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Economia circolare e rigenerativa: la chiave per il nostro futuro

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Crisi climatica, inquinamento e esaurimento delle risorse: il modello di economia lineare che abbiamo seguito fino ad oggi non è più sostenibile. Occorre implementare sistemi di produzione, consumo e gestione basati su un uso efficiente e circolare delle risorse, secondo un approccio rigenerativo.

Il nostro attuale sistema economico può essere considerato una “economia lineare“, costruita su un modello di estrazione di materie prime dalla natura, trasformazione in prodotti, utilizzo e successivo scarto come rifiuti. Questo modello economico ha un impatto significativo sull’ambiente e contribuisce alle crisi del clima, della biodiversità e dell’inquinamento: l’economia lineare basata sulla logica “prendere-usare-gettare” è dispendiosa, estrattiva, antieconomica e responsabile in larga misura del cambiamento climatico e dell’esaurimento delle risorse. Non preserviamo in maniera adeguata, né usiamo in maniera efficiente le risorse naturali sulle quali si fonda la nostra qualità di vita: acqua, suolo, aria, biorisorse, risorse minerarie.

Consumo di materie prime: ci serviranno tre pianeti entro il 2050

Negli ultimi due decenni, il consumo di materie prime è aumentato di oltre l’85% a livello globale, oltrepassando i 100 miliardi di tonnellate nel 2021. Una crescita che non dipende solo dall’incremento della popolazione mondiale, ma soprattutto dal nostro attuale modello di produzione e consumo, come si evince dall’aumento del consumo pro-capite. Il Global Footprint Network è una organizzazione che misura l’impronta ecologica associata al nostro stile di vita: le sue stime mostrano che stiamo già utilizzando molte più risorse naturali di quante siano disponibili. Sulla base di una metodologia scientifica e parametri prefissati, ogni anno calcola la data in cui esauriamo le risorse che la Terra genera in un anno. A partire da quel giorno, detto Overshoot day, i nostri consumi sono a valere sulle riserve (che non sono infinite), a discapito delle generazioni future. Nel 2023 il mondo ha consumato lo scorso 28 giugno tutto ciò che gli ecosistemi possono rigenerare in un anno e quindi tutto ciò che sarebbe stato disponibile nel corso dell’anno. In Italia l’Overshoot day era arrivato anche prima, il 15 maggio. Nel corso degli anni questa data tende ad essere sempre più anticipata, confermando la crescente competizione per l’accesso alle risorse da cui dipendiamo e il rapido allontanamento dall’equilibrio ecologico del nostro pianeta, evidenziando la necessità di interventi urgenti per invertire questa tendenza. Con questo andamento, avremo bisogno di tre pianeti entro il 2050.

Il consumo delle risorse è abbinato anche ad un aumento del consumo di suolo, con la conseguente perdita dei servizi ecosistemici che un suolo sano è in grado di offrire, come la capacità di combattere la desertificazione, di ripristinare i terreni degradati, di mitigare la siccità e le inondazioni. Il consumo di suolo in Italia ha superato nel 2021 la soglia dei 2 mq al secondo, sfiorando i 70 kmq di nuove coperture artificiali in un anno e causando la scomparsa irreversibile di aree naturali e agricole, preziose per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto. Le conseguenze non sono solo ambientali, ma anche economiche: la crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 15 anni ha comportato nel nostro Paese costi indiretti per circa 8 miliardi di euro l’anno.

