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Le città alla sfida della sostenibilità ambientale

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Mobilità e qualità dell’aria, gestione dei rifiuti e dell’acqua, consumo di suolo e disponibilità di aree verdi. Sono tanti i fronti su cui le città devono attrezzarsi per rispondere alla sfida della sostenibilità ambientale e contrastare le conseguenze del global warming. Il SNPA fotografa il percorso intrapreso dai capoluoghi italiani negli ultimi 5 anni.

Sono stati Campobasso, Bolzano, Perugia e Trieste con più di 20 giorni di allerta per ondate di calore registrate nel 2019, i Comuni italiani con il più alto numero di eventi associati al global warming: temperature elevate e condizioni meteorologiche estreme, che possono determinare effetti negativi sulla salute. E in questa caldissima estate, che rende logico interrogarsi su quali misure si stiano attuando per mitigare gli effetti del surriscaldamento terrestre, il Sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA) ha analizzato con il rapporto “Città in transizione: i capoluoghi italiani verso la sostenibilità ambientale” il percorso sul fronte della vivibilità intrapreso dai 20 capoluoghi italiani (più Bolzano) negli ultimi cinque anni.

La situazione sul fronte della mobilità sostenibile, delle aree pedonali e il verde pubblico

Si registra un generale miglioramento sul fronte della mobilità dolce: aumentano, infatti, le piste ciclabili in quasi tutti i comuni, con valori record a Torino, che nel 2019 ha messo a disposizione dei cittadini 166 km di piste ciclabili su 100 km2 di superficie; bene anche Milano e Bolzano, entrambe con più di 100 km di piste ciclabili su 100 km2 di superficie nello stesso anno. Significativi i progressi nelle città di Genova, Cagliari, Bari, Firenze, Catanzaro e Palermo, mentre per Potenza e Campobasso si registrano valori prossimi allo zero. Diminuisce invece in molti Comuni la domanda di trasporto pubblico locale tra 2011 e 2019: Aosta (-61%), Perugia (-44%), Roma (-43%), Napoli (-40%), Campobasso (-29%), Potenza (-25%), Bolzano (-20%), Trento (-16%), Palermo (-15%), L’Aquila (-14%), Milano (-6%). In controtendenza Torino, che nello stesso periodo mostra un incremento superiore al 40% e Venezia che nel 2019 risulta il Comune con i valori più elevati, grazie anche alla particolare conformazione della città lagunare, con 844 passeggeri annui/abitante, seguita da Milano che, seppur in diminuzione, mostra numeri ancora elevati (534 passeggeri annui/abitante). Venezia, inoltre, con il suo centro storico sostanzialmente inibito ai mezzi privati, ha il primato per disponibilità di aree pedonali con 510 mq ogni 100 abitanti (2019). Firenze è l’altra città italiana che si distingue per ampiezza delle zone interdette al traffico, con 111 mq/100 abitanti, mentre tutti i restanti Comuni del campione sono ampiamente sotto la soglia dei 100 mq. La tendenza tra 2008 e 2019 è comunque quella di un aumento di aree pedonali: con cifre record a Palermo, che ha decuplicato le superfici, e Bari (+228%). Si stanno diffondendo sempre più le esperienze degli orti urbani: a Napoli, dal 2011 al 2019, da meno di un ettaro è passata a 12. Rispetto alla densità di verde pubblico, nella maggior parte delle città non si supera il 5% del territorio comunale. Trento, dotata naturalmente di un importante patrimonio boschivo, nel 2019 registra un picco del 30%. Oltre a lei solo Torino (oltre il 15%), Trieste (poco meno del 15%) e Milano (14%) superano il 10%. Resta invariata, infine, l’incidenza delle aree naturali protette sulla superficie comunale.

Progressi nella gestione dei rifiuti e delle acque reflue, migliora la qualità dell’aria

Il concetto di rifiuto fortunatamente sta cambiando e da scarto è sempre più concepito come risorsa. Tra tutti i capoluoghi è Trento a raggiungere la percentuale più alta di raccolta differenziata, ma gli aumenti più importanti nel periodo 2015-2019 si registrano a Catanzaro (+577%), Potenza (+215%) e Palermo che, pur essendo ancora al 17%, segna un aumento del 115% circa. Sul fronte delle acque reflue depurate si presenta una situazione di stabilità su valori ottimali, spesso vicini al 100% di conformità per quasi tutte le città monitorate e una tendenza al miglioramento per un numero significativo di Comuni. Certo le eccezioni non mancano: è critica la situazione di Palermo, con il 5% di acque reflue conformi nel 2018, e Catanzaro i cui depuratori nel 2018 risultavano entrambi non conformi. Migliora la qualità dell’aria, soprattutto per il particolato atmosferico e il biossido di azoto che, nel periodo 2013-2020, diminuiscono in molti dei capoluoghi monitorati. Altalenanti i valori dell’ozono, per il quale non si osservano trend significativi.

Perdite idriche, fragilità del territorio e consumo di suolo le criticità principali

Le inefficienze del sistema idrico sono ancora gravi, con perdite nella rete di distribuzione che nel 2018 in alcuni casi superano il 50%, come a Catanzaro (58%), Campobasso (57%) e Cagliari (55%). Napoli, Potenza, Trento, Palermo, Torino, Trieste e Roma registrano qualche miglioramento ma la generale tendenza all’aumento delle perdite è preoccupante: rispetto al 2012, nel 2018 a Firenze l’incremento è del 15%, a Perugia dell’11 e a Genova di quasi 10. Come spiega il rapporto del SNPA “le quantità ingenti di acqua che vengono disperse non raggiungendo gli utenti finali determinano lo spreco molto grave di una risorsa che il cambiamento climatico sta minacciando sempre più, con eventi siccitosi più frequenti, intensi e duraturi. Tali inefficienze compromettono quindi la resilienza delle realtà analizzate, minandone la capacità di fronteggiare i periodi di scarsità idrica e rendendo necessario, talvolta, il ricorso a misure di razionamento idrico”. Anche il consumo di suolo è generalmente in aumento, con valori più o meno elevati nel tempo, in particolare per i comuni di Aosta, Genova, Trento, Trieste, Bologna, Perugia, Ancona, L’Aquila, Campobasso. La fragilità del territorio, con popolazione residente in aree a medio rischio idraulico, sembra interessare quasi l’intero territorio nazionale. Con valori di rischio che variano dalle 191 persone di Potenza alle quasi 183 mila di Firenze. Aggravati, in diversi Comuni, dal fenomeno dei sinkholes, gli sprofondamenti improvvisi del terreno. Torino, Milano, Genova e Bologna, nel nord del paese, Roma e Perugia nel centro, Cagliari, Napoli, Bari e Palermo nel Sud hanno fatto registrare il numero più elevato di questi eventi nell’ultimo decennio. Ma è Roma, con una media di 100 eventi all’anno e un totale di oltre 1.000 eventi dal 2010 al primo semestre del 2021, ad aver conquistato il titolo di capitale delle voragini d’Italia e d’Europa.

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