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Bologna città a 30 km/h, è il secondo caso in Italia

Bologna città a 30 km/h: auto incolonnate im strada
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La notizia ha fatto il giro del Paese. Dallo scorso 16 gennaio, in seguito a un provvedimento del sindaco Matteo Lepore, nel capoluogo emiliano non si potranno superare i 30 km/h di velocità nella maggioranza delle strade del centro storico. La decisione può definirsi rivoluzionaria. In Italia infatti siamo molto affezionati alle autovetture, con 694 immatricolazioni ogni mille abitanti. Prendere una simile decisione va in netta controtendenza con quanto solitamente si decida nelle nostre città, ove gli automobilisti – importante serbatoio di voti – sono spesso tutelati dai municipi. Creando il sistema Bologna città a 30 km/h, il sindaco e la sua giunta desiderano modificare questa realtà.

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Le reazioni alla decisione

Bologna città a 30 km/h: auto in coda e una bici che le supera
Il progetto Bologna città a 30 km/h non mira principalmente a punire le auto, bensì a incoraggiare altri tioi di soostamento.

In concomitanza con l’entrata in vigore del regolamento comunale, i cittadini e le cittadine bolognesi hanno levato un coro di proteste. Non solo. Anche i conducenti del trasporto pubblico locale si sono detti scontenti della decisione. Ciò si deve probabilmente anche al fatto che le sanzioni per chi non rispetterà il divieto saranno considerevoli. Si parla infatti di multe comprese tra 30 e 845 euro, a seconda della gravità dell’infrazione. Occorre specificare che le forze dell’ordine sono state molto comprensive, durante le prime settimane dell’ordinanza. Le sanzioni comminate sono state infatti soltanto 7 nel primo giorno di entrata in vigore della misura e il numero si è mantenuto basso anche nei giorni seguenti.

È comprensibile che ci sia dell’astio quando si obbligano le persone a cambiare abitudini di vita con le quali convivono da decenni. Eppure, la misura introdotta da Lepore non fa che allineare Bologna a quelle che sono le norme applicate già da tempo in altre capitali europee. L’idea di rispettare turisti, pedoni e valorizzare il nucleo pulsante di una città non è certo un’invenzione del primo cittadino bolognese. Molte associazioni naturalistiche hanno accolto di buon grado la decisione. Tra le prime a schierarsi con il sindaco troviamo Legambiente. A detta del presidente nazionale dell’associazione, Stefano Ciafani, la strada intrapresa con Bologna città a 30 km/h è quella giusta:

“Le proteste di cittadini e cittadine sulle prime multe sono legate alla paura del cambiamento e perciò fisiologiche. Esprimiamo pieno sostegno al sindaco Matteo Lepore nel portare avanti un provvedimento innovativo e importante.”

La posizione di Legambiente su Bologna città a 30 km/h

L’associazione di Ciafani ha rilasciato un comunicato, in cui conferma il suo sostegno a Lepore e alla decisione presa:

“Sosteniamo una misura che ha come obiettivo la salvaguardia della vita delle persone e l’azzeramento delle morti in strada nelle aree urbane, oltre che l’integrazione tra le diverse composizioni modali di trasporto, il rispetto degli impegni climatici, la significativa fluidificazione del traffico e la riqualificazione dell’ambiente urbano. Mediante la restituzione di spazio pubblico alle persone si migliorano vivibilità, sicurezza e socialità. Un modello di mobilità ben collaudato come questo mostra risultati positivi nelle grandi città europee di Bruxelles, Valencia, Oslo, Grenoble, Helsinki e consente all’Italia di recuperare i ritardi europei rispetto alla scarsa sicurezza stradale e la tutela degli utenti più vulnerabili.”

“Siamo sicuri che, superate le resistenze iniziali, i dubbi lasceranno spazio alle certezze. Al Governo e Parlamento chiediamo di approvare tutti gli emendamenti sul nuovo Codice della strada che riguardano la moderazione della velocità e le Città 30, all’esame della Commissione trasporti della Camera. Servirà ad avere un Codice della strada innovativo, che non lasci Bologna come unica città europea in tutta Italia (insieme a Olbia) a misura di persona.”

Nel centro di Olbia, in Sardegna, si circola già da qualche anno a 30 km/h. Questa notizia è però sconosciuta ai più, dal momento che un nucleo urbano di 60mila abitanti scarsi, per giunta insulare, non ha per i media la stessa rilevanza di un’area metropolitana in cui vivono 1 milione di persone.

Le richieste degli ambientalisti

Sulla stessa lunghezza d’onda del presidente nazionale troviamo i rappresentanti regionali, per l’Emilia-Romagna di Legambiente. Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia, e Claudio Dellucca, coordinatore delle attività dell’associazione su Bologna, più vicini alla realtà cittadina, non si sono limitati ad accogliere questa misura, ma hanno anche avanzato dei suggerimenti all’amministrazione comunale:

“Il progetto di Bologna Città a 30 km/h richiede un profondo cambiamento culturale nella direzione giusta, per rendere più sicuri e vivibili, per tutti, le strade e gli spazi cittadini. Occorre procedere con interventi urbanistico-architettonici che favoriscano il rispetto dei limiti nei tratti più critici della rete stradale, affiancati a una campagna di sensibilizzazione e informazione rivolta a tutti gli utenti della strada. Sarà importante prevedere attività di controllo della velocità con personale e dispositivi adeguati. Serve però il coinvolgimento attivo della cittadinanza per far sì che la quello della città 30 diventi un approccio condiviso. Non imposto.” 

L’abbassamento dei limiti in centro da 50 a 30 km/h è in realtà più di una semplice modifica delle concessioni sulla velocità massima. Ciò richiede infatti proprio un cambiamento di mentalità da parte dell’automobilista. Davvero mi conviene usare l’automobile tra limiti bassi, traffico e semafori? Non potrei muovermi in bus o in bicicletta lungo il tragitto casa – lavoro – shopping?

Nelle numerose città europee dove vige già da tempo questo limite, solo all’apparenza proibitivo, le cose funzionano perché il trasporto pubblico è rapido, efficace e presente. Bologna ha compiuto un primo passo, ma ora deve dare seguito alla decisione puntando forte anche sulla mobilità alternativa all’auto.

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Mattia Mezzetti

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