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A Toronto la rinaturalizzazione per adattarsi alla crisi climatica

Toronto
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A Toronto si sta realizzando un colossale progetto di rigenerazione urbana per rendere la città resiliente agli eventi metereologici estremi e resistere alle inondazioni che sta spostando il corso del fiume Don, rinaturalizzando le aree del delta e ridisegnando il waterfront della città.

Questa lunga estate a 40 gradi, caratterizzata dalla siccità e punteggiata da acquazzoni che hanno travolto alcune aree del Paese ci mostra – lo dicono i climatologi – un’anticipazione del futuro al tempo della crisi climatica. Ed è evidente che oltre alle necessarie e urgenti iniziative di mitigazione, saranno necessarie quelle di adattamento. A Toronto, un intervento urbanistico per prevenire le inondazioni sta diventando l’occasione per una rigenerazione urbana nel segno della natura.

L’urbanizzazione del Don ha reso Toronto vulnerabile agli eventi meteo estremi

Quando nel 15 ottobre 1954 l’uragano Hazel imperversa sull’Ontario e colpisce Toronto il risultato è la peggiore inondazione che si ricordi nella regione, con 81 morti, quartieri e infrastrutture devastati, migliaia di persone senza casa. Gli effetti drammatici dell’uragano vanno ricondotti anche alla decisione, presa all’inizio del secolo scorso, di ridisegnare e urbanizzare il delta naturale del fiume Don, uno dei due corsi d’acqua che attraversano la città canadese. Le successive impermeabilizzazioni e cementificazioni hanno fatto il resto, rendendo la città più vulnerabile agli eventi estremi. Dopo lo shock del 1954, racconta Bloomberg, gli amministratori locali hanno cercato di capire, consultando anche i movimenti ambientalisti, se la difesa dalle inondazioni potesse andare a braccetto con la rinaturalizzazione del delta fluviale. Il Port Lands Flood Protection Project nasce da lì.

Toronto si adatta al cambiamento climatico attraverso la rinaturalizzazione delle Port Lands

Per ridisegnare il distretto delle Port Lands di Toronto, quartiere industriale che entra nel lago Ontario, nel 2007 è stato indetto un concorso progettuale internazionale, vinto dallo studio di architettura del paesaggio Michael Van Valkenburgh Associates. Al progetto – budget da circa un miliardo di dollari statunitensi – hanno lavorato circa 40 architetti paesaggisti, centinaia i soggetti sociali ed economici locali consultati e coinvolti, tra cui indigeni e ambientalisti. Pensato per resistere ad una tempesta che riversi sulla città 1.500 metri cubi d’acqua al secondo (due terzi del flusso delle vicine Cascate del Niagara), rimodella circa 250 ettari di territorio, creando un quartiere che ospiterà 20.000 residenti (un quinto degli appartamenti sarà a prezzi calmierati) e che sarà immerso in 25 ettari di parchi e altrettanti di aree destinate ad habitat per la fauna selvatica. Il corso del Don viene ridisegnato: la foce sarà spostata di 500 metri a sud nelle Port Lands, e il corso si muoverà sinuoso verso il lago. Nelle anse che nasceranno saranno piantati 77 mila arbusti e 5.000 alberi e i nuovi parchi ospiteranno insetti, tartarughe, volpi, aironi. Il progetto dovrebbe essere realizzato – almeno parzialmente, con i primi abitanti accolti nelle loro case e nei parchi – entro il 2024. Secondo Christopher Glaisek, chief planning and design officer di Waterfront Toronto, “non esiste un progetto come questo al mondo. Non stiamo adottando l’approccio secondo cui le persone non appartengono alla natura. Stiamo adottando l’approccio secondo cui le persone e la natura si uniscono”.

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