Nella capitale giapponese, si è scelto di mettere al centro della rigenerazione urbana su cui la metropoli vuole scommettere, nell’immediato futuro, il recupero ecologico di Tokyo Bay, la popolosa e ultratrafficata baia locale.
Tokyo e i suoi distretti possono essere disorientanti. L’urbanistica è apparentemente declinata senza regole, com’è inevitabile per una metropoli di 14 milioni di abitanti posta al centro di un’area urbana che è un piccolo Stato e conta 40 milioni di persone. La capitale giapponese, a prima vista, appare come un mosaico di difficile comprensione. In realtà, da queste parti quasi tutto è funzionale e ben organizzato, dalle vie di comunicazione alla pulizia e decoro. Ciò non toglie, comunque, che molto sia migliorabile. L’amministrazione locale se n’è accorta e ha deciso di remare in direzione della sostenibilità. Per farlo, vuole iniziare da una delle aree più antropizzate del suo nucleo urbano: Tokyo Bay.
Cos’è la baia di Tokyo e perché è così trasformata?
La zona della baia di Tokyo ospita il porto della capitale giapponese, con tutto il suo indotto, e una lunga serie di strutture ricettive e residenziali. L’area è fortemente antropizzata, soprattutto dopo gli interventi messi in campo per ospitare le Olimpiadi del 2020 (o meglio, del 2021 dal momento che la pandemia le fece slittare di un anno); qui si disputarono le gare di canottaggio. Negli ultimi tre anni, l’ampia porzione della baia che ospitò le strutture funzionali alle competizioni è stata dedicata allo stoccaggio di rifiuti e container. Il vice governatore di Tokyo, Manabu Miyasaka, ha però altri obiettivi. Desidera infatti rinnovare la cartolina cittadina a queste latitudini.
Al centro della baia vi è un appezzamento di terreno inutilizzato. Il piano è di estenderlo artificialmente inglobando l’area nella quale si sono tenute le gare iridate, fino a raggiungere i 100.000 ettari totali. Al momento il progetto è completo al 45%. Il nome di questo restyling è Tokyo Bay eSG Project. Le parole chiave del cantiere sono sostenibilità e digitale. Si sta puntando molto sulla riduzione della congestione del traffico e delle emissioni serra. Simultaneamente, ci si vuole focalizzare sulla generazione di energia pulita. Oltre 50 aziende hanno già firmato il progetto, impegnandosi a promuovere e sostenere la nuova Tokyo Bay.
Entro il termine dell’anno sarà inaugurato un palazzetto dello sport di dimensioni enormi. L’arena e le aree a essa attigue saranno incentrate su mobilità e sostenibilità. Diventerà il tempio della Toyota Alvark Tokyo, la squadra di basket professionistica sponsorizzata dalla casa automobilistica. Vi si disputeranno però anche match di altri sport. La baia è, da sempre, un luogo che si trasforma ed evolve. La sua prossima metamorfosi è stata già avviata e sarà tinta di verde.
Il progetto di rigenerazione ecologica
Rendere Tokyo 2020 non un punto di arrivo, ma di partenza, per la nazione è stato l’obiettivo principale durante l’intera fase di avvicinamento ai giochi segnati dal COVID. La nazione non ha puntato solo sulla riuscita dell’evento sportivo, che per loro sfortuna è stato segnato nel profondo dall’esperienza pandemica, bensì anche al perseguimento di nuovi standard in termini di sostenibilità ambientale, economica, sociale e di uso delle risorse. Ci si voleva porre come un modello di riferimento globale. La riuscita di un progetto di rigenerazione ecologica di questo tipo potrebbe avvicinare molto il Giappone a questo traguardo.
Zone umide artificiali e ripristino degli habitat
Nella baia di Tokyo, sostenibilità non significa soltanto sguardo al futuro, ma anche ritorno al passato. Prima che la metropoli divenisse uno degli hub urbani più popolati sul pianeta, l’area su cui insiste era casa per specie animali e vegetali che sopravvivono all’interno di un bioma umido e vicino alle masse d’acqua. Ripristinarlo integralmente è naturalmente impossibile, data l’estrema inurbazione della Tokyo Bay, ma si possono creare zone riparate e protette dove preservare l’umidità e dare modo a piante e animali di ritrovare il proprio habitat d’elezione. L’idea è generare questi angoli direttamente sull’acqua, inserendo superfici sfruttabili nell’oceano Pacifico.

