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Traffico marittimo: l’impatto ambientale nel Mar Mediterraneo

Inquinamento nel Mar Ligure: un'imbarcazione infrange le onde
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La notizia non è più di stretta attualità, ma lo sono le sue conseguenze. Nello scorso mese di dicembre, una cisterna carica di acido solforico è affondata nel Mar Ligure, all’interno del santuario Pelagos, area protetta per la presenza di mammiferi marini. Una potenziale bomba ecologica per il Mar Ligure, già segnato da sfruttamento delle risorse e trasporti.

L’allarme presso il santuario dei cetacei di Pelagos è scattato il 9 dicembre 2023. Un semirimorchio-cisterna agganciato alla nave Eurocargo Malta e contenente 28mila litri di acido solforico, a causa del mare in tempesta è affondato in prossimità dell’area protetta, a 10 miglia dalla costa. La Procura di Genova ha naturalmente aperto un fascicolo e sono in corso le indagini per il reato di inquinamento ambientale.

Dal giorno dell’incidente in poi, il tratto di mare è stato monitorato e tenuto sotto osservazione e fortunatamente non risultano sversamenti in mare. Sono allo studio diverse soluzioni per recuperare il container, precipitato a 900 metri sotto la superficie, ed evitare la possibile fuoriuscita di acido solforico in mare aperto, che danneggerebbe i cetacei alloggiati presso il santuario e non solo.

Per preservare l’habitat e proteggere la biodiversità è necessario innanzi tutto ripensare le norme e le regole del traffico marittimo. In circostanze come quelle dello scorso 9 dicembre, la circolazione andrebbe interrotta o non si farà altro che agevolare incidenti e situazioni di insicurezza per animali e persone.

L’impatto del traffico marittimo

Quanto avvenuto è una drammatica conseguenza causata dal copioso traffico marittimo nel Mediterraneo. Un’area protetta e tutelata come quella di Pelagos dovrebbe essere meno interessata dalle rotte navali ma, trovandosi così vicina al porto di Genova, è solcata da navi e imbarcazioni. Nei giorni successivi all’incidente il WWF ha dichiarato che questo episodio mostra, ancora una volta, quanto sia urgente una pianificazione degli utilizzi dello spazio marittimo che minimizzi gli impatti sugli ecosistemi marini, sotto assedio già da tempo.

Il traffico intenso di navi mercantili contribuisce all’emissione di gas serra e all’inquinamento atmosferico; gli sversamenti di petrolio e rifiuti marini derivanti dalle attività portuali, lo scarico di acque di zavorra contenenti specie invasive e sostanze inquinanti possono alterare gli equilibri ecologici, mettendo a repentaglio la biodiversità marina. Incidenti e sversamenti di carichi pericolosi possono avere conseguenze a lungo termine sulla fauna e causare danni irreparabili agli habitat marini.

Dal 1985 in avanti, il Mediterraneo è stato teatro di 27 incidenti gravi, con uno sversamento in mare complessivo di oltre 270mila tonnellate di idrocarburi. L’inquinamento nel Mar Ligure è dovuto anche al fatto che il porto di Genova, e l’area antistante a esso, siano stati interessati da episodi di questo tipo. L’Italia possiede il triste primato di greggio sversato, con quasi 163mila tonnellate. Segue la Turchia, a quota 50mila tonnellate e infine il Libano, con 29mila.

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Mattia Mezzetti

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