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Nell’abisso Calypso, nel Mar Ionio, tra le più alte concentrazioni di rifiuti mai rilevati

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Un sommergibile all’avanguardia ha fotografato il fondale del sito più profondo del Mar Mediterraneo per fornire la prima quantificazione e identificazione dettagliata dei rifiuti marini che ci sono. Una quantità tra le più alte mai registrate in un ambiente marino profondo. Le politiche di mitigazione europee funzionano ma non bastano. E non tengono sufficientemente conto delle profondità del mare.

I nostri rifiuti viaggiano lontano. Per esempio nel punto più profondo del Mar Mediterraneo: nell’abisso Calypso, nello Ionio, dove a più di cinque chilometri di profondità, è stata rilevata una concentrazione di rifiuti tra le più alte mai registrate in un ambiente marino profondo (cioè acque più profonde di due mila metri).

Secondo uno studio condotto dal Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione europea e pubblicato sul Marine Pollution Bulletin, sarebbe la più alta densità di rifiuti marini di tutte le acque profonde del mondo, subito dopo quella rilevata in due canyon nel Mar Cinese Meridionale. Nell’abisso Calypso sono stati trovati 26.715 rifiuti per chilometro quadrato, di cui l’88% è stato identificato come plastica.

In compenso, un altro lavoro dello stesso Centro Comune di Ricerca ci dice che lungo le coste dell’Europa nel periodo 2015-2021 si è registrata una riduzione del 29% di macro-rifiuti. Una notizia cattiva e una buona, dunque, anche se non in contraddizione tra loro, ed entrambe accompagnate dalla medesima conclusione dei ricercatori: continuiamo a scaricare in giro troppi rifiuti e la loro abbondanza in mare rende necessaria l’implementazione di ulteriori misure di mitigazione e di sforzi più intensi a tutela di mari e oceani.

Rifiuti marini in calo lungo le coste europee

Per cominciare dalla notizia migliore, segnale di risultati, seppure limitati, di un impegno europeo e degli Stati membri, partiamo dal report Tendenze dei macro rifiuti sulle Coste Europee 2015 – 2021. Il documento, a cui ha contribuito il Centro Nazionale Dati Oceanografici (NODC) dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, si basa su dati forniti dagli Stati membri sull’abbondanza e la tipologia dei macro-rifiuti in spiagge selezionate in Europa.

Questi dati sono stati raccolti seguendo le indicazioni della Guida al monitoraggio dei rifiuti marini nei mari europei che ha lo scopo di rendere i dati comparabili tra tutti i paesi. Sono state monitorate complessivamente 253 spiagge e i risultati ci dicono che, a livello UE, si è registrata una riduzione del 29% della quantità totale di macro-rifiuti lungo le coste: nel periodo 2020 – 2021 c’era circa un terzo in meno di rifiuti sulle coste europee rispetto al periodo 2015 – 2016. Si è rilevato che la plastica monouso è diminuita del 40% tra il periodo 2015 – 2016 e il 2020 – 2021, mentre si sono ridotti del 20%, rispettivamente, gli oggetti legati alla pesca e i sacchetti di plastica.

Nell’abisso Calypso 267 rifiuti per ettaro

Diversa, chiaramente, la metodologia adottata per lo studio delle profondità del mare nostrum. I dati sono stati raccolti utilizzando un sommergibile per acque profonde condotto da Caladan Oceanic, che ha ripreso il fondale marino. Il veicolo era dotato di telecamere ad alta risoluzione che registravano immagini, che venivano poi analizzate per identificare e contare i detriti di plastica. Il team ha utilizzato inoltre tecniche di fotogrammetria per stimare l’area esaminata e la distanza percorsa dal sommergibile. Metodo che ha consentito di calcolare la densità dei detriti di plastica e di confrontare i risultati ottenuti con quelli di altri studi in acque profonde. In totale, i ricercatori hanno analizzato 167 oggetti, di cui 148 sono stati confermati come rifiuti, mentre 19 erano sospetti ma non confermati.

I rifiuti identificati nel Calypso Deep sono soprattutto oggetti di plastica, perché sono leggeri e molto facili da trasportare con le correnti marine. Altre categorie secondarie di rifiuti, in termini di tipo di materiale, sono costituite da vetro, metallo e carta. Una quantità significativa di oggetti alieni presenti sul fondale dell’abisso non è stata identificata in termini di tipo di materiale (49% del totale dei rifiuti e degli oggetti sospetti). Non sono state osservate interazioni tra i rifiuti e le rare specie di crostacei e pesci presenti.

