Chiudi
Cerca nel sito:

Obesogenic world: quando l’ambiente altera il metabolismo

Condividi l'articolo

Una persona su otto è obesa e, dal 1990, gli obesi under 19 sono quadruplicati. Cattiva alimentazione e scarso movimento i fattori discriminanti, ma nuovi studi dimostrano che i fattori ambientali e l’inquinamento sono sempre di più responsabili delle alterazioni del metabolismo.

Siamo 8 miliardi sulla Terra, e uno su otto è obeso. Lo afferma uno studio pubblicato a fine febbraio su The Lancet. Finanziata dai britannici Medical Research Council e Research and Innovation e dall’Unione Europea, la ricerca ha utilizzato dati provenienti da 200 territori e oltre 3.600 studi, basati su una popolazione complessiva che oltrepassa i 200 milioni persone. Il fenomeno dell’obesità ha proporzioni enormi su scala globale. Dal 1990 il numero degli adulti obesi è raddoppiato: oggi sono il 43% del totale. E, dato ancora più inquietante, sono quadruplicati gli obesi tra i 5 e i 19 anni.

I risultati della ricerca, secondo Tedros Adhanom Ghebreyesus,direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che ha contribuito allo studio “sottolineano l’importanza di prevenire e gestire l’obesità dai primi anni di vita fino all’età adulta attraverso la dieta, l’attività fisica e un’assistenza adeguata, a seconda delle necessità”. In Europa, il sovrappeso e l’obesità sono tra le principali cause di morte e disabilità, e secondo le stime dell’ufficio regionale dell’OMS, causano più di 1,2 milioni di decessi all’anno. Aumentano il rischio di molte malattie non trasmissibili, tra cui le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2 e le malattie respiratorie croniche. L’obesità è causa di almeno 13 tipi diversi di cancro e, probabilmente, è direttamente correlata ad almeno 200 mila nuovi casi di cancro all’anno in Europa.  

“Esistono sfide significative nell’attuazione di politiche volte a garantire l’accesso a prezzi accessibili a diete sane per tutti e a creare ambienti favorevoli all’attività fisica e a stili di vita complessivamente sani – ha commentato Francesco Branca, direttore del Dipartimento nutrizione e sicurezza alimentare dell’OMS, coautore dello studio – I Paesi dovrebbero inoltre garantire che i sistemi sanitari integrino la prevenzione e la gestione dell’obesità nel pacchetto di servizi di base”.

Le cause dell’obesità: alimentazione, attività fisica e fattori ambientali

Puntare il dito contro le abitudini e le responsabilità individuali, tuttavia, potrebbe non bastare. Secondo ISDE – Associazione medici per l’ambiente, “non sono sufficienti interventi sulla dieta e l’attività fisica: i fattori ambientali generano obesità e alterazioni del metabolismo”. Per Agostino Di Ciaula, presidente del Comitato Scientifico ISDE e autore di uno studio sull’argomento pubblicato sulla rivista internazionale di medicina interna Internal and Emergency Medicine,l’errore è continuare ad attribuire l’intera responsabilità dell’obesità ai singoli individui, ignorando completamente quello che nell’articolo è definito obesogenic world, un insieme di fattori ambientali in grado di generare e sostenere obesità e alterazioni del metabolismo”. 

La pervasiva contaminazione da interferenti endocrini – le sostanze che, appunto, interferiscono col sistema che grazie agli ormoni regola funzioni come la crescita, il metabolismo, la fertilità – è nota. Possiamo ricordare a titolo di esempio i PFAS, che in Italia hanno contaminato non solo il territorio di Vicenza (forse il più grave caso di inquinamento da PFAS in Europa) ma anche aree del Piemonte, Lombardia, Sardegna. E il tema riguarda tutti: European Environmental Bureau (EEB) e ChemSec hanno mostrato come i principali leader politici europei siano risultati positivi alla presenza dei forever chemicals nel sangue. Altra sostanza che inganna il nostro sistema endocrino è il Bisfenolo A, sulla cui pericolosità e ubiquità l’Agenzia europea per l’ambiente ha di recente pubblicato uno studio che ha spinto la Commissione europea ad annunciarne la messa al bando. Oppure gli Ftalati, uno degli additivi usati per le plastiche, anche quelle degli imballaggi. E la lista potrebbe continuare.

“La guerra contro l’obesità – spiegano Di Ciaula e Piero Portincasa, secondo autore dell’articolo su Internal and Emergency Medicine – non può essere vinta senza misure di prevenzione primaria, in assenza di profondi cambiamenti nella produzione e nella commercializzazione di alimenti insalubri e senza una drastica riduzione del rilascio di sostanze chimiche tossiche nell’ambiente”.

Ultime Notizie

SALUTE
PFAS: come ridurre i rischi

Dai sistemi di filtrazione domestica all’attenzione alle etichette. I consigli di Greenpeace per ridurre i rischi di contaminazione da PFAS. Con la speranza che si...

Cerca nel sito