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In arrivo quasi 4 miliardi di euro per ammodernare il settore idrico

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L’ammodernamento della gestione idrica e delle infrastrutture ha per il nostro Paese carattere di urgenza. I fondi in arrivo e il nuovo meccanismo di tariffazione potrebbero fare da volano per il cambiamento

Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini ha annunciato lo stanziamento di oltre 3,8 miliardi di euro per mettere in sicurezza le strutture idriche primarie del Paese e per ridurre le perdite d’acqua nella rete di distribuzione.

La sicurezza delle infrastrutture idriche

Nel dettaglio, il complesso degli investimenti sulle infrastrutture idriche primarie per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento ammonta a oltre 2,4 miliardi di euro, di cui 468 milioni provenienti dal Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020 e 2 miliardi provenienti dal Pnrr. Di questi, il 40% è destinato al Mezzogiorno ed è stato indirizzato su 124 interventi. I lavori, nel rispetto delle regole dettate dalla Commissione europea, dovranno essere aggiudicati entro il 30 settembre 2023 e completati entro il 31 marzo 2026. Il Ministero ha acquisito i progetti, che al momento sono in fase istruttoria. Mentre per i 468 milioni del Fsc sono in corso le verifiche per far sì che i lavori possano partire entro il 31 dicembre di quest’anno.

La riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione

Sul fronte della riduzione delle perdite di acqua nelle reti di distribuzione, invece, sono previsti interventi per una cifra poco inferiore a 1,4 miliardi di euro: 482 milioni dal programma europeo React Eu, attraverso il Piano Operativo Nazione (Pon) Infrastrutture e Reti e 900 milioni dal Pnrr, utilizzati anche per la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti. Anche in questo caso il 40% dei fondi del Pnrr sarà riservato al Sud e per l’assegnazione il Ministero delle infrastrutture ha emesso un avviso pubblico rivolto agli Enti di Governo d’Ambito presenti sul territorio nazionale. L’iniziativa ha il carattere di urgenza, considerato lo stato delle infrastrutture idriche in gran parte del Paese, principalmente nel Mezzogiorno, e il basso livello degli investimenti, soprattutto nell’ambito delle gestioni in house, come il “Blue Book” di Fondazione Utilitas ha recentemente messo in evidenza.

Raggiungendo l’efficienza, stesso servizio a costi inferiori di un quinto

Il servizio idrico si configura come un monopolio naturale, a causa degli alti costi fissi legati alla costruzione delle infrastrutture, in particolare delle reti acquedottistiche e fognarie. Il gestore del servizio deve fronteggiare una domanda fondamentalmente inelastica, perchè la quantità domandata non subisce variazioni al variare del prezzo, almeno nel breve periodo. La gestione idrica, inoltre, deve garantire tre obiettivi:

  • l’efficienza economica del servizio, al fine di ridurne i costi;
  • l’accesso alla risorsa, anche attraverso sussidi rivolti alle fasce più deboli della popolazione;
  • la sostenibilità ambientale, con il fine di preservare l’equilibrio del territorio e la riproducibilità della risorsa.

È sulla base di queste caratteristiche che il servizio idrico è regolamentato in modo particolarmente dettagliato. L’autorità di regolazione Arera ha recentemente introdotto un meccanismo inedito di tariffazione (nell’ambito del terzo periodo regolatorio 2020-2023) che punta tutto sull’efficienza e che potrebbe rappresentare il tanto atteso volano per l’ammodernamento del settore. L’analisi dell’efficienza dei gestori italiani, secondo i canoni di Arera, restituisce infatti margini di miglioramento importanti. Secondo uno studio di Ref Ricerche, la distanza media nazionale dalla frontiera dell’efficienza si attesta attorno al 20%. Come dire: si potrebbe ottenere lo stesso risultato in termini di quantità e qualità del servizio, con un livello dei costi inferiore di circa un quinto. Ref Ricerche ricorda che ciò che serve è proprio l’efficienza, poiché solo questa può portare benefici per tutti, in una logica win-win. Ne beneficerebbero gli utenti, con un servizio migliore (a costi invariati se non in diminuzione); i gestori godrebbero di nuovi investimenti e persino di consolidamenti azionari; infine, sprechi minori andrebbero a beneficio dell’ambiente. In sostanza, secondo gli analisti di Ref, l’efficienza è la vera chiave di volta per la transizione ecologica del settore idrico in un’ottica di ammodernamento e innovazione.

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