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Tutela del suolo, la Corte dei Conti UE boccia le iniziative degli Stati

Corte dei Conti europea
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Una nuova relazione della Corte dei Conti europea critica gli sforzi finora compiuti dagli Stati per assicurare la gestione sostenibile del suolo. E ritiene che Commissione europea e Paesi membri non abbiano fatto sufficiente ricorso agli strumenti finanziari e legislativi a loro disposizione.

“Il suolo svolge un ruolo essenziale per la vita ed è una risorsa non rinnovabile. In Europa, tuttavia, il terreno non è sano su vaste zone. Questo è un grido di allarme: è ora che l’Unione euroepa si rimbocchi le maniche e riporti le nostre terre a uno stato di salute soddisfacente”. Non lasciano dubbi le parole di Eva Lindström, membro della Corte dei Conti europea responsabile della recente relazione speciale sul suolo “Gli sforzi dell’Unione europea per la gestione sostenibile del suolo”. Inclemente il sottotitolo del documento: “Norme senza ambizione e misure poco mirate”. E va detto solo per inciso che la relazione, uscita nello stesso giorno nel quale la Commissione presentava la propria proposta di direttiva sui suoli è frutto di un lavoro che, ovviamente, della proposta non tiene conto. 

Tutela del suolo: gli strumenti per fronteggiare le minacce alla salute ci sono

Con questo lavoro la Corte dei Conti si è domandata se la Commissione e gli Stati europei avessero utilizzato efficacemente gli strumenti comunitari per la gestione sostenibile dei terreni agricoli e del letame, in particolare le misure della Politica agricola comune (PAC) e le azioni previste dalla Direttiva nitrati. Le autorità competenti di Germania (Bassa Sassonia), Irlanda, Spagna (Andalusia), Francia e Paesi Bassi sono state sottoposte ad audit, mentre ai restanti 22 Stati membri la Corte ha inviato un questionario (19 i Paesi che hanno risposto). La relazione è incentrata sul periodo 2014‑2020, le cui norme sono state prorogate a copertura del 2021 e del 2022. 

Gli auditor della Corte hanno constatato che gli strumenti per fronteggiare le minacce per il suolo potenzialmente ci sono: si tratta, essenzialmente, delle condizionalità previste dalla Politica agricola comune europea, che vale un terzo del bilancio europeo. Le condizionalitàriguardano l’85% della superficie agricola utilizzata e vincolano gli agricoltori destinatari dei pagamenti della PAC all’osservanza della normativa ambientale, ovviamente, e alla necessità di mantenere il terreno agricolo in buone condizioni agronomiche e ambientali. “Eppure – scrive la Corte – queste condizioni, che gli agricoltori devono soddisfare per percepire i pagamenti, non si spingono abbastanza in là”. Le norme ci sono, dunque, ma sono poco coraggiose e alimentano la conservazione di uno status quo non certo ottimale. Secondo dati della Commissione europea, tra il 60% e il 70% dei suoli agricoli europei è colpito da:

  • erosione,
  • perdita di carbonio organico,
  • eccesso di nutrienti,
  • compattazione,
  • salinizzazione.

Tutela del suolo: le politiche degli Stati membri sono insufficienti

“I requisiti che i Paesi Ue pongono in relazione al suolo – leggiamo nella relazione – comportano scarsissimi cambiamenti alle pratiche agronomiche e possono apportare alla salute del suolo un miglioramento solo marginale. Nonostante alcune migliorie introdotte per il periodo 2023‑2027, i cambiamenti finora realizzati in alcuni Stati membri sono insufficienti e possono avere solo un impatto modesto sulla gestione sostenibile del suolo e del letame”.

Se questo riguarda mediamente tutte le aree agricole europee, neanche quelle più problematiche hanno avuto l’attenzione che avrebbero meritato. I Paesi UE avrebbero dovuto destinare i finanziamenti alle aree che presentavano problemi del suolo acuti; hanno invece fornito loro solo una piccola parte dei finanziamenti UE per lo sviluppo rurale.

Niente di buono nemmeno sul fronte della Direttiva nitrati. “La Commissione – scrive la Corte – fatica ad avere una visione globale delle pratiche adottate nei vari Paesi per rispettare gli obblighi in materia di gestione del letame, poiché i dati da questi forniti sono incompleti”. Tanto incompleti da non consentire neanche di calcolare i valori medi validi per l’Unione europea. E poi, se non bastasse, ci sono le deroghe a minare l’efficacia dello strumento. “Le deroghe riducono l’efficacia delle restrizioni all’uso del letame. Prova ne è il fatto che l’inquinamento del suolo è aumentato nelle aziende alle quali sono state concesse deroghe ai limiti di azoto”.

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