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Seagrass: il 0,2 % del fondale che assorbe oltre il 10 % del carbonio oceanico

seagrass e vegetazione acquatica
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I seagrass, in particolare le immense pianure di Posidonia, sono i veri polmoni del nostro mare, un ecosistema prezioso e spesso sottovalutato che svolge un ruolo cruciale per l’intero pianeta.

Il mare, con la sua immensità, nasconde segreti e risorse fondamentali per la salute del nostro pianeta. Tra questi, spiccano le praterie di Posidonia oceanica, un vero e proprio ecosistema sottomarino che rappresenta uno degli alleati più potenti nella lotta contro il cambiamento climatico. Nonostante occupino appena lo 0,2% del fondale oceanico globale, queste praterie, insieme agli altri ecosistemi di seagrass, sono capaci di assorbire e immagazzinare oltre il 10% del carbonio blu annuale dell’oceano. Vediamo nel dettaglio cosa sono le praterie di Posidonia, qual è il loro impatto climatico, perché sono minacciate e come preservarle.

Cosa sono le praterie di Posidonia (seagrass)

seagrass e piante acquatiche

Spesso confusa con un’alga, il seagrass come la Posidonia oceanica è in realtà una pianta acquatica con radici, fusto, foglie, fiori e frutti. Le sue immense “praterie” formano un complesso ecosistema, fondamentale per la biodiversità e la stabilità del fondale marino. Questa pianta non è solo una casa per innumerevoli specie marine, ma svolge anche un ruolo cruciale nella mitigazione dei cambiamenti climatici, accumulando grandi quantità di carbonio blu nel sedimento in cui affondano le sue radici, noto come “matte”.

Ma qual è il legame tra seagrass e carbonio blu? Il “blue carbon” è la CO2 catturata e immagazzinata dagli ecosistemi marini e costieri, una risorsa vitale che rende il mare un pozzo di carbonio straordinariamente efficiente.

Impatto climatico e capacità di stoccaggio

Il ruolo di serbatoio di carbonio del seagrass lo rende una delle soluzioni naturali più efficaci per combattere l’eccesso di anidride carbonica nell’atmosfera. Su scala mondiale, le praterie di fanerogame marine contribuiscono a immagazzinare oltre il 10% del carbonio presente nei sedimenti oceanici, pur estendendosi appena sullo 0,2% dei fondali. Alcune stime del WWF indicano inoltre che queste piante siano in grado di assorbire carbonio con un’efficienza fino a 35 volte superiore rispetto alle foreste pluviali tropicali. Il carbonio blu sequestrato in questi ecosistemi, come confermano diversi studi, è stoccato per migliaia di anni nel sedimento, rendendoli veri e propri depositi di carbonio a lungo termine. Questo meccanismo di cattura è il motivo per cui la loro conservazione e il loro ripristino sono considerati prioritari a livello globale, come spiega anche INSPRA (Instituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel suo approfondimento sul tema.

Video: Come usare il seagrass per combattere l’emergenza climatica

Il video illustra il progetto di ripristino del seagrass nel Regno Unito, frutto della collaborazione tra Swansea University, WWF, Project Seagrass e Sky Ocean Rescue. L’iniziativa, che mira a piantare un milione di semi, evidenzia l’importanza del seagrass come “polmone marino” che protegge le coste e mitiga il cambiamento climatico. Il video mostra come il 90% del seagrass britannico sia andato perduto a causa di inquinamento e danni causati dalle barche, sottolineando l’importanza degli sforzi di conservazione.

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Distribuzione globale e importanza ecologica

Le praterie di Posidonia oceanica, specie endemica e iconica del Mediterraneo, rappresentano solo una parte dell’estesa rete globale di seagrass. Nel Mar Adriatico, la Posidonia oceanica è la fanerogama marina più diffusa e un habitat cruciale. Oltre a mitigare i cambiamenti climatici e stabilizzare i fondali, questa pianta è un indicatore vitale della qualità dell’acqua, infatti prospera solo in acque pulite. Definiti “i polmoni del Mediterraneo”, le praterie di Posidonia sono una fonte primaria di ossigeno, infatti producono tra i 14 e i 20 litri per metro quadrato al giorno e sostengono la biodiversità e la pesca fungendo da rifugio e area di riproduzione per innumerevoli specie.

Ma queste piante marine si trovano in quasi tutti gli oceani del mondo, dalle acque fredde del Nord Europa a quelle tropicali dell’Indo-Pacifico. La loro distribuzione è un fattore chiave per la loro importanza ecologica universale, che va ben oltre il semplice stoccaggio di carbonio.

