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A Taranto cittadini alle prese con il nodo Ilva

Sin Taranto
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L’impianto siderurgico dell’Ilva continua a inquinare l’aria e le falde acquifere. Un comitato tiene alta l’attenzione sui danni alla salute.

“Difendere beni primari come la salute e l’ambiente, nonché tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e segnalare alla magistratura indizi di reati ambientali”. Alessandro Marescotti presenta così gli obiettivi del Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente di Taranto. Un’iniziativa lanciata la scorsa estate mobilitando associazioni e cittadini del capoluogo pugliese, colpito dall’attività dell’Ilva. Attivista tra i più noti in Italia in campo ambientale, Marescotti è stato fra i fondatori di PeaceLink (rete telematica ecopacifista) ed è autore di numerosi volumi sul tema.

Qual è stata la ragione che ha portato alla nascita del Comitato, considerato che già da anni varie associazioni si occupano di tenere alta l’attenzione sul tema diossina a Taranto?

“Ragionavamo da tempo sulla possibilità e l’utilità di coordinare le varie azioni già in campo. L’atto costitutivo, a lungo rimandato per lo scoppio della pandemia, è stato firmato qualche giorno dopo che una nuvola di polvere, proveniente dalla zona industriale, a causa del maltempo ha invaso il quartiere Tamburi”.

Un quartiere tra i più noti per i danni alla salute pubblica causati dall’impianto siderurgico.

“Purtroppo sì. La produzione di ghisa e acciaio è molto inquinante e il territorio è devastato da decenni di lavorazioni nell’Ilva. Vale per l’aria così come per il sottosuolo, per le acque di falda superficiali e profonde”.

A che punto sono le bonifiche?

“Su questo tema è bene fare chiarezza. Bonifiche degli impianti, come si sente spesso dire, non esistono. Esiste solo la messa in sicurezza, cosa che chiediamo da tempo. Ciò che invece è possibile subito è la bonifica dei terreni ed è su questo aspetto che siamo impegnati. Oltre a difendere l’ambiente esistente, il Comitato si batte per una riconversione industriale in chiave di sostenibilità, oltre che per il diritto di accesso all’informazione e per il buon uso del denaro pubblico”.

Per decenni le ragioni dello sviluppo hanno messo in secondo piano le questioni legate alla salute. Con il tempo le informazioni sono diiventate più accessibili. Cosa chiede in particolare il comitato?

“In primis il fermo degli impianti Ilva sottoposti a sequestro. Quindi la costituzione a Taranto di un osservatorio mortalità in tempo reale e che realizzi un monitoraggio disaggregato per quartieri. In terzo luogo, la bonifica e riconversione dell’area Ilva. Infine, la definizione di un piano strategico di riassorbimento delle maestranze”.

C’è interlocuzione con le istituzioni?

“Qualche passo in avanti è stato compiuto negli ultimi tempi dall’Amministrazione comunale, ma con il mondo politico resta una sostanziale incomunicabilità”.

Taranto

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Redazione

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