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Decarbonizzare l’Italia: ecco l’andamento delle nostre emissioni di gas serra

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Ispra elabora e pubblica annualmente l’inventario nazionale delle emissioni di gas serra e ogni due anni gli scenari emissivi da trasmettere agli organismi europei. Nell’ultimo rapporto, un’analisi degli scenari di produzione dei gas climalteranti al 2030 e al 2055 e un focus sugli obiettivi dei settori Effort Sharing e sul ruolo del settore LULUCF nel bilanciamento delle emissioni.

Nonostante un calo del 3% delle emissioni di gas serra tra il 2024 e il 2023 e un trend in discesa continua rispetto ai livelli del 1990, nell’ultimo rapporto dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale) sulle emissioni di gas serra in Italia ci sono più ombre che luci. La spina nel fianco rispetto ai target climatici europei – mette in evidenza il dossier Le emissioni di gas serra in Italia: obiettivi di riduzione e scenari emissivi – è l’obiettivo dell’Effort Sharing, quello sulla riduzione dei livelli di emissioni nei settori dei trasporti, riscaldamenti, agricoltura, piccola industria.

Un target al 2030 da cui siamo ancora lontani, anche nella migliore delle ipotesi. Siamo invece in linea rispetto agli obiettivi dell’Emission Trading System (o ETS-1) e del Land Use, Land use Change and Forestry (LULUCF): gli altri due principali pilastri della politica climatica dell’Ue, che riguardano rispettivamente le emissioni dei grandi impianti, dell’aviazione e del trasporto marittimo, e quelle legate all’uso del suolo, al suo cambiamento e alla selvicoltura.

Un quadro articolato con significative difficoltà rispetto ai target Effort Sharing

“Un quadro articolato”, scrive Valeria Frittelloni, direttore Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale di ISPRA, nella prefazione dello studio, nel sottolineare le “significative difficoltà nel raggiungimento dei target Effort Sharing”. Difficoltà che il rapporto – che traccia il quadro delle emissioni italiane dal 1990 al 2023 e presenta un’analisi degli scenari emissivi al 2030 e al 2055 in base a due scenari, uno a politiche correnti, l’altro a politiche aggiuntive previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) – spera di contribuire a superare. Il documento si propone infatti come “strumento di conoscenza per supportare processi decisionali basati su evidenze scientifiche”, con l’auspicio di “contribuire a promuovere azioni più incisive e coordinate, in grado di trasformare gli impegni internazionali in risultati tangibili, assicurando un futuro sostenibile per le generazioni a venire”.

Emissioni complessive in discesa dal 1990

Dal 1990 al 2023 le emissioni italiane totali di gas serra sono diminuite del 26.4% passando da 518 a 385 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Questa riduzione, riscontrata in particolare dal 2008 – spiega il rapporto – è conseguenza sia della riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali a causa della crisi economica e della delocalizzazione di alcune produzioni industriali, ma anche della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e di un incremento dell’efficienza energetica e al passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio. Il contributo maggiore nelle emissioni di gas serra è imputabile alla CO2 (anidride carbonica), seguita dal CH4 (metano), dal N2O (protossido di azoto) e dagli F-gas (gas fluorurati). Il rapporto Ispra analizza come sia variato il loro contributo alle emissioni totali nel periodo 1990-2023.

Le emissioni di gas serra per settore

Oltre l’80% alle emissioni totali di gas serra nel 2023 provengono dalle categorie emissive del settore Energia; responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti sono le categorie dei trasporti (28% del totale nazionale) e della produzione di energia (20%); un contributo importante alle emissioni totali è inoltre rappresentato dalle categorie del residenziale (18%) e dell’industria manufatturiera (13%). Il settore Agricoltura e le categorie emissive dei Processi industriali ed uso di altri prodotti (IPPU) sono responsabili del 8.4% e 5.9% rispettivamente, mentre il settore Rifiuti contribuisce al restante 5.3% delle emissioni totali.

