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Supermercati cooperativi: il modello che sfida la grande distribuzione organizzata

Supermercati cooperativi: cereali sfusi in un supermercato
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Scopriamo il modello dei supermercati cooperativi, che si è dato l’ambizioso obiettivo di sfidare la GDO grazie a un approccio differente e alla collaborazione tra i soci.

La grande distribuzione organizzata è dominata da colossi che competono su prezzi ed efficienza logistica. Per far fronte a questo sistema e ai suoi abusi, sta emergendo, in Italia e in Europa, un modello di spesa diverso, basato su partecipazione attiva e condivisione. Si tratta dei cosiddetti supermercati cooperativi. Questa formula promette di rivoluzionare non solo il carrello della spesa, ma anche il tessuto sociale delle nostre città.

Un supermercato cooperativo è un negozio dove i soci non sono solo clienti, ma, allo stesso tempo, proprietari e lavoratori volontari. Il meccanismo è tanto semplice quanto geniale. Si basa su un patto mutuale che abbatte il costo più oneroso per qualsiasi attività commerciale: quello del personale.

Ogni socio si impegna a lavorare, gratuitamente, per un numero limitato di ore. Generalmente, se ne richiedono circa 3 ogni mese. Le mansioni portate avanti sono quelle essenziali in un supermercato: stare alla cassa, rifornire gli scaffali, gestire il magazzino o curare la contabilità. In cambio di questo contributo, si ha diritto di fare la spesa a prezzi di costo o con un ricarico minimo, tipicamente intorno al 15-20%, quel che serve per coprire i costi operativi fissi, come l’affitto e le bollette.

Questo sistema garantisce un risparmio significativo, che può arrivare al 20-30% sulla spesa finale rispetto ai prezzi della GDO tradizionale. I benefici non sono però solo economici. I supermercati cooperativi esercitano un controllo totale sulla filiera. Privilegiano l’acquisto diretto da piccoli produttori locali, l’offerta di prodotti biologici e sfusi, e creano coesione sociale, trasformando la spesa in un atto di partecipazione comunitaria e consapevole.

Come funziona un supermercato dove i clienti sono anche proprietari

La formula dei supermercati cooperativi si basa su una struttura economica e legale. Nella maggior parte dei casi, si costituiscono come cooperative a mutualità prevalente. Questa forma giuridica implica che l’obiettivo primario della cooperativa non sia massimizzare il profitto per pochi azionisti; bensì garantire il massimo vantaggio economico per i soci, fornendo loro beni e servizi a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle di mercato. Ciò è possibile principalmente grazie all’abbattimento del costo del lavoro. In un supermercato tradizionale, questo incide in modo significativo.

Dall’alto del loro ruolo di proprietari, i soci hanno potere decisionale. L’assemblea dei soci è l’organo sovrano e decide su questioni strategiche. L’assemblea o i gruppi di lavoro specializzati decidono quali nuovi produttori inserire; quanto ricarico sui prezzi apportare; se investire in nuove attrezzature o espandere i servizi. Ciò assicura una buona trasparenza, sotto ogni aspetto, gestionale ed economico.

I doveri di ogni socio sono tre:

  1. versare la propria quota di adesione. Per entrare, il nuovo socio versa una quota, che diventa parte del capitale sociale. La cifra è spesso rimborsabile, in caso di recesso;
  2. lavoro obbligatorio. L’obbligo di partecipazione è il fondamento del modello. Ogni socio deve completare il proprio servizio mensile, al fine di mantenere il diritto di fare la spesa. La gestione dei turni è essenziale, e viene curata con software gestionali dedicati. Questi permettono ai soci di prenotare, spostare e scambiare i propri orari, in modo flessibile;
  3. varietà dei compiti. Le mansioni sono variegate e accessibili a tutti. Spesso si fornisce ai nuovi soci una formazione iniziale per renderli edotti dell’intera suddivisione del lavoro.

Non solo risparmio: i quattro vantaggi nascosti della spesa partecipata

L’attrattiva principale esercitata dai supermercati cooperativi, naturalmente, è quella del risparmio in cassa. Tuttavia, i benefici di questo modello vanno ben oltre il portafoglio. Toccano infatti altri aspetti cruciali della sostenibilità e della vita comunitaria. Questa formula presenta svariati vantaggi, che elenchiamo di seguito e sono attigui a quelli forniti dai mercati contadini, ispirati anch’essi a principi di mutualità, qualità e risparmio.

1. Potere sulla filiera e trasparenza radicale

All’interno di un supermercato cooperativo, non è un anonimo buyer a decidere cosa finirà sullo scaffale. Lo fanno i soci stessi. Questi partecipano attivamente alla selezione dei produttori, creando una filiera basata sulla fiducia e sul rapporto diretto. Generalmente molto corta. Si privilegiano così qualità, provenienza locale e metodi di agricoltura sostenibili. La scelta ricade spesso su piccole aziende agricole e botteghe artigiane, valorizzando l’economia del territorio. Esempi italiani virtuosi come Camilla emporio di comunità a Bologna o la realtà romana oSPESA dimostrano come sia possibile mettere al centro dell’impegno verso gli acquirenti una trasparenza radicale e totale.

