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Siccità in Italia: prospettive per il 2024

Siccità in Italia: un vasto terreno arido
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Siamo in aprile e, inevitabilmente, la bella stagione sta avvicinandosi a grandi passi. Quest’anno, così come negli ultimi peraltro, sembra però essere già qui. Fa specie parlare di estate a questo punto dell’anno. Da una parte, perché ancora mancano due mesi abbondanti al suo inizio ufficiale (20 giugno), dall’altra perché, di fatto, una vera stagione invernale non c’è mai stata, su ampie porzioni dello Stivale. Con una situazione di questo tipo, è inevitabile pensare ai problemi a essa connessi. Su tutti, abbiamo quello della siccità, con la quale alcune regioni del Centro e Sud Italia stanno già facendo i conti.

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Siccità in Italia: il caso sardo

Il 12 gennaio scorso, in un periodo non certo tipicamente estivo, la regione Sardegna autorizzò il Consorzio di Bonifica a vietare l’utilizzo dell’acqua per uso irriguo in tutti e tre i subcomprensori di sua competenza. Di fatto, l’intera Sardegna centrale viveva da settimane un caldo anomalo ed era all’asciutto da mesi. Ciò ha comportato la necessità di prendere una simile decisione. Con l’arrivo della primavera, la situazione è leggermente migliorata, poiché la nuova stagione ha portato con sé alcune precipitazioni, ma le previsioni per l’estate restano piuttosto negative.

Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna, ha rilasciato una dichiarazione preoccupata, sebbene molto esplicativa, alla stampa locale, due mesi fa:

“È necessario dichiarare lo stato di calamità naturale in quelle zone che stanno soffrendo maggiormente il problema della siccità. La questione sta portando a ripercussioni sul sistema agropastorale isolano e a rischi sul sistema irriguo per i prossimi mesi.”

Visto il clima assolutamente atipico, la richiesta d’acqua è stata considerevolmente superiore al consueto, durante i mesi invernali. Gli invasi sono in profonda sofferenza e hanno raggiunto un debito idrico di ben 380 milioni di metri cubi rispetto alla loro media per il periodo. Dal momento che si parla di inverno pieno, la situazione è piuttosto grave. In questa stagione, infatti, le scorte idriche dovrebbero recuperare i loro stock per poter far fronte alla stagione primaverile e, soprattutto, a quella estiva che, sull’isola, può essere particolarmente torrida e asciutta.

Stato di calamità naturale in Sicilia

Da un’isola all’altra, la situazione non migliora. In Sicilia, ben 39 comuni hanno dovuto razionare l’acqua, durante lo scorso inverno. Rispetto a medie recenti, sono circa 54 milioni e mezzo i metri cubi di fluido mancanti all’appello. Pur in una zona come questa, abituata a far di necessità virtu, è un debito considerevole. Renato Schifani, presidente della giunta regionale, ha dichiarato all’inizio di febbraio lo stato di calamità naturale sull’intero territorio siciliano, a causa della siccità.

Siccità in Italia: un uomo cammina su un terreno desertificato dalla siccità
Le isole e il Sud sono in profondo debito idrico

Sud in profonda sofferenza

Come si evince da questi due eclatanti casi, è il Meridione ad affrontare la situazione più severa. Come spiega la responsabile dell’osservatorio siccità del CNR, Ramona Magno:

“Dalle analisi che abbiamo condotto risulta che, attualmente, le aree in Italia con più problemi di siccità sono quelle del Sud. In particolare le Isole. Dalle mappe vediamo chiaramente come, in alcune zone di Sicilia e Sardegna, ma anche Calabria, Puglia e Basilicata, da mesi le precipitazioni sono nettamente sotto la media. Il fatto di aver avuto temperature sempre elevate, ha particolarmente inciso e aggravato lo stato delle riserve idriche superficiali, che soffrono, oltre al deficit di precipitazioni, anche di un’elevata evapotraspirazione.”

Siccità in Italia: poca neve al Nord

Il mese di marzo ha parzialmente riassorbito il problema sottolineato in questo paragrafo. Quando il calendario aveva indicato la vicinanza del momento in cui iniziare a svestirsi, ecco il colpo di coda della brutta stagione: copiose nevicate sull’arco alpino. Ciò ha permesso a vacanzieri e attività locali di prolungare la stagione della neve ma ha anche comportato un rimpimguamento degli specchi d’acqua settentrionali. Secondo lo Standardized Precipitation Index (SPI), che è tra gli indicatori più popolari per misurare la siccità a livello internazionale, la regione Piemonte è al limite delle condizioni di normalità, a un passo da quelle di siccità moderata. Le risorse superficiali stoccate a fine gennaio sono più basse del 25% rispetto alla media.

“Negli ultimi due anni, alcune aree del Nord Italia registrano un deficit importante delle precipitazioni. Come ad esempio alcune zone di Piemonte e Veneto.”

Aggiunge Magno. La neve rappresenta una riserva idrica a rilascio graduale ed è importantissima per riuscire ad affrontare bene l’intera estate. Essa deve avere modo di accumularsi nel corso dei mesi autunnali, invernali e primaverili. Difficilmente poche nevicate, seppure intense e concentrate, possono colmare il deficit.

Prospettive future

Per quanto riguarda il resto del 2024 o, perlomeno, la sua parte centrale, caratterizzata dalla bella stagione, le prospettive appaiono preoccupanti, come spiega ancora l’esperta di siccità, Ramona Magno:

“La maggior parte dei centri europei, in termini di previsione a medio e lungo termine, dice che nel trimestre marzo-aprile-maggio avremo temperature ancora sopra la media. Per quanto riguarda invece le precipitazioni, abbiamo previsioni per marzo leggermente superiori al Nord Italia, mentre ad aprile e maggio torneranno sotto la media nella zona mediterranea centro-orientale. Un fatto negativo per i settori dell’agricoltura e dell’allevamento, che vedranno cominciare la stagione primaverile già in forte deficit idrico.”

Secondo il professor Maurizio Maugeri, docente di fisica per il sistema Terra all’Università Statale di Milano, occorre prestare attenzione agli andamenti di lungo periodo:

“Stiamo assistendo a un calo dell’innevamento sulle Alpi italiane: a causa delle sempre più alte temperature, le precipitazioni che prima erano nevose oggi sono liquide. La quota della neve è ormai sopra i 1.500 metri e questo fa sì che l’innevamento rimanga confinato solo alle zone più alte.”

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Mattia Mezzetti

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