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Verso una nuova narrativa di Natura: la genesi del Nature-Factory Manifesto

Nature-Factory Manifesto
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Invitare città e aziende a guidare il cambiamento e diventare protagoniste della transizione ecologica, come produttrici di risorse naturali. È questo lo spirito del Nature-Factory Manifesto, la proposta presentata da LAND e Porsche Consulting all’Annual Meeting 2025 del World Economic Forum a Davos.

Lo scorso gennaio ha segnato un triste primato: è stato il gennaio più caldo mai registrato a livello globale[1]. È soltanto uno dei tanti segnali di un cambiamento profondo e ormai inarrestabile. Inondazioni, siccità, incendi, perdita di biodiversità, innalzamento dei mari: questi eventi non sono più casi isolati, ma sintomi evidenti di una crisi sistemica che tocca ogni aspetto della nostra vita. Un clima senza regole, che non guarda in faccia nessuno, tantomeno l’instabilità politica che ci accompagna ogni giorno, tra insicurezze sociali e un futuro economico confuso.

Di fronte a questo scenario, si fa sempre più urgente un cambio di paradigma, un nuovo modo di pensare il rapporto tra uomo, Natura, economia e città. È su queste fondamenta che è nato il Nature-Factory Manifesto, una proposta concreta e al contempo visionaria, presentata per la prima volta da LAND e Porsche Consulting durante l’Annual Meeting del World Economic Forum a Davos, e condivisa con professionisti, imprenditori ed esperti di sostenibilità nel corso dell’ultima Milano Design Week.

Un documento strategico che, raccogliendo e sviluppando i contributi emersi all’interno della task force Nature-Positive cities del World Economic Forum, si pone l’obiettivo di “connettere mondi” e promuovere l’integrazione della Natura e della sostenibilità nei paesaggi urbani e industriali, trasformando profondamente i processi decisionali e operativi di città e aziende.

Mentre cresce la consapevolezza che la Natura stessa sia una forma di Capitale alla pari di quello economico, umano e sociale, diventa sempre più urgente invertire il declino della biodiversità nelle città, promuovendo attivamente una crescita sostenibile e una progettazione degli spazi urbani condivise, che sappiano mettere in luce i tanti benefici offerti dal paesaggio.

In quest’ottica, la Natura è un pilastro imprescindibile dello sviluppo economico. Non si tratta più solo di biodiversità o di adattamento climatico. Ma di un nuovo mindset, di un modo diverso di percepire ciò che ci circonda, di cui siamo parte. Una mentalità che va diffusa tra i vari attori della governance, favorendo il passaggio da una dialettica pubblico-privato a una privato-pubblico, concretizzabile in partnership strategiche basate sulla sostenibilità.

Nel corso dei suoi 35 anni di attività, LAND ha ricoperto il ruolo di fiduciaria delle “cose pubbliche” per conto delle aziende private, proponendo nuove direzioni e strumenti concreti, fondati sull’obiettivo di riconnettere le persone con la Natura. Accompagnata dal contributo di Green City Italia, associazione attiva dal 2010 per la promozione del verde urbano, ha collaborato con amministrazioni, comunità locali e stakeholder per superare il dualismo tra crescita industriale e tutela dell’ambienteche ha caratterizzatolo sviluppo economico e socialefino a pochi anni fa.

Il concetto stesso di paesaggio si è evoluto in senso olistico: i paesaggi urbani, figli della transizione post-industriale, ne hanno ampliato l’orizzonte tradizionale, innescando la ricerca di una nuova narrativa che accompagni i processi decisionali e progettuali. In tal senso, il Manifesto introduce un approccio che integra sostenibilità e digitale, entrambi invisibili, rendendoli visibili. Il paesaggio urbano diventa così Nature-Positive: un organismo ibrido, che mescola edificato e non costruito in un unico grande ecosistema produttivo, che si irradia dal suolo ai tetti verdi di uffici e fabbriche e assottiglia il confine tra urbanità e campagna.

Questa nuova narrativa, che ogni giorno coltiviamo per far tornare la semplicità e la materialità nel nostro spazio vitale,si fonda sul potenziale della Natura. Una Natura che si riafferma come linguaggio comune, elemento connettivo tra individui, comunità e territori. Visibile per definizione, emozionale per vocazione, oggi diventata anche misurabile nella sua capacità di connettere persone e spazi, proprio perché ogni azione umana ha una valenza naturale.

