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Allerta vermocane per la tropicalizzazione del Mediterraneo

Allerta vermocane per la tropicalizzazione del Mediterraneo
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Appartenente alla famiglia dei “vermi del fuoco” per il bruciore provocato dal suo contatto, il vermocane è un piccolo invertebrato che prolifera con il caldo. E con la tropicalizzazione del Mediterraneo si è ormai diffuso anche sulle coste dell’Italia meridionale.  

Il cambiamento climatico sta determinando l’aumento della temperatura dell’acqua di mare e fra le varie conseguenze di questo cambiamento vi sono anche le modifiche agli areali di distribuzione delle specie marine. Negli ultimi anni stiamo infatti assistendo alla cosiddetta tropicalizzazione del Mediterraneo, che vede l’ingresso di nuove specie considerate esotiche o aliene.

Dove si è diffuso il vermocane in Italia

Il cambiamento climatico provoca anche lo spostamento verso Nord-Ovest degli areali di specie presenti nelle aree poste ad Est del Mediterraneo stesso. È quanto si sta verificando anche per una specie di Anellidi Policheti: Hermodice carunculata, comunemente detto vermocane, ecologicamente considerato un predatore generalista, termofilo, diffuso nel Mar Mediterraneo centrale.

Il vermocane appartiene alla famiglia dei “vermi di fuoco”, per la forte sensazione di bruciore che causa il contatto delle sue chete, cioè le setole che servono alla locomozione, con la pelle. Se approfondiamo la sua conoscenza vediamo che il corpo è composto da una serie di segmenti anulari identici detti metameri. In ogni segmento sono ripetuti gli organi dei sistemi escretore, nervoso, riproduttivo, tranne il tubo digerente, che percorre l’intera lunghezza del corpo. I metameri sono provvisti di una coppia di appendici dette parapodi, con un ciuffo di setole bianche o chete (da cui il nome di policheti). Le chete coadiuvano il movimento e sono anche un’arma difensiva estremamente efficace. Sono fragili ma dure perché fatte di chitina, si rompono come aghi di vetro al minimo contatto con un potenziale predatore, provocando dolore e infiammazione a causa di una neurotossina che rilasciano. In alcuni casi, il contatto può scatenare reazioni allergiche e infezioni, richiedendo l’uso di creme a base di cortisone per alleviare i sintomi.

Le prime descrizioni del vermocane sono avvenute nei Caraibi e nel Mar Rosso, mentre i primi avvistamenti nel Mediterraneo risalgono agli inizi del 1800, nella Sicilia orientale e nel Mar Egeo. Alla fine del XIX secolo, due esemplari furono segnalati nel Golfo di Napoli, restando però gli unici due avvistamenti fino a quel periodo. Non si tratta quindi di una specie aliena, ma di un invasore delle nostre coste, dove la sua abbondanza (densità della specie) è aumentata notevolmente negli ultimi anni. Un articolo pubblicato nel 2020 sulla rivista Mediterranean Marine Science  mostra la distribuzione di questa specie nei mari italiani, con un notevole aumento di densità negli ultimi anni, particolarmente lungo le coste di Puglia, Sicilia, Sardegna, Calabria e Campania. Il trend di spostamento verso Nord è evidente.

Ecology, distribution and expansion of a Mediterranean native invader, the fireworm Hermodice carunculate” Righi et al., Mediterranean Marine Science 2020
Ecology, distribution and expansion of a Mediterranean native invader, the fireworm Hermodice carunculate” Righi et al., Mediterranean Marine Science 2020

Perché si è diffuso il vermocane

L’espansione del vermocane è legata al cambiamento climatico e al conseguente riscaldamento delle acque; si tratta infatti di una specie termofila, che vive a temperature subtropicali e che al di sotto dei 19°C sospende gran parte delle sue attività biologiche, pur rimanendo vitale.

Oggi è in grado di colonizzare anche coste che in passato erano inaccessibili, a causa delle temperature troppo basse.

Inoltre, la sua diffusione è facilitata dal fatto di riprodursi sia per via sessuale che asessuale.

La riproduzione asessuata avviene per frammentazione e rigenerazione: quando il vermocane viene tagliato in due parti, ciascuna di queste è in grado di ricostruire i segmenti mancanti. La riproduzione sessuata avviene tramite l’unione di gameti maschili (spermatozoi) e gameti femminili (cellule uovo). Dall’uovo si sviluppa una larva, detta trocofora, che darà origine all’individuo. La riproduzione avviene in estate perché le larve sopravvivono a temperature superiori a 22°C e hanno una lunga vita pelagica prima di diventare adulti, il che permette loro di raggiungere luoghi lontani, se la temperatura delle acque lo consente.

Allerta per la pesca e i bagnanti

I pescatori considerano il vermocane una minaccia per la pesca: è un predatore vorace di ricci, polpi e coralli, che causa gravi danni alle barriere coralline e agli ecosistemi marini mettendo a rischio la biodiversità. I pescatori spesso trovano le loro reti saccheggiate da questi invertebrati, che si impigliano tra le maglie e si cibano dei pesci imprigionati, entrando dagli occhi e scavando all’interno del corpo.

Un’allerta anche per i bagnanti, perché il vermocane è stato avvistato sempre più frequentemente vicino agli scogli e sulle rive delle località turistiche del Sud Italia. E l’incontro con questo invertebrato può essere doloroso.

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