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La gestione sostenibile del suolo può ridurre il climate change

agricoltura sostenibile
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Il terreno rappresenta una grande riserva di carbonio e contribuisce attraverso le piante all’assorbimento della CO2. Ma uso intensivo e fenomeni di degrado portano ad una perdita di 75 miliardi di tonnellate di suolo coltivabile ogni anno, con danni ambientali ed economici enormi. La gestione agricola sostenibile potrebbe tagliare da 1,4 a 2,3 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno.

I suoli sani sono alla base del 95% del cibo che mangiamo, ospitano più del 25% della biodiversità mondiale e sono la più grande riserva di carbonio terrestre del pianeta. Le piante infatti, attraverso la fotosintesi, assorbono CO2 dall’atmosfera producendo ossigeno e stoccando il carbonio nel terreno e nella biomassa; alimentando tra l’altro i microrganismi diffusi nel suolo, fondamentali per la vita delle piante stesse. Un terreno ricco di sostanza organica è più fertile: richiede meno nutrienti e meno energia per essere lavorato, ha maggiore capacità di ritenzione idrica ed più ricco di biodiversità. Purtroppo, il 70% dei suoli dell’Unione europea non è in buone condizioni. Il degrado dei terreni ha un impatto enorme e un costo, a livello europeo, pari a 50 miliardi di euro all’anno; 1,25 miliardi di euro/anno solo in termini di perdita di produttività agricola. “In Italia – racconta il direttore Agricoltura e Ambiente del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) Giuseppe Corti – i suoli in 50-70 anni hanno perso, a causa dell’erosione, decine di centimetri di spessore e il 35% della capacità di ritenere acqua. La riduzione di sostanza organica del suolo si è tradotta in maggiore anidride carbonica. Le più frequenti alluvioni che registriamo negli ultimi due decenni, oltre che a cattiva gestione del territorio e degli alvei, sono dovute alla ridotta capacità del suolo di contenere acqua. Una seria politica di gestione dei suoli, dei versanti e di recupero della sostanza organica potrebbe considerevolmente ridurre le conseguenze disastrose dei fenomeni meteo estremi”.

Cosa è la Strategia europea per il suolo

Le conseguenze del cambiamento climatico, che vede periodi sempre più lunghi di siccità alternarsi a fenomeni metereologici di estrema violenza, l’uso scorretto del suolo attraverso la monocoltura e il pascolo intensivo, l’impiego di fertilizzanti e pesticidi, l’inquinamento portano ad una perdita, a livello globale, di 500 ettari di terreno ogni mezz’ora: 75 miliardi di tonnellate di suolo coltivabile in meno ogni anno, che costano circa 400 miliardi di dollari di produzione agricola persa. Toccando temi cruciali tanto per il settore agroforestale quanto per il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici e il mantenimento degli ecosistemi terrestri e marini. Non a caso, l’Unione europea ha riconosciuto al suolo una fondamentale importanza economica e politica: la Strategia europea per il suolo 2030 mira a ripristinare, rendere resilienti e proteggere adeguatamente tutti i suoli europei entro il 2050. Considerata un importante risultato nell’ambito del Green Deal europeo e della Strategia europea per la biodiversità 2030, la linea adottata dall’Unione europea è quella di garantire al suolo lo stesso livello di protezione stabilito per l’acqua, l’ambiente marino e l’aria. La Strategia europea per il suolo definisce infatti un quadro normativo e misure concrete per proteggere e ripristinare i suoli e garantire che siano utilizzati in modo sostenibile. Prevede inoltre che venga presentata una nuova proposta di legge sulla salute del suolo entro il 2023. “La strategia mobilita l’impegno sociale e le risorse finanziarie necessarie, condivide le conoscenze e promuove pratiche di gestione e monitoraggio”, precisa la nota della Commissione europea.

Con l’agricoltura sostenibile si possono tagliare da 1,4 a 2,3 miliardi tonnellate di Co2/anno

Investire nella prevenzione e nel ripristino dei suoli rappresenta la migliore assicurazione per garantire un benessere di lungo periodo: le specie vegetali traggono dal suolo 18 dei 29 elementi essenziali per la loro vita e i microrganismi presenti nella rizosfera (la porzione di terra che circonda le radici) rafforzano il metabolismo delle piante e facilitano una serie di processi come la germinazione dei semi, l’insediamento e la crescita delle piantine, l’assorbimento dell’acqua, la soppressione degli agenti patogeni e la tolleranza allo stress. Migliorare le colture aumenta la sicurezza alimentare. Non ultimo, rigenerare i suoli aiuta a prevenire il rischio idrogeologico e riduce la CO2 in atmosfera. Secondo Saverio Maluccio coordinatore del Nucleo monitoraggio carbonio del Centro politiche e bioeconomia del Crea “la sola gestione agricola sostenibile può portare, a livello mondiale, una riduzione da 1,4 a 2,3 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno”. Il costo dell’azione in questo caso è molto inferiore a quello dell’inazione. Tra l’altro, fermare e invertire l’attuale tendenza al degrado del suolo potrebbe generare fino a 1.200 miliardi di euro all’anno di benefici economici a livello globale. Ma stare nei tempi è fondamentale: il suolo è una risorsa preziosa e non rinnovabile. Per formare un solo centimetro di suolo fertile ci vogliono dai 100 ai 1.000 anni.

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