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In Puglia 600 cave dismesse potrebbero diventare biolaghi contro la siccità

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La Puglia sta studiando la possibilità di riutilizzare circa 600 cave come biolaghi per il recupero delle acque reflue e di quelle piovane. Un’opzione diventata già realtà in altre zone d’Italia grazie al Piano Laghetti.

Inquinamento, scarse precipitazioni, temperature elevate rispetto alla media stagionale stanno provocando in Italia una grave situazione di siccità. Tanto che di recente la Società italiana di geologia ambientale ha lanciato un invito a non trascurare il problema, che potrebbe aggravarsi in vista dell’estate e avere pesanti effetti sull’economia nazionale. Di qui l’invito a mettere in atto una serie di iniziative: dal riutilizzo delle acque reflue nell’industria e in agricoltura all’ottimizzazione degli impianti di irrigazione, fino alla riduzione delle perdite sulle condotte che oggi ammontano a un terzo della portata erogata. Sul tema è intervenuta anche la Coldiretti, che ha evidenziato come la siccità sia oggi diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana, con danni per le quantità e la qualità dei raccolti. 

Siccità: per contrastarla c’è il Piano Laghetti 

Le iniziative per mitigare la problematica della siccità si moltiplicano, ad esempio attraverso la realizzazione di laghi artificiali per la raccolta delle acque piovane. In questa direzione si muove il Piano Laghetti, presentato da Coldiretti e Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni miglioramenti fondiari) che consiste nella realizzazione, attraverso l’uso di cave dismesse, di migliaia di bacini idrici medio piccoli in tutte le regioni, con l’obiettivo di evitare la dispersione di acqua e soddisfare il fabbisogno idrico. Il progetto, che prevede la realizzazione di 10 mila invasi entro il 2030 che permetterebbero di riutilizzare il 35% delle acque piovane, punta a realizzare subito 223 nuovi invasi con un costo stimato di 3,2 miliardi di euro. Di questi, alcuni sono stati già realizzati e inaugurati. Tra le strutture più recenti, c’è ad esempio il nuovo invaso realizzato nella cava dismessa di Bargnana a Castrezzato (Brescia). Dotato di una superficie di 20 mila metri quadrati e con una capacità di 150 mila metri cubi di acqua, il bacino servirà a contenere le eventuali piene del canale artificiale Trenzana-Travagliata, oltre ad accumulare l’acqua necessaria per l’irrigazione del territorio circostante, che negli ultimi due anni ha sofferto molto la siccità. 

Il progetto della regione Puglia per contrastare la siccità

Attualmente solo il 2% del Piano Laghetti è stato attuato. Per questo, il presidente di Anbi Francesco Vincenzi è intervenuto di recente sul tema, evidenziando come per velocizzare la realizzazione degli invasi artificiali occorra una maggiore attenzione da parte di istituzioni ed enti locali. Per Vincenzi andrebbero inoltre snellite le pratiche legate ai cantieri e fatto il punto su come reperire le risorse necessarie per l’intera attuazione del Piano Laghetti, guardando in primo luogo a quelle disponibili nell’ambito dei fondi di coesione. A sfruttare questa opportunità potrebbe essere in futuro anche la Puglia. La regione ha infatti stanziato 100 mila euro per verificare, attraverso studi specialistici, la possibilità di riutilizzare circa 600 cave pugliesi, di cui 125 presenti nella sola provincia di Lecce, come biolaghi per il recupero e il riutilizzo delle acque reflue e di quelle piovane. Una misura che, oltre a consentire il recupero di grandi quantità di acqua da utilizzare in periodi di forte carenza idrica, permetterebbe anche di migliorare la biodiversità e il microclima e di riqualificare aree degradate del territorio.

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