Economia circolare e rigenerativa: quali sono i vantaggi

Per un futuro più sostenibile occorre ripensare l’attuale paradigma economico e implementare sistemi di produzione, consumo e gestione delle risorse basati su un uso più efficiente e circolare delle risorse, secondo un approccio collaborativo e rigenerativo. La transizione ad un’economia circolare e rigenerativa può stimolare la crescita e generare posti di lavoro, consente di ideare soluzioni nuove e creative lungo tutta la catena del valore, di risparmiare risorse ed energia, con benefici per l’ambiente e l’integrazione sociale. Oltre a creare un contesto favorevole allo sviluppo di innovazioni e consentire vantaggi economici e di competitività alle imprese, l’economia circolare è essenziale per combattere il cambiamento climatico. Attualmente, l’estrazione e l’utilizzo di materiali rappresentano il 70% delle emissioni globali di gas serra. Il Global Circularity Gap Report 2023, ha valutato che l’economia globale è ora circolare solo per il 7,2% ed ha evidenziato che un uso circolare dei materiali massimizzerebbe i benefici per le persone e ridurrebbe al minimo la pressione su cambiamento climatico, perdita di biodiversità, inquinamento chimico, cicli di azoto e fosforo, e potrebbe ridurre di circa un terzo la necessità globale di estrazione di materiali.

Passare a modelli di consumo e produzione più sostenibili e rigenerativi può ridurre in modo significativo le emissioni, soprattutto nei settori ad alto impatto come l’industria, l’edilizia e l’agricoltura. Gli studi ci mostrano che, attraverso un uso efficiente e circolare di quattro materiali industriali chiave (cemento, acciaio, plastica e alluminio), si possono ridurre le emissioni globali di gas serra del 40% entro il 2050. Approcci circolari all’interno del sistema alimentare, consentirebbero inoltre di ottenere fino al 49% di riduzione delle emissioni globali di gas serra.

Transizione ecologica: la simbiosi industriale è uno strumento fondamentale

La chiave per la transizione è l’innovazione. Occorre implementare tutte quelle tecnologie, strumenti e metodologie sviluppate per integrare i disciplinari di produzione con le migliori pratiche di gestione ambientale al fine di ottimizzare le filiere in termini di riduzione dei consumi idrici e di materie prime, di miglioramento dell’efficienza energetica, di riduzione dei rifiuti prodotti, delle emissioni climalteranti e di perdita di biodiversità.

Eco-innovazione di prodotto, di processo e di sistema sono strumenti necessari per un modello produttivo circolare e rigenerativo e per un sistema di uso/consumo caratterizzato dall’estensione della vita dei prodotti, dal riuso di componenti e da sistemi di riciclo in grado di garantire elevati standard di qualità di materiali e prodotti riciclati. Fondamentale la progettazione dei prodotti finalizzata alla durabilità, riparabilità e riciclabilità dei prodotti e alla sostituzione di sostanze pericolose e materie prime critiche.

Progetti innovativi per l’economia circolare riguardano anche lo sviluppo di nuovi modelli di eco-business, approcci collaborativi tra aziende dissimili e nuovi modelli di lavoro (es. smart working) e di consumo (sharing economy, pay for service, etc.). Tra gli strumenti più potenti di innovazione in supporto alla transizione, la simbiosi industriale gioca un ruolo fondamentale. Questa può essere definita come un sistema integrato per condividere risorse (materiali, energia, acqua, sottoprodotti, scarti, servizi, competenze, strumenti, database, ecc.) secondo un approccio di tipo collaborativo in cui l’output di un’azienda può essere utilizzato come input da un’altra azienda nell’ambito del suo processo di produzione. La simbiosi industriale rappresenta una strategia di ottimizzazione dell’uso delle risorse che coinvolge le industrie di un territorio, al fine di generare vantaggi competitivi per le imprese: l’applicazione dei principi della simbiosi industriale consente alle aziende di utilizzare in modo più efficace flussi di materiali, energia, acqua e altre attività, conseguendo una maggiore produttività complessiva e generando opportunità per le imprese, per le aree e i distretti industriali, per lo sviluppo locale e per la valorizzazione delle risorse.