In discesa le emissioni della produzione di energia elettrica

Secondo la tendenza già delineatasi negli anni passati, continuano a scendere le emissioni legate alla produzione di energia elettrica. Il calo complessivo del 3% rilevato nel 2024 rispetto al 2023 è merito principalmente del settore che produce energia elettrica, quello che si è dimostrato nel tempo tra i più efficienti in termini di riduzione dei gas climalteranti e che incide oggi mediamente per un quarto delle emissioni nazionali. Ma anche tutti gli altri settori economici registrano riduzioni delle emissioni, ad eccezione dei trasposti e della gestione dei rifiuti.

In salita le emissioni di gas serra da trasporti e rifiuti

Le emissioni dei trasporti sono aumentate del 7% circa dal 1990. Il settore si conferma problematico anche nel 2024, con emissioni che continuano a crescere significativamente e rappresentano il 28% di quelle nazionali; per oltre il 90% derivano dal trasporto stradale. Ispra sottolinea che “il parco veicolare italiano è tuttora caratterizzato da mezzi ad alimentazione tradizionale (benzina e gasolio) e negli anni il numero dei veicoli ha registrato una notevole espansione (oltre il 50%)”. Salgono anche le emissioni prodotte dalla gestione dei rifiuti, che contribuisce al 5% del totale nazionale. Le emissioni del settore rifiuti sono aumentate del 6.5% dal 1990 al 2023, principalmente a causa dell’aumento delle emissioni da smaltimento in discarica (14.7%), che rappresentano il 77.5% delle emissioni dei rifiuti.

L’obiettivo del regolamento Effort Sharing

L’Unione europea ha adottato nel 2023 il pacchetto di proposte legislative noto come Fit for 55 (neutralità emissiva al 2050 e di riduzione delle emissioni nette del 55% entro il 2030), che ha revisionato l’insieme di direttive e regolamenti che stabiliscono gli obiettivi di riduzione delle emissioni, efficienza energetica e rinnovabili per gli Stati membri. Per quanto riguarda il target di riduzione delle emissioni una parte dell’obiettivo è in capo ai settori soggetti all’Emission Trading System (ETS) – grandi impianti, produzione di energia elettrica e calore, aviazione e trasporto marittimo – per i quali è richiesta a livello europeo una riduzione del 62% rispetto ai livelli del 2005. E rispetto alla quale l’Italia è sulla giusta strada.

Per la quota rimanente, non soggetta a ETS, con l’approvazione del pacchetto Fit for 55, sono stati definiti nuovi obiettivi nazionali con il regolamento noto come Effort Sharing (Regolamento UE 857/2023): all’Italia è richiesta una riduzione complessiva del 43.7% delle emissioni al 2030 rispetto ai livelli del 2005. Un obiettivo che non riusciremo a raggiungere secondo entrambi gli scenari delineati da Ispra, che indica un calo del 30% al 2030 in base alla previsione a politiche correnti e del 41% secondo quella a politiche aggiuntive previste dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima).

L’obiettivo del regolamento LULUCF

Nel medesimo quadro sono stati revisionati anche gli impegni per il settore Land use, Land-Use Change, and Forestry (LULUCF – Regolamento UE 839/2023), che ha la capacità di generare degli assorbimenti di carbonio, contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici.  Nel 2023, in Italia, il settore è responsabile di assorbimenti netti pari a 53,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente, principalmente grazie alle foreste e ai prati, pascoli e altre terre boscate. Gli assorbimenti totali del settore LULUCF mostrano tuttavia un’elevata variabilità influenzata soprattutto dalle superfici percorse annualmente da incendi e dalle relative emissioni di gas serra.

Il target al 2030 è un assorbimento pari ad almeno 35,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente. Secondo lo scenario Ispra a politiche correnti, l’Italia dovrebbe raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica al 2025, previsto dal regolamento LULUCF. Sempre secondo lo scenario a politiche correnti, gli assorbimenti del settore al 2030 risultano pari a -42,8 MtCO2eq., superando l’obiettivo di -35,8. Per entrambi i regolamenti,(Effort Sharing e LULUCF) la verifica della conformità (compliance) delle emissioni e degli assorbimenti riportati avverrà nel 2027 e nel 2032.

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