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Regolamento imballaggi: il cammino è ancora lungo

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Il Parlamento europeo ha espresso il suo parere sul Regolamento imballaggi proposto dalla Commissione europea, ridimensionando gli obiettivi di riutilizzo, a vantaggio dell’usa e getta. Slitta al prossimo anno l’approvazione del testo definitivo.

Riutilizzo degli imballaggi sì, ma non quanto avrebbe voluto la Commissione Europea: è questo l’esito del voto della plenaria dell’Europarlamento, la scorsa settimana, sulla proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (Packaging & Packaging Waste Regulation – PPWR). La Commissione aveva presentato il proprio testo nel novembre 2022, per aggiornare la Direttiva imballaggi. Ora si attende la posizione negoziale del Consiglio Ue, prevista per il 18 dicembre, cui l’anno prossimo seguirà il dialogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio per trovare una mediazione e arrivare all’approvazione del testo definitivo.

In aumento rifiuti di imballaggio e imballaggi non riciclabili

Gli imballaggi rappresentano una delle principali preoccupazioni ambientali dell’Unione: il 40 % della plastica e il 50 % della carta utilizzati all’interno dell’Unione europea sono destinati alla produzione di imballaggi. E rappresentano il 36 % dei rifiuti solidi urbani

La produzione complessiva europea di rifiuti di imballaggio è aumentata, passando da 66 milioni di tonnellate nel 2009 a 84 milioni nel 2021 (+27 %, un incremento ben superiore a quello del PIL Ue). Negli ultimi anni, sottolinea la Commissione, “gli imballaggi sono aumentati più rapidamente del reddito nazionale lordo, determinando un’impennata delle emissioni di CO2 e di altro tipo, nonché lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, la perdita di biodiversità e l’inquinamento”.

Dal 2012 al 2020, inoltre, la quota di imballaggi non riciclabili è cresciuta in modo significativo. Anche gli imballaggi che tecnicamente potrebbero essere riciclati spesso non lo sono, perché i processi necessari per la raccolta, la cernita e il riciclaggio non sono disponibili o non sono efficienti dal punto di vista dei costi, oppure il prodotto in uscita non è di qualità sufficiente a soddisfare la domanda dei mercati finali di materie prime secondarie.

Il riuso degli imballaggi per prevenire la produzione dei rifiuti

La proposta di Regolamento, che pure contiene importanti norme per aumentare il riciclo e migliorarne la qualità, nel nostro Paese è stata letta come un attacco al riciclo degli imballaggi, in cui l’Italia primeggia, per favorire invece il modello del riuso. In realtà, di prevenzione (perché riutilizzare gli imballaggi riduce la produzione di rifiuti) parlava già la Direttiva sui rifiuti del Consiglio 75/442/CEE del 15 Luglio 1975, che chiedeva agli Stati membri di promuovere “la prevenzione o la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti”. E la successiva Direttiva quadro sui rifiuti (98/2008) delinea quella che è nota come la gerarchia europea de rifiuti, dove al primo posto c’è la prevenzione, ossia la riduzione della produzione dei rifiuti, poi il riciclo. Il cambio di passo rispetto al passato sta nel fatto che, nella proposta di Regolamento, la Commissione indichi obiettivi di riuso vincolanti ai quali gli Stati membri dovranno allinearsi.

Regolamento sugli imballaggi: la proposta del Parlamento europeo

La proposta di Regolamento prevede obiettivi generali di riduzione degli imballaggi: del 5% entro il 2030, del 10% per il 2035 e del 15% entro il 2040. Per gli imballaggi in plastica gli obiettivi sono più alti: 10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040.

I Paesi membri dell’Unione europea dovranno garantire entro il 2029 il 90% di raccolta differenziata degli imballaggi. Inoltre, viene istituto l’obbligo di un sistema di vuoto a rendere: il deposito su cauzione, finalizzato al riciclo di bottigliette in plastica e lattine.

È prevista una quantità minima di materiale riciclato nei diversi tipi di imballaggio:

  • 30% al 2030 per quelli in PET a contatto con alimenti (le bottiglie per bevande sono esentate insieme ai prodotti destinati ai lattanti e ai medicinali);
  • 10% dal 2030 e 50% dal 2040 per gli imballaggi non in PET a contatto con i cibi e le bevande;
  • 35% al 2030 e 65% dal 2040 per tutti gli altri tipi di imballaggio.

Saranno esentati dagli obiettivi di riciclo quei Paesi che, per le singole tipologie di materiale da imballaggio, nel 2026 e 2027 avranno raggiunto una percentuale di raccolta differenziata dell’85% (o che presenteranno un piano biennale per raggiungere la soglia).

La vera novità della proposta, come già segnalato, sono gli obiettivi vincolanti sul riuso degli imballaggi: ad esempio per gli imballaggi destinati alle bevande analcoliche (20% dal 2030 e 35% dal 2040) e alcoliche (10% dal 2030 e 25% dal 2040). Alcune esenzioni sono previste per le microimprese.

Per quanto riguarda gli imballaggi monuso, il testo approvato dall’Eurocamera alleggerisce la lista di imballaggi usa e getta vietati dalla Commissione europea. Ad esempio, il Parlamento propone di cancellare il divieto di utilizzo per piatti e tazze monouso nei ristoranti e nei fast food, gli imballaggi monouso per frutta e verdura, le vaschette e le bustine per salse come maionese, ketchup e zucchero. Vietati invece gli imballaggi multipli di plastica, come ad esempio quelli usati per tenere insieme lattine, vaschette, bottiglie e i mini shampoo degli alberghi.

I supermercati oltre i 400 mq dovranno garantire almeno il 10% della superficie per le stazioni di ricarica dei prodotti sfusi. Hotel, ristoranti e bar dovranno offrire ai consumatori la possibilità di utilizzare per l’asporto di cibi e bevande il proprio contenitore.

Infine, il Parlamento europeo vuole vietare la possibilità di aggiungere intenzionalmente Pfas e bisfenolo A negli imballaggi a contatto con gli alimenti.

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