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La foresta cresce dal basso

Comunità Costa Rica
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In Costa Rica le politiche di tutela dell’ambiente fanno leva sul contributo delle comunità locali. Con risultati sorprendenti. Entro il 2022 il 30% delle coste saranno aree protette.

Il Costa Rica è il primo paese che è riuscito a invertire i numeri sulla deforestazione, dimostrando al mondo intero che protezione e recupero dell’ambiente possono diventare un motore per la crescita e l’economia. Dal 1990 a oggi, le foreste tropicali costaricane hanno raddoppiato la loro superficie e, nello stesso tempo, il PIL del Paese è più che triplicato. Il segreto di questo miracolo ambientale ed economico nasce dal basso, dalla consapevolezza dei popoli e l’impegno delle comunità locali. La politica non ha fatto altro che sostenere e incentivare con fermezza un modello che ha radici antiche nelle culture latinoamericane e che consiste nel ricompensare chi si prende cura della madre terra. Su questo principio, nel 1997 il Governo ha istituito il pagamento dei servizi ambientali alle comunità e ai proprietari di aziende agricole, mettendo formalmente sotto tutela ogni chilometro quadrato di foresta recuperata. Il compenso finanziario concesso dallo Stato tramite il Fondo Nazionale FONAFIFO viene riconosciuto ai proprietari terrieri, ai possessori di foreste o di piantagioni, così come alle comunità indigene per il lavoro prestato che ha un impatto diretto sulla tutela e sul miglioramento dell’ambiente.

Diritto alla terra e autogestione nella tradizione delle comunità locali

Il virtuoso cambiamento nelle politiche governative è nato dall’osservazione delle attività svolte nelle comunità locali. Diritti alla terra e riconoscimento dell’autogestione sono da sempre un tema centrale per le popolazioni indigene che, negli anni 80 e 90, per sopravvivere, si ritrovarono a dover lavorare per le stesse società minerarie e forestali che oltraggiavano le loro terre. Fu in quel momento che in alcune comunità del sud le persone iniziarono a piantare alberi anziché tagliarli e ad impedire che si sfruttassero le acque dei loro antenati per qualsiasi attività commerciale. In cambio, questi guardiani dell’ambiente ricevevano dalla comunità cibo e sostegno. È grazie ai loro sforzi se si è arrivati a una nuova legge forestale, che individua e ricompensa quattro principali attività ambientali: mitigazione dei gas serra, protezione delle acque, protezione della biodiversità e tutela paesaggistica. Le politiche messe in atto dallo Stato si sono dunque integrate a tradizione e cultura locali. “Se non ce la faremo noi per il 2050, non ce la farà nessun altro Paese” dice Francisco Apizar, agronomo del centro forestale di Turrialba, una delle comunità da cui tutto ha avuto inizio. “E questo sarebbe davvero terribile”.

Costa Rica pioniere delle politiche di conservazione

“La soluzione al cambiamento climatico dobbiamo cercarla nella nostra storia” afferma il presidente della Repubblica, Carlos Alvarado, orgoglioso per il successo del suo Paese. “Dimostriamo al mondo che altri modelli di conservazione esistono e noi ne siamo pionieri. Da oggi in avanti investiremo ogni risorsa nella replica e nel rafforzamento di questo modello, anche per la conservazione dei nostri mari” continua il Presidente, spiegando che, sebbene in Costa Rica il 92% del territorio si affacci sul mare, solo il 2,7% è in regime di “area marina protetta”. Per apprezzare i risultati di una politica volta alla protezione e al recupero ambientale, sono stati necessari molti anni. Ma l’indiscutibile efficacia di questo modello che ha accresciuto ricchezza, salute e turismo, oltre che benessere degli abitanti, ha spinto oggi il Governo del Costa Rica ad impegnarsi in nuove sfide per contrastare il cambiamento climatico. “Entro il 2022, il 30% delle nostre coste sarà sotto protezione” annuncia il Presidente. “Così come lo sarà il 100% delle aree umide costiere. Il Costa Rica sarà il modello per l’esplorazione di innovativi sistemi finanziari volti alla conservazione del Pianeta”.

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