Oggi nessuno può più “andare contro”, perché condividiamo, avvicinati nelle nostre esistenze quotidiane dal digitale, lo stesso pianeta in sofferenza. Ed è proprio questo il messaggio che il Nature-Factory Manifesto vuole trasmettere: le nostre azioni hanno un unico destinatario: la Terra. Natura significa quindi anche sopravvivenza, comfort ambientale, qualità della vita, in ogni città del globo. Ed è proprio nelle città, responsabili dell’80% del PIL mondiale, che si gioca questa sfida[2].

Soltanto il 37% delle 500 metropoli più popolose ha sviluppato una strategia dedicata alla conservazione della Natura. E appena il 5% delle aziende globali possiede una vera Strategia di Natura. Questa tendenza va invertita. Non è più il tempo di limitarsi a mitigare l’impatto. Città e imprese devono diventare ‘Fabbriche di Natura’, ovvero produttrici attive di Capitale Naturale. I principi del Manifesto nascono da un confronto dialettico aperto e costruttivo, proprio al fine di diventare un passe-partout operativo: propongono un modello di business che affianchi la Natura alla produzione. Perché la Natura non sia più vista come un vincolo, ma come una straordinaria risorsa da reintegrare nei modelli economici.

Ecco perché la creazione di un’economia Nature-Positive passa necessariamente dal Natural Capital Accounting, lo strumento che consente di rendere la sostenibilità visibile: i servizi ecosistemici – come la qualità dell’aria, la regolazione del calore, la resilienza delle città – diventano parametri misurabili. Grazie al NCA, aziende e amministrazioni potranno prendere decisioni più informate, pianificando interventi concreti e monitorabili nel tempo, che rendano la sostenibilità un valore condiviso[3]. Il risultato sarà un “Nature-Positive outcome”, traducibile in un guadagno netto in biodiversità, salute ecologica e resilienza urbana.

Dall’analisi degli impatti su ogni territorio – a livello economico, sociale, culturale – la Natura come Capitale alimenterà sempre di più la competitività del sistema produttivo, grazie a piani d’azione di “Nature finance” sostenuti da organismi sovranazionali come banche centrali o multilaterali di sviluppo, traducibili in strumenti finanziari innovativi.

In conclusione, città e aziende sono chiamate a guidare il cambiamento e diventare protagoniste della transizione ecologica, non più come consumatrici ma come produttrici di risorse naturali. Negli ultimi anni, la pianificazione ha virato dal concetto di “project to protect” a quello di “project to produce”. Progettiamo per produrre. Soprattutto benessere per la collettività. Adeguandosi, amministrazioni e imprese devono superare al più presto il concetto di riduzione dell’impatto ambientale e generare Natura, creando valore sostenibile con una pianificazione a lungo termine.

È questo lo spirito del Manifesto: un invito ad assumere un ruolo attivo, a esplorare, collaborare, coltivare.

Insomma, a diventare agenti di Nature-Positivity.

Qual è il futuro che ci attende? Dal “bosco climatico” passeremo al “bosco comunitario”: lavoreremo con rinnovato impegno su tutte le scale, a cominciare dal nostro vicino di casa e dal nostro quartiere, costruendo nuovi ecosistemi relazionali. Attraverso cornici normative e linee guida condivise, pubblico e privato potranno finalmente dialogare in chiave ecosistemica, scrivendo insieme un domani più equo, più verde, più umano.

Nel segno del Capitale Naturale.


[1] Il primo mese del 2025 ha infranto ogni record di temperatura globale. Secondo il servizio climatico europeo Copernicus, la temperatura media in superficie è stata di 13,23°C, con un aumento di 0,79°C rispetto alla media del periodo di riferimento 1991-2020. Fonte: https://climate.copernicus.eu/copernicus-january-2025-was-warmest-record-globally-despite-emerging-la-nina

[2] Lo stesso rapporto ha rivelato che il 44% del PIL globale nelle città (31 trilioni di dollari) è a rischio di flessione a causa della perdita di biodiversità, del collasso degli ecosistemi e della scarsità di risorse naturali. Fonte: https://www.weforum.org/publications/nature-positive-cities-guidelines-for-rehabilitating-nature-in-the-urban-era/

[3] Secondo uno studio della Banca Centrale Europea, il 72% delle 4,2 milioni di aziende manifatturiere europee dipende direttamente dal corretto funzionamento dei servizi ecosistemici. Se l’attuale trend di degradazione ambientale dovesse proseguire, queste imprese andrebbero incontro a gravi difficoltà economiche nel lungo termine. Fonte: https://www.ecb.europa.eu/press/economic-bulletin/articles/2024/html/ecb.ebart202406_02~ae87ac450e.en.html#toc4

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