Sviluppo urbano sostenibile attraverso le nature based solutions e la rigenerazione urbana

Grandi protagoniste della transizione sono anche le città, che si stanno rapidamente trasformando. Attualmente, oltre il 54% della popolazione mondiale vive in aree urbane, ma entro il 2030 tale percentuale salirà al 70%, con un impatto senza precedenti sulle infrastrutture e sulle risorse esistenti. È fondamentale ripensare lo sviluppo urbano secondo approcci più sostenibili e più a misura d’uomo, contrastando il frenetico ed indiscriminato ricorso al consumo di suolo edificabile e facendo ricorso a soluzioni innovative basate sull’utilizzo della natura (nature based solutions, come ad esempio le infrastrutture verdi), per realizzare un ambiente più resiliente e per un uso più efficiente delle risorse, a partire dall’acqua.

In contrasto al crescente consumo di suolo, occorre implementare iniziative di rigenerazione urbana intesa come insieme di azioni volte al recupero e alla riqualificazione di uno spazio urbano, con interventi di recupero a livello di infrastrutture e servizi, limitando il consumo di territorio a tutela della sostenibilità ambientale. La rigenerazione avviene anche attraverso la bonifica, il recupero e la ri-funzionalizzazione di siti industriali contaminati e delle zone edificate in disuso, secondo un approccio alla sostenibilità partecipato e sistemico. In tal senso, le opere di bonifica e riqualificazione sono intese come strumento principale di rigenerazione e misura di prevenzione nel consumo del suolo. In un approccio olistico, la rigenerazione urbana rappresenta un’ottima occasione per promuovere politiche di partecipazione sociale, incentivando l’occupazione e l’imprenditoria locale. È anche occasione per dare alle città non solo un aspetto nuovo, attraverso un rilancio dell’immagine territoriale, ma anche un motivo di rilancio dal punto di vista culturale, economico e sociale basato sui principi della sostenibilità. Rigenerare permette alla comunità di riappropriarsi e di rivivere nuovamente gli spazi rigenerati, con evidenti miglioramenti nella qualità della vita e nella sfera sociale, economica e ambientale.

La Piattaforma italiana degli attori per l’economia circolare: uno strumento per diffondere le buone pratiche

In conclusione, un mondo più circolare e rigenerativo è possibile ed è il nostro futuro, ma la transizione non è semplice. Sono necessari profondi cambiamenti a livello di politiche e modelli di produzione e consumo, che debbono vedere coinvolti il sistema industriale e il tessuto sociale e che siano basati sulla valorizzazione del capitale economico, naturale e sociale. Trattandosi di una rivoluzione del modello economico, esiste l’esigenza di un supporto di sistema e sono necessarie diverse tipologie di strumenti: tecnologici, normativi, finanziari, di misurazione, formazione e informazione. È importante il coinvolgimento di attori da diversi settori, promuovendo il dialogo, il confronto intersettoriale e la diffusione delle buone pratiche.

A tal riguardo esistono numerose iniziative, tra cui la Piattaforma Italiana degli attori per l’economia circolare (Italian Circular Economy Stakeholder Platform www.icesp.it), coordinata da ENEA, con oltre 170 membri e 800 esperti da circa 300 organizzazioni partecipanti ai Gruppi di Lavoro, che nasce per far convergere iniziative, condividere esperienze, evidenziare criticità e indicare prospettive al fine di rappresentare in Europa le specificità italiane in tema di economia circolare e di promuovere l’economia circolare raccogliendo le buone pratiche esistenti (database ICESP). La Piattaforma ha individuato una serie di priorità nazionali in termini di azioni, misure e strumenti:

  • iniziative di eco-progettazione;
  • investimenti in innovazione;
  • riconversione dei processi produttivi;
  • nuovi impianti;
  • incentivi per le materie prime secondarie;
  • strumenti per la misurazione della circolarità;
  • iniziative di formazione;
  • informazione e coinvolgimento della cittadinanza;
  • fondamentali risultano inoltre gli strumenti di governance, sia per la gestione delle città e del territorio, che a livello centrale.

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