Le funzioni cruciali che svolgono per l’ecosistema marino e costiero includono:

  • Stabilizzazione dei fondali: le fitte radici e i rizomi formano una rete complessa che ancora il sedimento, prevenendo la risospensione e rendendo l’acqua più limpida. Questo contrasta l’erosione costiera, proteggendo spiagge e dune da tempeste e mareggiate.
  • Creazione di habitat e “nursery”: le praterie sono tra gli ecosistemi più produttivi al mondo e offrono rifugio, cibo e zone di riproduzione per migliaia di specie marine. Fungono da vere e proprie “culle” per giovanili di pesci, crostacei e molluschi, contribuendo a sostenere la pesca commerciale e la biodiversità.
  • Filtrazione dell’acqua: le foglie di seagrass agiscono come filtri naturali, intrappolando particelle e inquinanti. Questo processo migliora la qualità dell’acqua, riducendo la torbidità e favorendo la penetrazione della luce solare, essenziale per la vita marina.
  • Produzione di ossigeno: attraverso la fotosintesi, le praterie di seagrass producono grandi quantità di ossigeno, essenziale per la respirazione della fauna marina. Secondo una stima riportata anche da Sea Forest Life, un ettaro di Posidonia può produrre fino a 15 litri di ossigeno al giorno.

Meccanismi di sequestro del carbonio (alta fotosintesi e sedimento stabile)

Il sequestro del carbonio da parte del seagrass avviene attraverso due meccanismi principali: l’alta produttività fotosintetica e la stabilità dei sedimenti. Durante la fotosintesi, queste piante assorbono grandi quantità di CO2, trasformandola in biomassa. Le loro radici formano una complessa rete che trattiene il sedimento, dove il carbonio organico si accumula e viene stoccato per millenni. Come spiega INSPRA Ambiente, questo processo rende il sedimento delle praterie di Posidonia un deposito di carbonio estremamente stabile e duraturo.

Superficie coperta vs carbonio immagazzinato

L’efficienza del seagrass è sorprendente: sebbene copra meno dello 0,2% del fondale oceanico globale, è responsabile di oltre il 10% del carbonio sepolto in esso. Questo dato sottolinea l’enorme potenziale di questi ecosistemi nel contribuire alla mitigazione del riscaldamento globale, molto al di là della loro limitata estensione geografica.

Efficienza rispetto a foreste pluviali e mangrovie

Le praterie di seagrass sono tra gli ecosistemi più efficienti al mondo per lo stoccaggio di carbonio. La loro capacità di sequestro è superiore a quella delle foreste pluviali terrestri, e persino a quella delle mangrovie, un altro noto ecosistema di “carbonio blu”. Mentre le mangrovie assorbono un grande quantitativo di CO2, il seagrass si distingue per la sua capacità di immagazzinare il carbonio a lungo termine in un sedimento stabile e inerte.

Tabella. Confronto tra Ecosistemi Naturali e la loro Efficienza nello Stoccaggio di Carbonio

EcosistemaArea Coperta a livello GlobaleTasso di Sequestro di Carbonio (per ettaro)Durata dello StoccaggioRuolo Climatico
Praterie di Seagrass~0,2% del fondale oceanicoFino a 35 volte più efficiente di una foresta pluvialeMillenni (nel sedimento)Principale serbatoio di carbonio blu
Foreste di Mangrovie~1% delle aree costiere tropicali e subtropicali4 volte più efficiente di una foresta tropicaleSecoli (nel suolo)Importante serbatoio di carbonio blu
Foreste Pluviali~6% della superficie terrestreAlto, ma variabileDecenni/Secoli (nella biomassa)Principale serbatoio di carbonio verde

Minacce, conservazione e rigenerazione

Nonostante la loro vitale importanza, le praterie di Posidonia sono oggi tra gli ecosistemi più minacciati a livello globale, con un tasso di declino allarmante che si aggira intorno al 2-5% annuo. Il loro stato di conservazione è un indicatore cruciale per la salute del Mediterraneo.

Le cause di questo declino sono quasi interamente di origine antropica. Oltre all’inquinamento, allo sviluppo urbano costiero, all’ancoraggio selvaggio delle barche e alla pesca a strascico, che strappano le piante e distruggono le loro radici, si aggiungono fattori come l’aumento della temperatura dell’acqua. Come specifica anche il WWF, le ondate di calore marine, sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico, possono causare lo sbiancamento delle foglie e la mortalità di massa delle praterie, come accaduto in alcune aree della Spagna e della Francia. Inoltre, le specie invasive, come l’alga tropicale Caulerpa taxifolia, competono con la Posidonia per spazio e luce, alterando l’equilibrio ecologico.

