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Prato lancia il Turismo industriale

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Fino a maggio, ogni ultimo week end del mese, spettacoli, concerti e visite in fabbrica fanno rivivere i vecchi edifici industriali del distretto tessile italiano per eccellenza

Tradizione, cultura, saper fare, bellezza, rigenerazione urbana. Turismo Industriale Prato (#TipoPrato) mette insieme tutto questo. #Tipo – fino a maggio, ogni ultimo week end del mese – coniuga archeologia industriale e visite nelle manifatture attive, arte contemporanea e teatro, paesaggio e bellezza. “Con #TipoPrato le fabbriche raccontano storie” spiega una nota della cittadina toscana. “Gli edifici, il territorio, le tradizioni e la qualità della manifattura tessile pratese diventano un nuovo prodotto turistico, attraverso un ricco calendario di attività fatto di spettacoli, concerti, visite in fabbrica ancora in attività, eventi e laboratori creativi per bambini e famiglie”. Ecco allora una rapida carrellata delle strutture di archeologia industriale tornate a nuova vita con iniziative che Turismo Industriale Prato intende valorizzare.

Il Teatro Fabbricone

Uno dei centri di ricerca e sperimentazione teatrale più vivaci in Italia, il Teatro Fabbricone è nato all’interno di quello che era uno dei più antichi complessi industriali di Prato. Fondato nel 1888, il cosiddetto “Fabbricone”, della tedesca Koessler e Mayer, fu impiegato per la prima volta come spazio scenico nel 1974, in occasione dell’allestimento dell’Orestea per la regia di Luca Ronconi. Oggi viene utilizzato per le produzioni del Teatro Metastasio stabile della Toscana.

Lanificio Lucchesi

Il Lanificio Lucchesi fu costruito da Guido Lucchesi a partire dal 1911, a ridosso delle antiche mura trecentesche della cittadina. Appartenente a diversi proprietari e in parte dismesso, da qualche anno è periodicamente sede di mostre di arte contemporanea.

Lanificio Calamai

Il “Nuovo Lanificio Figli di Michelangelo Calamai” fu edificato tra il 1924 e il 1931. Lo stabilimento industriale, 16.000 metri quadri su pianta quadrata, è costituito da 6 capannoni in cemento armato e da una monumentale facciata classicheggiante caratterizzata da un grande arco d’ingresso e un orologio. Una delle fabbriche più ampie di Prato, ospitava anche uffici e abitazioni. Decorato di recente, su commissione del Teatro Metastasio, con i murales dello street artist lombardo Dem, oggi ospita una residenza per studenti.

Cimatoria Campolmi

Unico grande complesso produttivo ottocentesco ancora esistente all’interno delle mura trecentesche di Prato – la ciminiera, la più alta della cittadina, svetta ancora nel centro storico –, nella seconda metà dell’800 si affermò come fabbrica specializzata dapprima nella cimatoria (la fase della lavorazione del tessuto che consiste nel taglio e nella regolarizzazione della superficie), poi nelle altre fasi della manifattura tessile. L’attività dello stabilimento proseguì fino ai primi anni ’90 del secolo scorso. Dal 2003 la struttura ospita il Museo del Tessuto che raccoglie la più vasta e prestigiosa collezione tessile nazionale. Dal 2009, parte dell’edificio (in particolare l’ala che ospitava la tintoria), ha accolto l’Istituto culturale e di documentazione “A. Lazerini”.

Ex fabbrica Meucci

Situata a lato del fiume Bisenzio e, come altre vecchie fabbriche pratesi, realizzata su un vecchio mulino, ha accolto per un certo periodo entrambe le attività, quella tessile e quella del mulino. Nonostante i danni subiti durante la seconda guerra mondiale, la fabbrica è rimasta attiva fino al 1988. Acquistato e restaurato negli anni ’90 dall’amministrazione comunale di Vernio, oggi ospita il Mumat – Museo delle macchine tessili.

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Redazione

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