La maggior parte dei rifiuti arriva all’abisso Calypso principalmente come detriti galleggianti in superficie, con probabili contributi sotto-superficiali, sia dal meridione che da settentrione. “Le fonti meridionali sembrano essere le più rilevanti. È stata inoltre rilevata una forte indicazione dello scarico diretto da parte delle navi, come dimostra un hotspot di rifiuti che probabilmente corrisponde a un sacco della spazzatura”, spiegano i ricercatori.

Da dove proviene il marine litter

I rifiuti marini provengono sia dalla terraferma – principalmente attraverso i sistemi fluviali e le vie d’acqua artificiali, lo scarico diretto lungo le coste e il trasporto atmosferico delle frazioni più leggere – o finiscono direttamente in mare, soprattutto a causa delle attività di pesca e degli scarichi delle imbarcazioni. Una volta in mare, i rifiuti sono soggetti a spiaggiamento, trasporto e ridistribuzione da parte delle correnti, processi di degradazione e trasporto verticale verso l’interno dell’oceano e il fondo marino, come hanno dimostrato numerose ricerche in particolare a partire dal 2014. Nell’ultimo decennio, è infatti aumentata drasticamente la consapevolezza dell’inquinamento da rifiuti marini, soprattutto da plastica, in gran parte grazie all’osservazione del littering sulle spiagge e sulla superficie del mare che può essere facilmente e direttamente individuato da cittadini e studiosi, nonché in base all’impatto ben documentato sugli organismi marini (ad esempio, ingestione e impigliamento).

“Mentre il littering costiero e della superficie del mare è un indicatore molto visibile del problema dei rifiuti marini – e, più in generale, del degrado generale dell’oceano -, è molto meno evidente in altri comparti marini che non sono visibili. Questo è, in particolare, il caso del comparto bentonico (profondo), anche se le prime evidenze di rifiuti sul fondo marino risalgono al 1975. Va tenuto presente che i rifiuti presenti nelle prime fotografie e nei primi video erano in gran parte trascurati all’epoca, poiché il marine littering non era ancora percepito come un problema così grande come lo è oggi. Oggi sappiamo, ad esempio, che in alcuni luoghi – spesso definiti “hotspot di rifiuti” – le discariche di rifiuti coprono interamente, o quasi, il fondale marino”, si legge nella ricerca Rifiuti marini nel sito più profondo del Mar Mediterraneo.

Dove sono le maggiori concentrazioni di rifiuti marini in acque profonde

Ad oggi, le maggiori densità di macrolitter in acque profonde sono state riscontrate nel Mar Cinese Meridionale, con un massimo di 36.818 elementi per chilometro quadrato e 51.929 elementi per chilometro quadrato in due canyon sottomarini; nello Stretto di Fram, nell’Oceano Atlantico settentrionale, con 5351-8082 oggetti per chilometro quadrato; e nei canyon sottomarini al largo della costa occidentale del Portogallo, sempre nell’Oceano Atlantico settentrionale, con fino a 6600 oggetti per chilometro quadrato. Con i suoi 26.715 rifiuti per chilometro quadrato l’abisso Calypso si piazza dunque al secondo posto. La frazione di plastica variava dal 25 al 68% negli studi precedenti, mentre raggiunge l’88% nello studio attuale.

Perché la concentrazione di rifiuti nell’abisso Calypso è così alta

Il Mar Mediterraneo è un bacino chiuso, con alte densità di popolazione lungo la maggior parte delle sue coste, un forte carico turistico soprattutto nei mesi estivi, un fitto traffico marittimo soprattutto dal Canale di Suez allo Stretto di Gibilterra e viceversa e attività di pesca a diverse scale quasi ovunque. Tutto ciò comporta forti pressioni antropiche, sia terrestri che marine, compreso il littering. Il 30% del traffico marittimo globale passa attraverso il Mediterraneo lungo il percorso dal Canale di Suez a Gibilterra e viceversa. La rotta principale passa vicino al Calypso Deep, mentre la rotta verso il Mare Adriatico vi passa direttamente sopra. Così, nella ricerca, viene spiegata l’altissima concentrazione di rifiuti nell’abisso Calypso.

Il lavoro dimostra – concludono i ricercatori – che il mare profondo è spesso un bacino finale per l’inquinamento e come tale merita maggiore attenzione per aumentare la consapevolezza e pianificare strategie di mitigazione.

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