Erosione costiera, inquinamento e sviluppo urbano

L’interazione tra erosione costiera, inquinamento e sviluppo urbano rappresenta un circolo vizioso che mette a serio rischio le praterie. Le attività di dragaggio e la costruzione di porti e strutture costiere alterano la dinamica dei sedimenti, aumentando la torbidità dell’acqua. Questa ridotta trasparenza della colonna d’acqua impedisce alla luce solare di penetrare in profondità, ostacolando la fotosintesi della Posidonia.

Allo stesso tempo, l’inquinamento da scarichi civili, industriali e agricoli riversa in mare nutrienti in eccesso e sostanze tossiche, come i composti organostannici (utilizzati in vernici antivegetative per le navi), che avvelenano le piante e ne compromettono la capacità di crescere e prosperare. Questo deterioramento della qualità dell’acqua minaccia le praterie e riduce anche la loro capacità di filtrare l’acqua, aggravando ulteriormente il problema.

Strategie di recupero e progetti europei

Per contrastare il declino delle praterie di Posidonia, sono state avviate diverse strategie di recupero e rigenerazione, che combinano protezione e ripristino attivo.

Le principali strategie includono:

  • Misure di conservazione: protezione delle praterie esistenti attraverso l’istituzione di aree marine protette e la regolamentazione di attività umane dannose.
  • Ripristino attivo: interventi per ripristinare gli habitat danneggiati, come la piantagione di semi e talee di Posidonia.
  • Sistemi di ormeggio sostenibili: installazione di sistemi di ormeggio a corpo morto per prevenire i danni da ancoraggio delle imbarcazioni, preservando l’integrità delle praterie.
  • Monitoraggio: controllo costante dello stato di salute delle praterie per valutare l’efficacia degli interventi e intervenire tempestivamente.
  • Finanziamento sostenibile: sviluppo di mercati di crediti di carbonio blu, dove le aziende possono investire nella rigenerazione delle praterie per compensare le proprie emissioni di CO2.

Questi sforzi, sostenuti da progetti europei e collaborazioni internazionali, dimostrano che le soluzioni per la protezione e il ripristino di questi preziosi ecosistemi sono concrete e innovative.

  • SeaForest LIFE: co-finanziato dall’Unione Europea, il progetto SeaForest Life si concentra sul ripristino e la gestione sostenibile delle praterie di Posidonia nel Mediterraneo. Un elemento chiave è l’uso di tecniche avanzate di trapianto e la creazione di vivai sottomarini per la propagazione della pianta. L’iniziativa mira anche a sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità sulla necessità di proteggere queste aree, spesso ignorate.
  • Fondazione MEDSEA: la fondazione italiana MEDSEA è particolarmente attiva nel Mar Mediterraneo. Il progetto MedSeaGrass ha l’obiettivo di ripristinare le praterie degradate di Posidonia oceanica tramite interventi di ingegneria naturalistica. Parallelamente, mira a proteggere l’habitat naturalistico attraverso l’ideazione e l’attuazione di un sistema di gestione degli ormeggi sostenibile nell’area protetta. Il progetto è stato attivo tra il 2020 e il 2022, con il sostegno della MAVA Foundation.
  • Al di là del Mediterraneo, progetti simili sono in corso in tutto il mondo, come quelli condotti da Project Seagrass nel Regno Unito o il Blue Carbon Initiative a livello globale. Questi progetti esplorano nuove tecnologie, come l’uso di droni sottomarini per il monitoraggio e la piantagione automatizzata, e sviluppano modelli di finanziamento innovativi. Un esempio è la creazione di “mercati di carbonio blu”, in cui le aziende possono acquistare crediti generati dal ripristino delle praterie, fornendo così un flusso di finanziamento costante per la loro conservazione.

Queste collaborazioni dimostrano un cambiamento di paradigma, passando da una semplice protezione a un ripristino attivo che non solo salvaguarda il carbonio immagazzinato, ma crea anche nuovi habitat e rafforza la resilienza degli ecosistemi costieri contro i futuri impatti climatici.

Lo sapevi? Un ettaro di prateria di Posidonia oceanica produce tra i 10 e i 15 litri di ossigeno al giorno, fungendo da vero e proprio “polmone verde” per il Mediterraneo.

In sintesi

Le praterie di Posidonia sono molto più di un semplice habitat marino. Rappresentano una soluzione naturale, potente e vitale per mitigare i cambiamenti climatici, stoccando il carbonio blu in quantità enormi e per periodi lunghissimi. La loro conservazione è una priorità, non solo per proteggere la biodiversità marina, ma anche per salvaguardare la salute del nostro pianeta. Dobbiamo agire subito, attraverso progetti di ripristino e un maggiore impegno verso la tutela dei nostri mari, per permettere a questi straordinari ecosistemi di continuare a svolgere il loro ruolo insostituibile.

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Rosaria De Benedictis

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