezze sulla riattivazione dei pozzi privati, essenziali per l’efficiente funzionamento del sistema. Infine, secondo Ispra, manca una stima dei tempi necessari alla decontaminazione e una valutazione dell’impatto ambientale delle misure previste. “Il sistema non garantisce il raggiungimento degli obiettivi di bonifica in tempi brevi – scrive l’Istituto di protezione ambientale – ma deve restare in funzione per lunghi periodi di tempo, fino all’esaurimento della sorgente e del picco di contaminazione, comportando elevati costi operativi di gestione, ingenti quantità d’acqua da trattare e potenziale depauperamento della risorsa idrica”.

Discrepanze sul modello idrogeologico di falda

Eni Rewind e Edison, che hanno in carico gli interventi di bonifica di alcune aree all’interno del Sin, hanno presentato alcune note al progetto Sogesid, in particolare sul modello idrogeologico utilizzato. Le risposte non sono mai arrivate, ma le osservazioni secondo Ispra meritano un riscontro del progettista. Quanto e come il parere di Ispra sarà tenuto in considerazione dal Ministero della Transizione ecologica è tutto da vedere.

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Redazione

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