Con 5% di copertura arborea in più nei centri urbani si potrebbero prevenire 5mila decessi prematuri all’anno. Uno studio internazionale ha stimato il rapporto tra alberi, livelli di smog e morti in 744 città europee.
Quanto incide sulla salute dei residenti un albero in città? È quello che si sono chiesti gli autori di una ricerca pubblicata su The Lancet Planetary Health. E sono giunti alla conclusione che aumentando del 5% la superficie alberata in città si ridurrebbero gli inquinanti atmosferici in misura tale da evitare circa 5mila morti premature all’anno. Inoltre, se ogni centro cittadino avesse una copertura arborea almeno del 30%, si potrebbero evitare fino a 12mila morti all’anno.
In particolare, o meglio, le domande da cui sono partiti i ricercatori sono le seguenti: qual è il tasso di mortalità attribuibile all’inquinamento dell’aria nelle città europee, quanto potrebbe essere potenzialmente prevenuta aumentando la copertura arborea e quali sono state le evoluzioni di questa copertura nei centri urbani? E i risultati ottenuti – utilizzando un approccio integrato che combina dati ambientali e sanitari a livello europeo su un arco temporale di 20 anni (2000-2019) – hanno evidenziato i potenziali benefici per la salute pubblica derivanti dall’aumento della copertura arborea negli ambienti urbani.
Lo studio, realizzato nell’ambito del progetto europeo LIFE Airfresh, e intitolato Effetto della copertura arborea sulla mortalità correlata all’inquinamento atmosferico nelle città europee: un approccio integrato, ha preso in esame 744 città europee con più di 50 mila abitanti in 36 paesi e condotto una valutazione quantitativa dell’impatto sulla salute per stimare l’effetto della copertura arborea media sui livelli di inquinanti atmosferici e sulla mortalità correlata alle polveri sottili (PM2,5), al biossido di azoto (NO2) e all’ozono (O3) per tutte le fasce d’età. Tutte le analisi sono state fatte su scala cittadina.
Piantare alberi: la strategia per migliorare l’aria e il clima in città
È noto che nelle aree urbane questi tre inquinanti atmosferici sono i più dannosi per la salute. E l’accrescimento delle aree verdi in città, in particolare con la piantumazione di alberi, è considerata una strategia che apporta benefici sia alla qualità dell’aria che al clima e al benessere dei cittadini. Tanto che la Strategia Ue sulla biodiversità al 2030 prevede l’impegno dei Paesi aderenti a piantare almeno 3 miliardi di alberi entro la fine del decennio perportare a un aumento significativo della copertura arborea media nelle città.
E la Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) raccomanda l’adozione della strategia del 3-30-300 che consiste nel raggiungimento di tre obiettivi specifici: 3 alberi visibili da ogni casa, scuola o luogo di lavoro, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e 300 metri di distanza massima della propria abitazione da un parco o da spazio verde pubblico. Ma lo studio è il primo nel suo genere; a conoscenza degli stessi ricercatori, non erano ancora stati stimati i cambiamenti nella copertura arborea, il carico di mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico e la mortalità che potrebbe essere potenzialmente prevenuta aumentando la copertura arborea nelle città europee.
I risultati dello studio
I risultati della ricerca ci dicono che la copertura arborea media è cresciuta solo dello 0,76% e che il 73,5% delle città analizzate ha registrato un incremento del verde. Parallelamente, la mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico è diminuita in media del 3,4%. Nel 2019, 130 città dei 744 centri urbani europei presi in esame (oltre 50 milioni di abitanti, pari a circa il 25% della popolazione di questi centri) avevano una copertura arborea media superiore al 30%. Attualmente, in Italia la copertura vegetale raggiunge il 30% solo a Napoli (32%), mentre a Milano e a Roma arriva, rispettivamente, al 9% e 24%.
Sul fronte dell’inquinamento atmosferico, nei centri urbani europei con più di 50 mila abitanti, le concentrazioni medie annuali di NO2 e PM2,5 sono diminuite dal 2000 al 2019 (in media –1,19% delle concentrazioni medie annuali di NO2 e –0,96% del PM2,5 all’anno), con il 99% dei centri urbani che ha registrato un calo delle concentrazioni medie annuali di NO2 e il 93% dei centri urbani che ha registrato un calo delle concentrazioni medie annuali di PM2,5.
Le concentrazioni medie annuali di O3 sono aumentate nel 71% delle città (in media dello 0,40% all’anno), mentre le medie estive dei valori massimi giornalieri su 8 ore sono diminuite nel 62% dei centri urbani in media dello 0,29% all’anno. Nel 2021, nonostante la riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici di origine antropica, oltre il 90% della popolazione europea è stata esposta a livelli di PM2,5, NO2 e O3 superiori alle linee guida sulla qualità dell’aria introdotte dall’OMS per la protezione della salute umana, causando mezzo milione di decessi attribuibili a tali livelli.
Nuove prove utili per l’elaborazione di scenari urbani
Allo studio, che dichiara di “fornire nuove prove utili a elaborare scenari futuri per le città che aiutino a mitigare gli effetti nocivi legati all’inquinamento atmosferico proteggendo, ripristinando e aumentando la copertura arborea nelle città”, ha partecipato anche Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). E così spiega la coordinatrice del progetto per Enea Alessandra De Marco, responsabile del Laboratorio Impatti sul territorio e nei paesi in via di sviluppo: “In ambito urbano polveri sottili, biossido di azoto e ozono sono tra gli inquinanti più pericolosi per la nostra salute e per quella degli ecosistemi. Entro il 2050, si stima che circa l’80% della popolazione europea risiederà in contesti urbani, accentuando la rilevanza di queste problematiche”.
“Aumentare la quantità di alberi in città permetterebbe di ottenere benefici simultanei come il miglioramento della qualità dell’aria, la mitigazione dell’effetto isola di calore estiva, la conservazione della biodiversità e, soprattutto, il benessere dei cittadini. Una copertura arborea urbana al 30%, come quella raggiunta da alcune città europee, potrebbe ridurre le morti premature del 9,4% da PM2,5, del 7,2% da biossido di azoto e del 12,1% da ozono.
Al contrario, abbattere la superficie alberata fino ad azzerarla comporterebbe un aumento della mortalità: +19,5% da PM2,5 (circa 19 mila morti premature in più ogni anno), +15% da biossido di azoto (oltre 5.200 in più) e +22,7% da ozono (circa 700 in più)”, sottolinea De Marco. I benefici del verde urbano non si fermano alla qualità dell’aria; gli alberi possono infatti ridurre la temperatura percepita, mitigando l’impatto delle ondate di calore come quella dell’estate 2022 che ha causato circa 62 mila morti in Europa (+4%).