Interventi idraulici e mitigazione dell’inquinamento
Le possibilità esplorate, ancora soltanto allo stadio teorico, per poter essere messe in campo, sono tanto numerose quanto avveniristiche. I partner individuati da Miyasaka stanno studiando se sia già possibile sfruttare navi a celle a combustibile ed energia pulita generata da impianti solari e turbine verticali. Secondo i piani, sarà possibile trarre energia anche da venti di classe tifone. Si sperimenterà inoltre la cattura del carbonio, la purificazione dell’acqua e l’utilizzo massiccio di plastica riciclata. Secondo il vice governatore:
“La tecnologia si sta allontanando dall’essere utilizzata nel mondo puramente digitale, verso spazi fisici. Le città combatteranno per diventare luoghi in cui sviluppare tali nuove tecnologie. Ogni progetto vincente potrebbe diventare un modello per altri centri urbani.”
L’idea, dunque, è che tecnologia e sostenibilità vadano a braccetto. Questa visione è inevitabile per qualcuno che desideri intavolare interventi idraulici di ultimissima generazione e sfruttare le più recenti possibilità offerte dalla tecnica, come la creazione di isole artificiali sulle quali posizionare le infrastrutture di cui si abbia bisogno.
Benefici ottenuti per ambiente e popolazione
La volontà del governo giapponese e dell’amministrazione di Tokyo resta quella di dare vita a una città e un Paese che siano abbastanza forti per affrontare tutte le sfide che caratterizzano questo tempo. La nazione del Sol Levante rappresenta l’1,54% della popolazione mondiale, eppure è al quinto posto nella classifica dei principali inquinatori. Tokyo è la ventitreesima città mondiale per emissioni generate. Adottare processi sostenibili e puntare a una concreta transizione ecologica è dunque molto importante per il Paese. Soltanto in questa maniera si otterranno benefici concreti, tanto per l’ambiente quanto per la popolazione.
Aumento della biodiversità e miglioramento della qualità dell’acqua
La fitta ragnatela di depuratori previsti e la conversione delle motorizzazioni destinate al trasporto navale locale porterà, secondo i modelli, a un veloce miglioramento della qualità dell’acqua della Tokyo Bay. Ciò dovrebbe servire ad attirare nuovamente quelle specie native dell’area, ma che sono state allontanate dall’uomo, il quale ha prepotentemente devastato il bioma locale, al fine di insediarvisi senza tenere conto della natura. Nella storia recente, nessuna metropoli ha efficacemente fatto qualcosa per tutelare le specie cacciate dalla sua espansione. Tokyo vuole cambiare questo paradigma.

Nuove aree pubbliche di Tokyo Bay e fruizione responsabile
Naturalmente, anche il miglior progetto mai steso su carta, o visualizzato su render, si dimostrerà poco efficace se, una volta realizzato, i suoi utilizzatori non ne manterranno le prerogative. Tecnologia e architettura non sono senzienti. Se l’uomo continuerà a introdurre rifiuti non degradabili, inquinare i bacini idrici, spostarsi con veicoli che liberano anidride carbonica e abusare nei consumi energetici, non vi sarà eSG Project che tenga. La fruizione responsabile passa per la volontà e la sensibilità del cittadino. In Giappone anche i programmi scolastici si occupano di ecologia e sostenibilità ma, com’è ovvio, tutto dipende dalle decisioni che prende l’individuo.
Un modello di rigenerazione costiera
Tokyo sta mutando sotto gli occhi dei suoi abitanti e del mondo. Sebbene in ogni cantiere si enfatizzino lo parole green e sostenibilità, la realtà dei fatti è talvolta ben diversa. Il piano di riqualificazione di Shinjuku, per esempio, ridurrà sensibilmente gli spazi verdi del quartiere, per collocare strutture di lusso dedicate all’accoglienza di super-ricchi. Tokyo Bay si muove in direzione opposta e vuole diventare un modello a cui ispirarsi, un esempio da copiare e migliorare in altre città contraddistinte, come la capitale giapponese, da un rapporto inscindibile con l’acqua.
La costa è, in tutto il mondo, la cornice più ampiamente antropizzata. Tutti vogliono vivere vicino al mare: chi per il clima, chi per la facilità di spostamento, chi per le opportunità offerte. L’urbanizzazione porta erosione, sovrappopolamento e danni ambientali spesso irreversibili. Il Giappone ha scelto di limitare l’impatto dell’uomo, aumentando la superficie disponibile per il suo insediamento, tramite isole artificiali, e sfruttando le tecnologie più all’avanguardia. Qualora l’esperimento Tokyo Bay dovesse restituire risultati positivi, avremmo un modello di rigenerazione costiera pronto per essere riproposto altrove.