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Una delegazione Onu in Veneto per la vicenda Pfas

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L’annuncio arriva dal gruppo Facebook delle Mamme NoPfas. La vicenda della contaminazione da Pfas in Veneto assume rilievo internazionale e cerca risposte, non solo in tribunale.

“Nella prima decade di dicembre arriverà una missione speciale delle Nazioni Unite, guidata dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani, grazie al nostro lavoro sul campo e alle relazioni intessute in questi anni. È la prima volta che accade un fatto del genere. Qui, in Veneto”. Con questo annuncio pubblicato sulla loro pagina Facebook, il movimento delle Mamme NoPfas comunica il prossimo arrivo dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che arriverà in Veneto per indagare la questione legata alla contaminazione da Pfas. Non si tratta di un passo formale, è bene precisarlo, ma l’interesse dell’organizzazione internazionale è un indubbio successo per l’associazione nata nel 2017 in provincia di Vicenza. Perché mai era capitato in precedenza che una delegazione delle Nazioni Unite andasse in visita a un comitato di cittadini.

Inquinamento pericoloso

La mobilitazione delle mamme ha preso il via quando si è scoperto che la falda acquifera dalla quale attingono gli acquedotti di una trentina di Comuni delle province di Padova, Verona e Vicenza registrava alte concentrazioni di Pfas. Le sostanze perfluoroalchiliche, o acidi perfluoroacrilici, sono una famiglia di composti chimici usati dagli anni Cinquanta soprattutto nella conciatura del pellame, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, nel rivestimento delle padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico, per la loro resistenza al calore e l’impermeabilità all’acqua e ai grassi. La loro resistenza ai processi di degradazione fa sì che persistano nell’ambiente e negli organismi viventi dove, in alte concentrazioni, interferiscono con il sistema endocrino, compromettendo crescita e fertilità, con il rischio di causare tumori. Se non smaltiti correttamente nell’ambiente, i Pfas penetrano facilmente nelle falde acquifere e da qui raggiungono i campi, contaminando i prodotti agricoli ed entrando nella catena alimentare.

Il processo Miteni

Presso la Corte d’Assise di Vicenza è in corso il processo Miteni, l’azienda di Trissino (Vicenza) a cui vengono imputati una serie di reati che ruotano intorno allo sversamento incontrollato di Pfas, che dal 2000 avrebbero inquinato le acque bevute dai cittadini o utilizzate in agricoltura. Sono quasi 200 le parti civili, tra cui Ministeri, Regione Veneto, Province e Comuni, associazioni ambientaliste, ma soprattutto tanti cittadini che chiedono di fare luce sulle responsabilità, in quello che appare come il processo per crimini ambientali più importante svoltosi in Italia. Mitsubishi corporation e Icig, che hanno detenuto la proprietà di Miteni negli ultimi anni di attività, sono state riconosciute responsabili civili. Dunque, saranno chiamate a rispondere dell’eventuale risarcimento danni nei confronti delle parti civili. Compresi quelli chiesti dalle quattro società di servizi idrici che si occupano di portare l’acqua agli oltre 300mila residenti delle province colpite dalla contaminazione, che hanno investito oltre 90 milioni di euro per lavori all’acquedotto che consentissero l’approvvigionamento di acqua pulita.

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