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I margini di ricarico applicati sono pubblici e si discutono in assemblea. Ogni socio sa esattamente quanto sia costato il prodotto all’ingrosso, e a quanto sarà venduto al dettaglio. Si elimina dunque ogni speculazione e si garantisce un prezzo equo. Tanto per il produttore, quanto per il consumatore finale.

2. Guerra allo spreco alimentare e agli imballaggi

L’efficienza operativa e la consapevolezza dei soci sono armi potenti contro gli sprechi. Questo aspetto non è sottovalutabile. Una comunità di acquirenti che tenga davvero a fare la spesa in maniera virtuosa sarà attenta a:

  • ridurre l’invenduto. Quando l’acquisto è orientato dalle reali esigenze dei soci, è difficile autorizzare ordini che diano origine a eccedenze difficili da gestire;
  • prodotti sfusi. Scegliere legumi, cereali, detersivi e simili prodotti sfusi è la norma, non l’eccezione, in un supermercato cooperativo. Ogni socio porta in punto vendita il proprio contenitore riutilizzabile.

La riduzione degli imballaggi in plastica e cartone, in attività simili, è concreta. Si stima che si aggiri fino al 70%, in confronto a un punto vendita tradizionale e di simile dimensione. Lo spreco alimentare invenduto è enormemente inferiore, anche oltre il 90%. L’impatto ambientale dei supermercati cooperativi è dunque ben meno incisivo.

3. Il supermercato come hub sociale

Le ore di lavoro mensili non sono un peso. Semmai, forniscono l’occasione per un gradevole arricchimento sociale. Faticare fianco a fianco trasforma l’ambiente, da semplice luogo di transito a vero e proprio hub relazionale. I soci si incontrano, scambiano idee, competenze e creano un circolo di mutuo aiuto che combatte l’isolamento urbano. Questo problema è sempre più diffuso, nelle metropoli moderne. La dimensione comunitaria è un valore aggiunto inestimabile e va oltre la mera transazione economica. Fare la spesa non significa soltanto rispondere a un’esigenza, ma anche compiere un’azione sociale rilevante.

4. Educazione al consumo consapevole

Partecipando alla gestione del punto vendita, i soci acquisiscono una profonda consapevolezza di tutte le dinamiche del consumo. Lavorando alla ricezione delle merci, o nella selezione dei prodotti, apprendono il valore reale del cibo; la stagionalità; le difficoltà della produzione agricola e l’impatto dei costi logistici. L’impegno profuso presso il supermercato, inevitabilmente, educa, trasformando il consumatore passivo in uno consapevole e informato, capace di fare scelte più sostenibili. Non solo all’interno della cooperativa, ma in ogni aspetto della sua vita.

Modelli a confronto: perché i supermercati cooperativi sono differenti?

CARATTERISTICASUPERMERCATO COOPERATIVOGRUPPO D’ACQUISTO SOLIDALE (GAS)GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA (GDO)
MODELLO OPERATIVONegozio fisico con gestione condivisa tra i soci.Ordini collettivi online, normalmente settimanali. Assenza di punto vendita fisico.Negozio fisico tradizionale e orientato al profitto, con dipendenti.
POLITICA DEI PREZZIMolto vantaggiosi per i soci (margine medio circa 20%).Contenuti (prezzo del produttore con un piccolo ricarico applicato).Variabile (margine 50-100% o più, orientato al lucro).
FREQUENZA DI ACCESSOQuotidiana, esattamente come quella di un supermercato tradizionale.Settimanale o, in alcuni casi, mensile; in concomitanza con le consegne.Quotidiana, in base a generosi orari di apertura.
LIVELLO DI COINVOLGIMENTOObbligatorio e strutturato (normalmente comprendente 3 ore di lavoro mensili a socio).Volontario e organizzativo, al fine di ottimizzare la gestione degli ordini.Nessuno, ruolo del cliente sempre passivo.
IMPATTO SOCIALEElevatissimo, dal momento che favorisce la creazione di una comunità locale.Alto, poiché contribuisce alla formazione di una rete di fiducia.Tra il basso e il nullo.

Approfondimento: l’esempio di La Louve a Parigi

Il concetto moderno di supermercato cooperativo è nato in seguito all’inaugurazione della Park Slope Food Coop di New York, attiva dal 1973. Tuttavia, in Europa, è la francese La Louve di Parigi ad aver dimostrato, per prima, la piena replicabilità e il successo su larga scala di questo modello. Inaugurata nel 2016, dopo anni di pianificazione e costruzione della base sociale, conta oggi oltre 8.000 soci attivi. Ognuno di loro contribuisce con 3 ore di lavoro mensili, beneficiando in cambio di prodotti di altissima qualità, spesso biologici o a filiera corta. I prezzi, mediamente, sono inferiori del 30% rispetto alla concorrenza.

Il successo di La Louve non è solo un fatto commerciale, ma anche politico-sociale. Ci testimonia che, con un patto di solidarietà e partecipazione, è possibile sfidare il dominio della GDO e offrire un modello alternativo più equo, trasparente e sostenibile. Quel che non tutti riescono a cogliere, è la possibilità di mettere al centro il benessere della comunità, invece del profitto. Il futuro della spesa può essere collaborativo e verde.

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Mattia Mezzetti

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