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A Taranto il dissalatore più grande d’Italia

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Sarà realizzato entro il 2026 l’impianto di dissalazione più grande d’Italia, con una portata di 630 litri al secondo che permetterà di ridurre l’emungimento e il rischio di salinizzazione delle acque di falda. Un passo importante all’interno della strategia di diversificazione delle fonti di approvvigionamento.

Il dissalatore più green e più grande d’Italia sarà realizzato a Taranto. Funzionerà a osmosi inversa e dissalerà le acque di sorgente, salmastre, del fiume Tara, producendo 60 mila mc al giorno di acqua potabile, corrispondenti al fabbisogno di circa 385 mila persone. Dovrebbe essere pronto nel giro di due anni. E sebbene i tempi di realizzazione non siano ancora del tutto chiari, sulla tecnologia non vi è invece alcun dubbio: la proposta tecnica vincitrice dell’appalto integrato da 90 milioni di euro bandito da Acquedotto Pugliese è quella dei francesi di Suez. L’appalto per la progettazione e la realizzazione dell’impianto è stato assegnato alla fine di settembre 2023 – per un importo complessivo, al netto del ribasso d’asta, di circa 82 milioni di euro, di cui 27 finanziati con il Pnrr – a un’associazione temporanea d’imprese guidata dalla società Cisa di Massafra, di cui fanno parte Suez Italy, Suez International, Edil Alta ed Ecologica spa, con un gruppo di progettazione guidato da Ai Engineering, con Consorzio Uning e Suez Italy. Il dissalatore del Tara produrrà, a regime, circa 5 volte il quantitativo di acqua prodotto dall’impianto di dissalazione ad uso industriale installato da Sarlux presso la raffineria di Sarroch, a Cagliari, in Sardegna, che è ad oggi il più grande d’Italia.

Che cos’è l’osmosi inversa

La tecnologia prescelta è quella già adottata da Suez Italia per l’impianto in costruzione all’isola d’Elba, che dovrebbe essere pronto nel 2024, con una capacità di 80 litri al secondo. L’osmosi inversa è un processo attraverso il quale l’acqua salmastra viene prelevata e incanalata verso una serie di membrane filtranti, che trattengono sali e impurità, producendo un basso livello di salamoia di scarto, il liquido residuale della dissalazione, ad alta concentrazione di sale, che può alterare l’equilibrio delle acque in cui viene riversato. Va detto, come precisato dalla nota dei costruttori, che il progetto di questo dissalatore non prevede la dissalazione di acqua di mare, che contiene mediamente 35 grammi di sale ogni litro, bensì l’acqua di sorgente del Tara, che ha una salinità di circa un decimo di quella marina. La salamoia e le acque residue dell’impianto finiranno in una zona dell’area portuale. L’acqua prodotta dal dissalatore sarà invece inviata, attraverso una condotta interrata della lunghezza di circa 14 Km, a un serbatoio di 200 mila mc nella città di Taranto, collegato alla rete di Acquedotto Pugliese, estesa in tutta la Puglia.

I vantaggi del dissalatore

La costruzione del dissalatore rientra in una strategia di diversificazione degli approvvigionamenti d’acqua, in un momento in cui la questione della siccità e di come fronteggiarla si fa sempre più urgente. L’impianto è pensato per produrre una portata di 630 litri al secondo e ridurre l’emungimento delle acque di falda, che attraverso 111 pozzi localizzati soprattutto in Salento costituiscono un’importante fonte di approvvigionamento idrico della Puglia (circa il 16%). Questa riduzione dell’attività di prelievo dovrebbe, peraltro, minimizzare il rischio di salinizzazione della falda, che può derivare dalla miscelazione di acqua dolce con quella salata proveniente dal mare. Anche sul fronte energetico, il progetto del dissalatore di Taranto si propone come un modello a impatto ridotto. “La soluzione proposta da Suez – precisano i costruttori – permette un risparmio energetico del 25% rispetto alla soluzione originale che supera il 38%”, quella cioè dell’emungimento dai pozzi. Il dissalatore sarà alimentato da un impianto fotovoltaico di circa 2.000 pannelli, per una produzione media annua di oltre 1.200 MW, a supporto dell’attività produttiva. L’impianto sarà realizzato in una zona interna, in prossimità di una sorgente del Tara e di una costruzione dell’Ente irrigazione di Puglia e Lucania, e mitigato dalla messa a dimora di una siepe di alberi. Non dovrebbe, quindi, impattare eccessivamente sull’ambiente nemmeno da questo punto di vista.

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