Il nome “Sarno” ricorderà a molti la terribile tragedia (un’alluvione, con relativa frana) che a maggio del 1998 colpì due cittadine dell’entroterra campano causando la morte di 161 persone. Ma Sarno è anche il nome di un fiume che scorre in zona, e che è ad oggi, purtroppo, uno dei più inquinati in Italia in assoluto. Vediamo insieme quali sono le cause dietro all’inquinamento del fiume Sarno e quali potrebbero essere le possibili soluzioni.
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L’inquinamento del fiume Sarno

Nonostante sia relativamente breve (scorre infatti per appena 24 km) il fiume Sarno è noto per vantare un bacino molto esteso di circa 500 chilometri quadrati. Il corso d’acqua che nasce dai monti Picentini (per la precisione nel comune di Solofra) e sfocia nel golfo di Napoli è senza dubbio tra i fiumi più inquinati d’Italia, con un forte impatto sociale legato alla sua contaminazione.
I livelli di inquinamento del Sarno toccano tre province campane e 39 comuni, insieme ai torrenti Solofrana e Cavaiola: l’emergenza ambientale da esso causata interessa dunque una popolazione compresa tra 750.000 e un milione di abitanti.
L’area attraversata dal Sarno ospita importanti poli industriali agroalimentari e conciari, fondamentali per l’economia locale ma anche principali responsabili dell’inquinamento. La combinazione tra l’elevata densità abitativa e l’attività di queste industrie ha generato una crisi ambientale grave, che ostacola lo sviluppo socio-economico della regione. Il degrado soffoca ovviamente anche le risorse naturali e storico-archeologiche, richiedendo interventi di riqualificazione massicci.
I tentativi di risanamento
A fronte delle gravi problematiche presenti in zona, la Regione Campania ha comunque cercato in qualche modo di trovare una soluzione.
I primi interventi di risanamento del Sarno risalgono al 1973 con un progetto speciale per il Golfo di Napoli. Tuttavia, a distanza di oltre trent’anni e nonostante l’impegno delle istituzioni, la questione rimane irrisolta: nel concreto, quasi nulla è stato fatto per migliorare concretamente la situazione. Il 14 aprile 1995, il Presidente del Consiglio Lamberto Dini aveva dichiarato lo stato di emergenza per l’intero bacino idrografico, nominando come Commissario Delegato il Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. Successivamente, nel 2003, l’incarico è passato a Roberto Jucci.
Le mansioni affidate al Commissario includono il completamento del sistema di depurazione, la progettazione e costruzione delle reti fognarie, la bonifica e il dragaggio dei sedimenti del fiume e dei suoi affluenti, oltre a interventi specifici per ridurre l’impatto ambientale delle industrie della zona.
Gli ultimi interventi
Negli interventi per migliorare la qualità del fiume Sarno, ci si è concentrati proprio sul sopracitato impatto ambientale causato da alcune industrie presenti nell’area, in particolare quelle legate alla lavorazione dei pomodori (industria conserviera) e alla concia delle pelli (industria conciaria). Questi settori, insieme agli scarichi civili, contribuiscono in modo significativo all’inquinamento del fiume e del suo bacino.
Ecco cosa è stato fatto, in sintesi:
- Industrie conserviere (pomodori):
- Nel 2004 è stato firmato un accordo con l’Associazione Nazionale delle Industrie Conserviere (ANICAV) per ridurre l’impatto ambientale;
- Gli obiettivi principali erano ridurre del 50% i consumi d’acqua e assicurarsi che le industrie gestissero correttamente i loro impianti di depurazione;
- Le aziende hanno accettato di collegare i propri scarichi industriali alla rete fognaria, eliminando il rilascio diretto di rifiuti nei fiumi.
- Sono stati fatti controlli regolari (300 sopralluoghi nel 2009), e nel 2008 il consumo d’acqua per tonnellata di pomodori lavorati è stato misurato a 5,56 metri cubi.
- Industrie conciarie (pelli):
- Questo settore è stato identificato come una delle cause principali di inquinamento a causa dei processi di lavorazione delle pelli;
- Sono state censite 244 aziende nell’area, e sono stati effettuati controlli sui metodi di lavorazione e sul trattamento delle acque scaricate;
- Tra il 2008 e il 2009 sono stati scoperti 7 casi in cui scarichi non depurati sono stati rilasciati illegalmente nel torrente Solofrana, un affluente del Sarno. Questi episodi sono stati segnalati immediatamente alle autorità competenti.
In sintesi, si è trattato di iniziative che hanno mirato a coinvolgere le aziende in uno sforzo comune per ridurre l’inquinamento, aumentando i controlli e imponendo regole più severe sul trattamento dei rifiuti e sull’uso delle risorse.
I rischi per la salute

Studi recenti riportati anche dal Corriere del Mezzogiorno hanno dipinto una situazione drammatica, a tal punto che si è arrivati a definire il fiume come “una bomba a orologeria“.
Le analisi hanno infatti evidenziato livelli allarmanti di contaminazione delle acque e dei fanghi di drenaggio, con gravi rischi per l’ecosistema e la salute umana. Tra i principali punti critici c’è la massiccia presenza di metalli pesanti, che anche a basse dosi possono causare bioaccumulo e tossicità cronica, con effetti persistenti sull’ambiente e la salute.
Sono stati rilevati nello specifico contaminanti tossici come antimonio, arsenico, cadmio, cromo esavalente, mercurio, selenio, stagno e tallio.
L’esposizione prolungata a questi inquinanti è associata a gravi patologie, tra cui tumori, malattie cardiovascolari, problemi renali e malattie metaboliche.